Qualche settimana fa l'Usb di Taranto ha inviato un documento al governo, al Presidente della Regione e al Sindaco di Taranto, con delle proposte sulla situazione degli operai in ArcelorMittal e cassintegrati in Ilva AS,di cui riportiamo sotto le parti principali, che chiedono, non il rientro al lavoro dei cassintegrati sia di Ilva che di AM, non salario e integrazione della cig al 100%, ma esodo volontario, incentivi ai licenziamenti, impiego dei cig in Lavori di pubblica utilità - invece che utilizzo dei lavori di bonifica dentro la fabbrica - una misera integrazione del 10% ai cassintegrati.
Riportiamo le considerazione di un operaio dello Slai cobas su questo documento:
"...non mi trova d'accordo la premessa, questo perché il tono mi pare quasi
arrendevole piuttosto che di incentivo al rientro dei lavoratori in
fabbrica, e questo non può avvenire ai tavoli istituzionali ma solo con
la lotta prolungata che è quello che deve fare un sindacato, sedersi ai
tavoli e contrattare non dovrebbe essere nel nostro modo di fare, non
siamo politici di professione; nessuno dice che sarà una passeggiata,
tutt'altro, ma ancora ricordo la vostra battaglia per il Mof dopo la
morte di Marsella alla fine di ottobre del 2012, siete riusciti ad
organizzare uno sciopero ad oltranza nonostante non foste ancora
presenti in fabbrica, certe esperienze non si dimenticano. Tornando alla
premessa ribadisco che ciò che avete scritto è in contrasto con la
possibilità di tornare a lavorare in fabbrica. Le fabbriche sono il
centro nevralgico della produzione, dunque della ricchezza, diminuire il
numero di lavoratori al suo interno ne depotenzia l'influenza e ne fa
ancor più carne da macello di quanto già non siano (o meglio, di quanto
già non siamo).
In seconda pagina si propone ai cassintegrati di prestare lavoro per pubblica utilità: no. Per due motivi:
1) si toglie possibilità di impiego ai disoccupati;
2)
si scrive di un impiego part-time di 12 ore settimanali per un
incremento percentuale del guadagno di soli 10 punti nel caso si
accettasse la proposta, questo vorrebbe dire lavorare per meno di 4 euro
ad ora per un 4° livello.
Inoltre, per il punto "incentivo
all'esodo" torno a ciò che ho scritto all'inizio, vale a dire la
rinuncia ad iniziative di lotta per accomodare le parti, oltretutto si
porta come giustificazione il risparmio che avrebbe lo Stato iniettando
ulteriore denaro per i licenziamenti volontari, questo non ci riguarda,
lo Stato non ha problemi quando deve trovare soldi per salvare banche o
per regalare cassintegrazione alle aziende che ne fanno richiesta, non
vedo per quale motivo dovremmo farci noi carico di tali preoccupazioni.
Detto questo dare 175.000 euro sarebbe discriminatorio verso chi ne ha
accettato precedentemente 100.000 per andare via".
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