venerdì 26 febbraio 2021

dai giornali di genova - È l’utilizzo del Recovery Fund la terapia per il futuro dell’Ilva


Si profila l’aiuto del Recovery Fund per portare il gruppo siderurgico ex Ilva fuori dall’intricata situazione innescata dalla necessità di salvaguardare l’occupazione di ventimila persone e al tempo stesso tutelare l’ambiente e la salute di chi vive a Taranto e lavora nell’acciaieria pugliese. Un intreccio tra le esigenze sindacali e i provvedimenti della magistratura ordinaria e amministrativa della Puglia che rischia di mettere a repentaglio l’accordo sottoscritto il 10 dicembre scorso tra Invitalia e ArcelorMittal per costituire una nuova società programmata, al fine di rilevare gli stabilimenti siderurgici da Ilva in amministrazione straordinaria e con presenza e controllo dello Stato nella costituenda nuova società.

Al momento tutto è in stand by perché è cambiato il Governo, e i nuovi ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e del lavoro vogliono rendersi conto della situazione ma, soprattutto, perché il TAR di Lecce ha ordinato la chiusura entro due mesi dell’area a caldo di Taranto che inquina. È il reparto in cui i minerali diventano acciaio e poi lamiera grezza della quale si approvvigiona anche lo stabilimento di Novi che è specializzato nella lavorazione a freddo, raffina ed elettrozinca la lamiera. Ecco i motivi per cui l’attuale impasse dell’acciaieria Ilva di Taranto incide e preoccupa anche i 652 lavoratori dello stabilimento di Novi che se non ha la materia prima da lavorare dovrà fermarsi.

Provano a sfruttare ogni minuto dei due mesi di tempo concessi dal TAR di Lecce prima della chiusura dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, i ministri Giancarlo Giorgetti (responsabile del dicastero dell’industria e dello sviluppo economico) e Andrea Orlando (neo ministro del lavoro). I due autorevoli esponenti del Governo Draghi, per cercare di sbloccare una situazione resa estremamente complicata dalla sentenza del TAR di Lecce che ha imposto la chiusura degli impianti a caldo dell’acciaieria di Taranto, stanno effettuando un rapido giro di consultazioni con i rappresentanti istituzionali e sindacali impegnati a cercare soluzioni per dare un futuro alla produzione di acciaio in Italia. Hanno iniziato il giro di consultazioni incontrando i commissari straordinari Ilva, Francesco Ardito, Antonio Lupo e Alessandro Danovi; poi i leader di CGIL, CISL e UIL, nella circostanza affiancati dai vertici dei sindacati dei metalmeccanici (FIOM, FIM e UILM); quindi l’amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, con il chief operations officer, Adolfo Buffo.

All’inizio della settimana i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico hanno incontrato il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e il Governatore della Puglia, Michele Emiliano che non nascondo la loro avversione nei confronti dell’Ilva sposando la tesi della popolazione locale che la considera industria inquinante e ne è preoccupata.

La tesi che sta emergendo valutando le misurate dichiarazioni dei ministri Giorgetti e Orlando dopo i vari incontri, è che negli esponenti del governo ci sia la convinzione che salvaguardia occupazionale e tutela dell’ambiente a Taranto possono coesistere perché con i fondi di Next Generation Eu si possono realizzare gli investimenti per attutire l'impatto ambientale del complesso siderurgico senza rinunciare a una produzione strategica per l’Italia. Il Next Generation Eu è lo strumento di ripresa temporaneo da 750 miliardi di euro che consentirà alla Commissione Europea di ottenere fondi sul mercato dei capitali.

Anche le risorse europee del Recovery Fund potrebbero essere utili per portare fuori dal problema inquinamento il gruppo siderurgico perché si tratta di finanziamenti che possono essere attinti dall’Italia dal piano di 750 miliardi di euro che Unione Europea reperisce attraverso l'emissione di debito garantito dalla stessa. I finanziamenti del Recovery Fund intendono favorire una politica green per portare il vecchio continenti fuori dalla crisi economica causata dalla pandemia. Per questo non ci sarebbero controindicazioni a utilizzarli per togliere al gruppo siderurgico ex Ilva la zavorra dell’inquinamento. Ma non c’è tempo da perdere e soluzione si deve trovare prima che diventi esecutiva l’ordinanza del TAR di Lecce e debba chiudere l’area a caldo dell’acciaieria di Taranto.

I lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Novi assistono da spettatori, preoccupati all’evolversi della vicenda che riguarda principalmente Taranto, ma potrebbe avere serie ripercussioni anche qui. I componenti della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento ex Ilva di Novi attendono la convocazione dell’‘incontro di sito’ che era in programma il 17 febbraio ed è saltato per effetto dell’ordinanza del TAR di Lecce. Indipendentemente dalle idee politiche di ogni lavoratore, da queste parti non sono affatto dispiaciute le dichiarazioni rilasciate dal Ministro Giancarlo Giorgetti a Taranto e rimbalzate a Novi: «Rispetto a un anno fa sono cambiate molte condizioni e si aprono gli spazi, anche grazie all'intervento dell'Europa, per poter affrontare e risolvere la vicenda Ilva tutelando la produzione strategica dell'acciaio in Italia con le garanzie per i lavoratori e la tutela dell'ambiente ».

È la soluzione del problema, bisogna trovare strumenti e percorso per arrivarci. Le parole sono confortanti, i fatti indispensabili.

I fondi europei intendono favorire una politica green per uscire dalla crisi economica. Quel che serve per salvaguardare ambiente, produzione ed evitare la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto.

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