Il prof. Draghi e la visione su Taranto

Mario Draghi presidente del Consiglio per navigare nell’Italia del covid. C’è la riserva ma non si hanno grossi dubbi sul suo sì. Magari i dubbi sui numeri che lo sosterranno.
Il prof.Draghi, curriculum di respiro internazionale, è stato chiamato a navigare nella tempesta delle emergenze evidenziate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: economica, sanitaria e

sociale. Capo dello Stato che, dopo il breve incarico esplorativo a Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati, non s’è lasciato attirare dalle sirene delle elezioni anticipate: era scontato, perchè in questo momento le urne avrebbero acuito – secondo il ragionamento di Mattarella – la crisi che avvolge il nostro Paese.

Ora, non entriamo nelle dinamiche della politica italiana: rischieremmo di cadere nella trappola di reazioni esagitate. Dinamiche, questo lo urliamo, che mascherano il teatrino perpetuo del fallimento sistematico della politica. Perchè, diciamola tutta, i conflitti caratterizzano il modo di fare tutto nostro di governare il bene comune. L’incertezza è nel dna della nostra politica. Il che ci rende deboli da sempre agli occhi del mondo. E nella pancia del nostro vivere quotidiano.

Non parteggiamo per Draghi, così come per i suoi predecessori ed eventuali successori. Semmai, confidiamo in una visione – finalmente – che guardi al popolo, al cittadino comune, ai bisogni della gente. Oggi più che mai. Se Draghi sarà più bravo degli altri, chapeau.
Però, ci permettete qualche dubbio? Tanto un po’ tutti gli attori protagonisti difendono l’orticello. E allora, vorremmo farlo anche qui. Che c’azzecca con la nostra terra, con quel che raccontiamo – o tentiamo di fare – quotidianamente? Beh, innanzitutto Taranto – e più in generale la Puglia – perde un riferimento importante all’interno del Governo: il sen.Mario Turco, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nonchè delegato alla Programmazione economica e investimenti, nonchè ancora massimo riferimento del CIS. Insomma, una figura di grande importanza e al netto di quel che si possa pensare di lui: si poteva e si può essere di tutt’altra fede politica, ma è indubbio che avere qualcuno nelle stanze del potere è in ogni caso positivo, specialmente se qualche beneficio comincia ad arrivare da queste parti.
E adesso? Se è vero che qualcuno festeggia per il ruolo perso da Turco – specie a Bari, ma non solo… – è altrettanto vero che ora c’è da chiedersi quanti ritardi ancora dovrà accumulare questo territorio fintanto che per esempio il CIS sarà nuovamente operativo. Diciamo cavolate? No, perchè nonostante la crisi del Governo in questi mesi, il CIS ha proseguito nel suo percorso – sì, con tanti ostacoli – e quindi affrontato le questioni sul tavolo. É facile ora immaginare che il nuovo Governo – soprattutto chi prenderà il posto di Turco – vorrà dapprima capire come continuare e con quale visione: insomma, altro tempo e intanto le Istituzioni territoriali dovranno necessariamente capire che fare, salvi i progetti deliberati e quindi già operativi.
Per non parlare dell’intricata vicenda Ilva, apparentemente risolta con l’accordo da poco firmato da ArcelorMittal e Governo: pensiamo davvero che tutto sia risolto tanto in termini economici-occupazionali quanto in quelli ambientali? E con quale atteggiamento il prof.Draghi affronterà gli eventuali e probabilissimi conflitti?
Insomma, senza portarla troppo alla lunga, da qui alla scadenza naturale della legislatura (marzo 2023) le perplessità sul mutar delle cose verso i due mari ci sono. Non già per pregiudizi ma soltanto perchè anche oggettivamente i dossier sul tavolo vanno letti e studiati: avrà il tempo il nuovo governo per… non perderne troppo?