giovedì 18 febbraio 2021

FORMAZIONE OPERAIA - PER IL CENTENARIO DEL PCI - LE 'TESI DI LIONE' - 2 - Un intervento

25 febbraio ore 16.30    

Seconda assemblea nazionale on line sul centenario 
della  fondazione del PCd'I 1921-2021
dal PC di Gramsci al nuovo partito proletario comunista rivoluzionario: il partito comunista  marxista-leninista-maoista

Non c'è vittoria, non c'è conquista senza un 
NUOVO partito comunista

Il valore attuale delle Tesi di Lione non è meramente storico, perché esse tracciano il quadro del Partito Comunista adatto alla realtà del nostro paese. Chiaramente in condizioni che sono molto cambiate rispetto all'epoca in cui quelle tesi sono state scritte, ma l'aspetto che va sottolineato non è tanto il cambiamento della situazione quanto le caratteristiche che le tesi di un partito comunista devono avere rispetto alla realtà del proprio Paese.
Gramsci nelle tesi sottolinea che le caratteristiche su cui concentrare la costruzione del partito sono innanzitutto relative alla scelta di classe. Su questo esiste tuttora una incomprensione. Il Partito Comunista ha ragion d'essere se esso è il partito di una classe specifica, della classe operaia. 

Il contrasto con Bordiga riguardò anche le caratteristiche che doveva avere il partito: la questione del programma del partito, quella della sua ideologia e i problemi di strategia e tattica.
Nelle Tesi Gramsci sottolinea come esse siano state scritte quando il fascismo ha completato in parte la sua ascesa e le tesi addebitano anche alla linea seguita dal Partito la vittoria del fascismo. Si scrive: “la sconfitta del proletariato è dovuta alle deficienze politico-organizzative, tattiche e strategiche del partito dei lavoratori e la vittoria del fascismo nel ‘22 deve essere considerata come la conseguenza della sconfitta toccata alle forze rivoluzionarie per loro e intrinseco difetto”. Questo è molto importante anche nelle circostanze attuali, in cui noi parliamo di affermazione a avanzata del moderno fascismo, per sottolineare che senza risolvere il problema dei limiti del movimento operaio, dei limiti dell’azione dei comunisti nella costruzione del loro Partito, il moderno fascismo non si potrà fermare ed esso andrà sempre avanti.

Nelle tesi, la costruzione del Partito Comunista come partito bolscevico è specificata in quattro aspetti:l’ideologia del partito, la forma dell’organizzazione e la sua compattezza, la capacità di funzionare a contatto con le masse, la capacità strategica e tattica. Le tesi affermano con chiarezza che la questione decisiva è l'ideologia del partito. Si scrive: “l’unità ideologica è l’elemento della forza del Partito e della sua capacità politica, è indispensabile per farlo diventare un partito bolscevico - oggi diremmo un partito autenticamente rivoluzionario - Base dell'unità e ideologica è la dottrina del marxismo-leninismo - oggi diremmo marxismo-leninismo-maoismo - inteso come la dottrina marxista adeguata ai problemi del periodo dell’imperialismo. È’ quindi da respingere una concezione che afferma che i fattori di coscienza e di maturità rivoluzionarie si possano realizzare nel partito senza che si siano realizzate in un vasto numero dei singoli che lo compongono”.
Questo è particolarmente importante per il movimento maoista oggi, perché nella costruzione dei partiti maoisti si sottolineano con forza i problemi dell’ideologia di riferimento ma si sottovaluta che essi devono essere patrimonio di ogni militante del Partito, e cioè che il Partito è un organo collettivo, non basato su una visione astratta del riferimento ideologico. Questa ideologia deve incarnarsi nella sua appropriazione da parte di ciascun militante, “in un vasto numero di singoli che lo compongono” si dice.
Ciò vale anche in termini autocritici rispetto al lavoro che abbiamo cercato di fare in questi anni, in cui evidentemente questo obiettivo non è stato raggiunto e ciò ha ostacolato anche il processo di costruzione della nostra organizzazione come partito comunista.

Altre questioni sono connesse alla lotta contro il bordighismo all'epoca. Anche se il bordighismo è un fenomeno specificatamente italiano, alcune delle sue concezioni sono evidentemente presenti sotto altra veste nel movimento comunista di altri paesi e, quando non combattute, tendono a ripresentarsi anche nella costruzione dei partiti nell’epoca attuale. 
Bordiga definiva il partito come un organo della classe operaia che si costituisce per sintesi di elementi eterogenei. Gramsci contrappone esplicitamente a questo il concetto che partito è una parte della classe operaia, il suo reparto d'avanguardia organizzato, e quindi combatte l’idea che basta che il partito abbia un riferimenti ideologico, che la sua direzione abbia i riferimenti ideologici e poi vari militanti del partito seguiranno questi riferimenti. Questo, indipendentemente dal fatto che il Partito sia parte della classe operaia, il reparto d'avanguardia organizzato. Certo lo stesso Gramsci sottolinea che all'inizio molto spesso gli operai in seno al partito sono pochi ma questo non deve inficiare la natura del partito e neanche la natura della sua azione. 
Altro elemento che oggi nel movimento è presente, noi diremmo di carattere bordighista, è quello criticato nelle tesi “la sua funzione non è quella di guidare in ogni momento la classe in relazione con la situazione oggettiva ma di elaborare dei quadri preparati a guidare le masse quando lo svolgimento della situazione le avrà portate al partito facendole accettare le posizioni programmatiche di principio da esso fissate”.
È evidente come questa visione del partito sia invece molto comune nelle formazioni che pure si definiscono marxiste-leniniste o MLM. Noi abbiamo contrapposto a questa, e in questo senso ci sentiamo coerenti con le tesi, la costrizione del partito nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse. Un partito comunista senza rapporti con le masse, che non si abbeveri continuamente al rapporto con le masse, alla direzione di queste e alla presenza nelle loro lotte - e qui non intendiamo le masse genericamente ma le masse proletarie, la classe operaia, il proletariato industriale - non può definirsi comunista. Tale partito può affermare in forme anche corrette e precise la sua ideologia ma non è il Partito Comunista come reparto d’avanguardia organizzato della classe operaia.
Altro elemento che nelle tesi viene particolarmente sottolineato, e che per noi è uno dei punti a cui nella costruzione del nostro partito in Italia, del partito comunista maoista, abbiamo sempre fatto riferimento in teoria e in pratica, è quello che nelle tesi viene definito in questi termini: “elemento dell’ideologia del partito è il grado di spirito internazionalista che è penetrato nelle sue file. Esso è di più che la solidarietà internazionale ma è la coscienza di appartenere all'internazionale comunista”. Può darsi, come oggi, che non ci sia una Internazionale Comunista ma ciò non significa che il partito non debba considerarsi un distaccamento del movimento comunista internazionale. Quindi, la sua attività ne deve essere impregnata. È stato detto spesso che i maoisti italiani rappresentati la nostra tendenza guardano di più alle questioni internazionali che nazionali. Questo non è vero. Ciò che è vero è lo sforzo costante che abbiamo fatto di cercare di costruire il partito come parte del movimento comunista internazionale, del movimento comunista storicamente determinato oggi; e non c'è bisogno di aspettare la fondazione di una Internazionale comunista per considerarsi tale, per riconoscere il movimento comunista esistente nel suo insieme, per noi il movimento comunista MLM. È questo che ha segnato la nostra internità al Movimento Rivoluzionario Internazionalista sin dalla sua fondazione e, anche oggi che è collassato come forma organizzata, consideriamo oggi centrale il fatto che la nostra azione serva alla costruzione di una nuova organizzazione internazionale del proletariato. Dirsi internazionalisti e non  lavorare per la costruzione di un'organizzazione internazionale è essere falsi internazionalisti. 
Il problema non è la contrapposizione tra internazionale e nazionale ma la comprensione che senza di ciò non si ha un autentico partito comunista.

L'affermazione contenuta nelle tesi di Lione che il partito comunista è il partito della classe operaia significa modellare la sua organizzazione alla classe operaia, riaffermare, come si fa nelle tesi, che la base del partito non possono che essere le cellule. Le cellule sono la forma organizzata nelle fabbriche e nei posti di lavoro che corrisponde meglio alla natura del Partito Comunista marxista-leninista-maoista. Senza le cellule sui posti di lavoro non si può parlare di un partito comunista che ha una sua base. Anche se in determinate fasi l'attività di propaganda e di formazione assumono un ruolo importante e quindi anche l'utilizzo dei circoli può essere adatto a questo scopo, nei circoli serve affermare che il loro lavoro non è per la permanenza della forma di circoli bensì per formare quadri in grado di costruire cellule del partito, perché senza cellule il partito è un organismo senza organi, ricadrebbe ancora in quella forma di partito idealistico, ideologicamente fondato ma non incarnato.
Le tesi sottolineano come il partito comunista non possa essere solo un partito di operai. Come si sa, anche nel nostro paese ci sono correnti che insistono sul concetto di ‘partito operaio’. Noi riconosciamo la necessità che il partito sia della classe operaia e che gli operai ne siano parte integrante ma questo non vuol dire che il partito debba essere solo un partito di operai. Si scrive: “la classe operaia e il suo partito non possono fare a meno degli intellettuali né posso ignorare il problema di raccogliere intorno a sé e guidare tutti gli elementi che per una via o per l'altra sono spinti contro il capitalismo”. È perciò chiaro che deve avere al suo interno una serie di avanguardie formatesi nei movimenti studenteschi, antifascisti, antimperialisti, nei movimenti di lotta sociale e politica. Questo non inficia il carattere del partito della classe operaia. La questione è la concezione base che lo guida e l'aspetto principale che ne caratterizza l’azione. Sempre affermando costantemente, e le tesi insistono su questo punto, che “è da respingere energicamente come controrivoluzionaria ogni concezione che faccia del partito una sintesi di elementi eterogenei invece di sostenere, senza concessione di sorta, che esso è una parte del proletariato, che il proletariato devi dargli l'impronta dell'organizzazione che gli è propria e che al proletariato deve essere garantita nel partito stesso una funzione direttiva”.
L'esperienza storica dei maoisti ha avuto sempre difficoltà nell'applicazione di questo problema. L'esperienza più avanzata in questo senso è stata quella di “Servire il popolo”, il Partito Comunista (m-l) che al di là di tutti gli errori e degenerazioni è certo che si batté perché gli operai avessero una funzione dirigente, consegnando agli operai la responsabilità dei comitati di partito, del giornale di partito e dell’insieme delle sue attività, non limitando il ruolo degli operai a essere avanguardie sul posto di lavoro o i più combattivi nel movimento sindacale, ma sforzandosi di trasformarli, spesso sottraendoli alla fabbrica, affinché l’intero partito fosse nella mani della classe operaia e le funzioni operative fossero nelle mani i operai. Una battaglia molto difficile che molto spesso ha avuto risultati negativi. Ma questa è l’unica battaglia che corrisponde organicamente alla concezione del partito espressa dalle tesi di Lione, che noi riprendiamo nella costruzione del partito MLM oggi.

A proposito della compattezza dell'organizzazione del partito, nelle tesi di Lione si sottolinea un elemento che, almeno la nostra interpretazione, ci sembra molto importante: “l'organizzazione deve essere centralizzata, diretta da un comitato centrale, non solo a parole ma nei fatti”. Questo è particolarmente importante perché la tendenza a formare comitati centrali sulla base dell’adesione ideologica non è sufficiente a caratterizzare un organismo dirigente. L'organismo dirigente non può che essere formato da compagni che abbiano dimostrato nella pratica di essere in grado di dirigere. Quindi, non è che si entra nel comitato centrale e lì si impara a dirigere, è attraverso il ruolo che si svolge quotidianamente che si accede al comitato centrale. Che si utilizzino o no sistemi elettivi, che sono a volte impossibili da utilizzare soprattutto quando il partito è ancora molto piccolo, le organizzazioni non sono ben strutturate e il sistema di funzionamento può essere condizionato dalle condizioni di legalità o illegalità, l’essenziale è che i quadri del CC siano quelli che hanno già dato prova nel lavoro, nell’esperienza, di legame con le masse, di essere in grado di svolgere un lavoro di direzione tra di esse. Abbiamo spesso detto che nel nostro partito non scegliamo noi chi debba avere un ruolo dirigente ma le masse, perché godono già di un primo riconoscimento che hanno avuto nel loro lavoro quotidiano a stretto contatto con le masse, nel quadro della costruzione del partito. Certo non basta  essere un buon dirigente del lavoro di massa per esser membro di un comitato centrale ma è sicuramente impossibile essere un buon dirigente di partito se non si ha alcuna esperienza di direzione della masse e della classe in particolare.
Per i maoisti, che nei paesi imperialisti sono impegnati nelle prime fasi della costruzione del partito, questo è un elemento discriminante. Osserviamo in altri paesi compagni maoisti, impegnati nel nostro stesso lavoro e a cui auguriamo il massimo risultato, ma restiamo estremamente preoccupati e in netto dissenso quando vediamo una boria ideologica di partito, una ostentazione del riferimento ideologico al MLM a cui non corrisponde una storia anche personale di compagni che hanno avuto a che fare con la lotta di classe. Noi diciamo: chi non ha mai organizzato né diretto neanche uno sciopero non potrà mai essere dirigente della lotta rivoluzionaria del proletariato. Questo nella fase della costituzione deve essere messo ben in rilievo, altrimenti si costruiscono dei falsi partiti, autoreferenziali e sicuramente non in grado di svolgere i compiti di costruzione della rivoluzione nel loro paese. In questo senso, l'esperienza che viene dai partiti comunisti nei paesi del terzo mondo è molto ricca ed è fonte a cui attingere.
Quanto al riferimento ideologico, noi non lo facciamo discendere solo dall’adesione a un pensiero ma anche dalla storia concreta del movimento comunista in Italia che ha già avuto una ricca esperienza nella costruzione del partito che, a partire dalla tesi di Lione, è proseguita, si è incarnata in altre fasi della storia del movimento comunista ed è parte integrante del patrimonio teorico e ideologico su cui si deve basare la costruzione del partito comunista adatto ai nostri tempi.

Proseguendo, le tesi di Lione hanno il merito di entrare molto nello specifico. Nel quadro della lotta fra le due linee in corso con il bordighismo, non si limitano ad affermare delle frasi generiche, anche se corrette, ma guardano alle contraddizioni che si presentano nella loro applicazione. Circa il funzionamento dell’organizzazione del partito, nelle tesi si sottolinea: “è da combattere la tendenza a mantenere artificialmente ristretti i quadri. Essa porta alla passività e all’atrofia. Ogni iscritto deve essere politicamente attivo, capace di diffondere l’influenza del partito e tradurre quotidianamente in atto le direttive di esso, guidando una parte della massa lavoratrice”. Si torna al punto che avevamo affermato. Essere militanti del partito non può essere in nessun modo essere autoreferenziali, rispondere solo alla direzione, pensare solo a svolgere bene i propri compiti indipendentemente dall’essere “politicamente attivo, capace di diffondere l’influenza del partito e tradurre quotidianamente in atto le direttive di esso, guidando una parte della massa lavoratrice”. Dobbiamo dire che la tendenza che noi rappresentiamo, dal collettivo comunista di Agit/prop a Rossoperaio, a proletari comunisti - PCm, ha sempre avuto questa visione, anche se molto spesso non siamo riusciti a tradurla nella crescita dei quadri in questo senso. È’ una battaglia che con diversi compagni abbiamo perso, ed è in parte alla base del fatto che il nostro partito non sia riuscito a realizzare quella accumulazione di forze, quadri e militati in grado di rafforzarne l’influenza politica e la capacità di guida della massa lavoratrice. 
Le tesi di Lione ci ricordano che questa e una condicio sine qua non della costruzione del partito e che quindi la lotta ideologica, politica in seno all’organizzazione non può che svolgersi pienamente per realizzare questo compito.

Altro elemento sottolineato e l'utilizzazione di tutti i compagni in un lavoro pratico. La differenza fondamentale tra un gruppo e un partito è spesso quello che ogni compagno ha un compito, ogni compagno ha un lavoro pratico da svolgere che corrisponde ai bisogni della lotta di classe, della costruzione del partito nel proletariato e allo svolgimento della sua attività rivoluzionaria.
L’azione del partito come gruppo collettivo in cui non siano ben definiti i compiti che ciascun compagno svolge, e che spesso la forma dei circoli ha favorito, oggi deve essere superata, non solo per noi ma per tutte le forze che sono impegnate nel nostro paese nell’idea e progetto di dare vita a un nuovo partito comunista, attraverso il fatto che ogni compagno abbia un lavoro pratico, e quindi possa essere misurato non certo per l’adesione astratta al partito ma dall’insieme dei compiti che svolge. 
Altro elemento sottolineato è il funzionamento degli organi collegiali, degli organi del partito come un collettivo. Questo è molto complicato perché da un lato un partito comunista, e i MLM in questo non possono non essere da meno, si basa su una considerazione molto alta della direzione. La direzione reale di un partito comunista è rappresentata da un compagno che ha incarnato meglio degli altri il MLM, che abbia capacità di elaborazione, di guida e abbia costruito la sua storia attraverso la storia della costruzione del partito e del riconoscimento nella lotta di classe. Questa  elaborazione arriva a costruire un insieme di lezioni e contributi che ci possono far parlare dell'importanza della guida del partito, ma questo non deve soppiantare il funzionamento del partito che non può che essere basato su organi collegiali, e quindi il comitato centrale, le istanze del partito, non possono essere meri applicatori del pensiero della direzione ma devono essere degli organi che permettono la direzione collettiva del partito sul movimento e nella classe.
Su questo i maoisti hanno molto da farsi perdonare, perché costantemente il riconoscimento del pensiero di Mao Tse tung si è posto a scapito della costruzione di un partito che funzioni in forma collegiale e permetta effettivamente di diffondere la direzione invece che ridurla al massimo dirigente.

Nelle tesi di Lione si insiste sulla capacità dei compagni di “lavorare tra le masse, di essere continuamente presenti tra di esse, di essere in prima fila in tutte le lotte, di sapere in ogni occasione assumere e tenere la posizione che è propria dell'avanguardia del proletariato”. Tra tutti i criteri, quello che sottolineiamo oggi come decisivo per la costruzione dei partiti nei paesi imperialisti è sicuramente questo, perché solo attraverso la costruzione di un partito composto da questo tipo di compagni si riesce realmente a svolgere un ruolo di direzione, e il partito riesce ad essere effettivamente il reparto d'avanguardia organizzato della classe. Questo è indipendente dal tipo di strategie e di tattica che vanno applicate in un paese imperialista o in un paese oppresso dal imperialismo. Noi siamo partitari della guerra popolare, sostenitori che la guerra popolare ha un inizio e uno sviluppo, attraverso le sue fasi di difensiva strategica, equilibrio strategico, offensiva strategica, ma il punto è che non ci serve un partito che affermi tutto ciò senza essere composto da chi effettivamente, per la sua pratica quotidiana, sia in grado di trasformare tutto questo in una realtà concreta. Anzi la strategia della guerra popolare lo richiede in misura moltiplicata rispetto al passato, proprio perché la guerra popolare è guerra delle masse e quindi il suo carattere è dato dal fatto di riuscire a guidare e incorporare le masse nella guerra, nella sua forma esplicita che è la lotta armata.
Come si può pensare che un partito che non sia formato da quadri capaci di lavorare tra le masse e di guidarne la lotta possa guidarle in una guerra di popolo. Gramsci e le tesi di Lione ci insegnano che questa è una caratteristica che il partito comunista in Italia ha sempre cercato di avere e questa è anche la ragione per cui il partito comunista in Italia, quando è stato rivoluzionario, è stato un partito con forti basi di massa, e la stessa Resistenza lo ha dimostrato. Questa capacità ha distinto la Resistenza italiana al fascismo e al nazismo dalla Resistenza in altri paesi e le ha permesso di essere l'embrione di una guerra di popolo a cui riferirsi anche storicamente nella costruzione della strategia della guerra popolare in un paese imperialista come il nostro.

Infine, altra questione sottolineata nella parte strategia e tattica è quella del rapporto con gli organismi di massa. Da un lato, viene ribadito il principio che il partito dirige la classe operaia, dall’altro che questo principio non deve essere interpretato in forme meccaniche. “Noi affermiamo che la capacità di dirigere la classe è in relazione non al fatto che il partito si proclami l’organo rivoluzionario di essa ma al fatto che effettivamente riesca, come una parte della classe operaia, a collegarsi con tutte le sezioni della classe stessa, a imprimere alla classe operaia un movimento nella direzione desiderata e favorita dalla condizioni oggettive”.
A questo corrisponde che un Partito comunista ha bisogno di numerose organizzazioni di massa adatte a svolgere funzioni specifiche nella traduzione della politica del partito, nella capacità di includere in esso le avanguardie e nella capacità, anche attraverso gli organismi di massa, di dirigere la grande massa nella lotta rivoluzionaria, lungo la strategia della guerra popolare. Qui viene sottolineato che le organizzazioni di questo tipo, in cui il partito lavora o che costruisce, non possono però mai sostituire il partito comunista, che è l’organizzazione dell'avanguardia del proletariato. Quindi: “viene escluso ogni rapporto di subordinazione e di uguaglianza tra le organizzazioni di massa e il partito”. È un problema che anche noi abbiamo avuto nel nostro piccolo.
Abbiamo edificato lo Slai Cobas per il sindacato di classe, come corrente nel movimento sindacale di base e di classe nel nostro paese, abbiamo costruito, come organismo generato e portato avanti grazie allo straordinaria funzione delle nostre compagne delle compagne che si sono unite, il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, tra i giovani per alcuni anni molto significativa è stata l’esperienza di Red Block che a Palermo ha avuto dimensioni estese, di massa, sia in termini di influenza che di capacità d’azione. Tutto questo però ha portato spesso a considerare questi organismi quasi principali, hanno impegnato quasi tutte le nostre energie, quasi alla pari del partito.  
Ma le tesi di Lione ci insegnano che deve essere escluso ogni rapporto di uguaglianza tra le organizzazioni di massa e il partito, perché quando questo avviene non è il partito che dirige le masse attraverso le gli organismi generati ma sono gli organismi generati che annacquano la linea del partito, la settorializzano, rendono difficile la direzione complessiva come espressione dell’avanguardia della classe operaia sull’insieme del movimento.

Le tesi insistono molto sulla necessità della partecipazione “a tutte le lotte di carattere parziale, formulando e agitando rivendicazioni di immediato interesse per la classe operaia e gli strati sociali verso cui il partito lavora”. Così come considera importante rivendicare obiettivi e rivendicazioni che riguardino sia l’aspetto sindacale e sociale, sia l’aspetto politico. Di questo la pratica dei nostri organismi generati è stata spesso testimone, però è chiaro che un piano organico, capace di alimentare l'influenza del partito tra le masse, che si fondi sulle capacità di dirigere le battaglie parziali, va ancora sviluppato e deve andare di pari passo con la costruzione del partito. Ma il punto importante che le tesi di Lione segnalano è che “il partito lega ogni rivendicazione immediata all’obiettivo rivoluzionario, si serve di ogni lotta parziale per insegnare alle masse la necessità dell'azione generale e cerca che ogni nota di carattere limitato sia preparata e diretta così da poter condurre alla mobilitazione e unificazione delle forze proletarie in funzione dell'obiettivo rivoluzionario”. Spesso di questo non si tiene conto, anche chi come noi è abituato a essere presente e a dirigere lotte su rivendicazioni parziali sia sindacali sia in altri campi, vedi il MFPR e la sua battaglia per la piattaforma dello sciopero delle donne, deve mantenere fermo il principio che queste lotte sono in funzione della lotta per il potere della lotta rivoluzionaria, parte integrante dell'educazione delle masse alla partecipazione alla lotta rivoluzionaria, nella forma della guerra popolare, nei suoi strumenti essenziali, compreso quello necessario per una guerra popolare rivoluzionaria che è l'esercito, la forza combattente.
Da questo punto di vista le tesi di Lione non sono affatto vecchie, sono addirittura nuovissime per la realtà di un paese in cui il processo di annacquamento delle idee e delle posizioni dei comunisti è stato così profondo, come negli ultimi anni nel nostro paese. Cos'è un partito comunista come lavora e in che misura è il vero e unico rappresentante della classe e nucleo dirigente di tutte le lotte del popolo, sono concetti che si sono dispersi, annacquati, oscurati. Questo sicuramente ha contribuito all’affermazione nel movimento operaio e popolare di correnti che non vanno assolutamente nella direzione della rivoluzione ma si muovono secondo la logica per cui il movimento è tutto il fine è nulla, caratteristica delle formazioni democratiche e riformiste e dell'eterno avvitarsi su se stesso del movimento anarchico.

Un'altra parte delle tesi di Lione che va sottolineata è quella in cui viene sviluppata l’analisi approfondita della struttura sociale del nostro paese. Qui le differenza tra la situazione del ‘26 sono davvero profonde, ma, attenzione, il metodo utilizzato nell'analisi di classe, quello di fondare l’analisi dei movimenti, dell'azione politica della borghesia e delle sue diverse frazioni, i suoi diversi partiti sull'analisi di classe resta un metodo insuperato anche per condurne l’analisi nella società di oggi.
Un partito si può considerare fondato, in grado di agire nella realtà del proprio paese quando ha il possesso di un'analisi della struttura sociale ed economica di questo paese che gli permette di tracciare in maniera esatta e non generica quali sono le forze della rivoluzione, quali quelle della controrivoluzione. Quali sono le basi sociali dei governi, del potere economico e politico della classe dominante e quali sono le basi sociali del processo rivoluzionario. Su questo quelle tesi non sono state superate da successivi documenti nel campo del movimento comunista. 
Il filone espressosi anche dopo la degenerazione del partito comunista in partito revisionista, a partire dall’affermazione della via parlamentare e della via italiana al socialismo non hanno trovato nei tentativi di ricostruire il partito comunista nel nostro paese un livello, una qualità tale che abbiano titolo a porsi come tesi di riferimento. Questo è un compito incompiuto anche per le formazioni che hanno percorso il processo di ricostruzione del partito e in particolare il Pcd’I ml, fondato nel 1966, su cui c’è da riflettere; dal nostro punto di vista questa costituzione non segnò una tappa della riorganizzazione del partito comunista e la degenerazione di quasi tutto il suo gruppo dirigente nelle diverse forme di revisionismo sta lì a dimostrarlo.
Ma questa impresa non è riuscita neanche ai maoisti e alla formazione che più coerentemente ha cercato di applicare nel  nostro paese il MLM, gli insegnamenti della GRCP, Servire il popolo e il PCmlI. Questo non significa che tutto deve essere azzerato, molte lezioni, contenuti, elementi anche in questa esperienza sono assolutamente da riprendere per poter ricostruire il partito in Italia. 

Ma sicuramente ai comunisti occorre realizzare un documento del tipo delle Tesi di Lione per garantirsi un quadro programmatico ideologico, strategico che possa permettere a questo partito di candidarsi a Partito della classe operaia nell’epoca di oggi, dimostrando in teoria e nella pratica di esserlo.

 

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