martedì 9 febbraio 2021

Processo Ilva - Gli avvocati dei padroni usano anche il covid per bloccare le udienze - Ma continua la requisitoria del PM


Ad essere in malafede si può pensare che il covid è un buona scusa per mettere ancora freno al processo Ilva, o si può pensare che il covid "colpisce mirato".
Ieri, guarda caso, due avvocati dei principali imputati, uno, Perrone, legale di Fabio Riva e l'altro, Loreto, di Ilva AS, hanno cercato, presentando certificazione sulla loro positività al Covid, di far sospendere e rinviare le udienze almeno per tutto il tempo della quarantena. 
A queste si sono aggiunte anche le vibranti lamentele di tutti gli altri avvocati degli imputati che, a sostegno corale della richiesta di rinvio, hanno espresso grandi preoccupazioni per aver potuto prendere anche loro il covid e che quindi tutto doveva bloccarsi per consentire di farsi i tamponi.
La Corte d'Assise ha respinto entrambe le richieste, dicendo tra l'altro nell'ordinanza che i due avvocati avrebbero potuto benissimo nominare un loro sostituto, e alle proccupazioni che il covid aleggiava nell'aula delle udienze e che tutti potevano essere stati colpiti, rispondeva che ogni giorno l'aula e le strutture vengono sanificate. 
Ma, intanto, tutto questo, con il ritiro della Corte per l'ordinanza ha fatto perdere un'intera mattinata, e farà molto probabilmente slittare le date indicate nel calendario delle udienze
 
Andando a cose più serie, il PM Buccoliero sia ieri che questa mattina ha teso a dimostrare come i Riva abbiano negli anni truffato sugli interventi per frenare l'inquinamento, e come si siano attivati unicamente per quegli interventi che servivano per la produzione e il profitto.
Il PM ha parlato di soldi che i Riva, attraverso loro rappresentanti e consulenti, dichiarano di aver speso, 4miliardi, “mentre in realtà ne hanno speso solo 643 milioni e con interventi avviati mentre era in corso l'incidente probatorio"; “Ci sono opere che vengono dichiarate nel 2005 quando invece gli ordini sono del 2007”, casi in cui “prima si collauda e poi si fanno gli ordini, o si collaudava un impianto prima che lo stesso venisse ultimato”. Poi: "forni a calce messi in marcia nel 2007/2008 ma gli ordini sono del 2010"; così come "collaudi di macchine per la captazione effettuati addirittura dopo il sequestro degli impianti di luglio 2012.
“Ci sono interventi ancora in corso dopo il sequestro che si sarebbero completati forse nel 2016... come interventi che vanno avanti per 14 anni; o interventi dichiarati prima dell’arrivo dei progetti e dei materiali”.

Gli interventi effettivamente effettuati e nei tempi dovuti sono quelli che "riguardavano la produzione e l'efficienza degli impianti, come il rifacimento dei materiali refrattari spacciato come intervento ambientale, quando invece è una necessità tecnica dovuta all'usura degli stessi materiali"; o "l’installazione delle macchine bivalenti, per una spesa di 25 milioni di euro, spacciato per la riduzione dello spolverio quando queste macchine servono solo a prendere le materie prime dal parco minerali". “Anche il recuperatore di calore all’agglomerato è stato spacciato come intervento ambientale, mentre serve solo all’efficientamento di energia”; ecc.

A questi fatti si uniscono vere e proprie falsità, come il fatto che "l'azienda ha dichiarato di aver realizzato la copertura dei nastri rasportatori tra il 2005 eil 2011", quando ancora oggi non è completata. 

Il PM ha quindi detto che i consulenti di Ilva - sentiti come testi della difesa - "operano una descrizione tenendo conto delle carte dell'Ilva non della situazione reale".

Oggi, infine, è stata anche la volta dell'accusa a Lorenzo Liberti, passato da consulente per conto della Procura, a fare da sostenitore delle tesi di Riva circa in particolare l'assenza di responsabilità delle emissioni dell'Ilva nell'avvelenamento degli animali.

Nessun commento:

Posta un commento