mercoledì 10 febbraio 2021

Processo Ilva - Periti dell'Ilva/Riva/Governo tutti uniti per falsificare le carte

Anche oggi l'udienza è stata tutta occupata dalla requisitoria del PM Buccoliero. 

Se si pensa che sulla base del calendario iniziale delle udienze, oggi vi soveva essere l'intervento conclusico della Procura dopo che tutti e 4 i PM avevano parlato, si capisce che il calendario slitterà.

Oggi il PM ha continuato nella denuncia di come veniva fatte o non fatte le analisi delle emissioni, della diossina, Pcb all'interno dell'Ilva, per cui chi le doveva fare erano persone che facevano "i meri esecutori delle direttive ricevute da un dirigente, Gilberto. "Nello stabilimento - ha denunciato, riportando testimonianze fatte nelle udienze passate - regnava un clima di omertà. Se uno non ci stava poteva essere licenziato o subire pressione per dimettersi o veniva minacciato di essere trasferito sugli impianti (un po' come è successo nella palazzina Laf). Minacce per incutere timori e creare un clima di omertà, niente doveva uscire fuori, distruggendo anche l’orgoglio dei lavoratori".

A volte, i risultati delle analisi, se erano ritenuti troppo elevati, venivano rifatte le analisi, e ove confermate l'azienda disponeva di cambiare un parametro della formula matematica per farlo rientrare nelle compatibilità, per avere dati congrui. 

Altre volte il campione da analizzare era talmente compromesso che non si poteva procedere alle analisi. "Annicchiarico Vincenzo, dipendente dal 2004 al 200 dell’Ilva, addetto alle analisi chimiche, parlava di diluizione del campionamento, per farlo rientrare entro i limiti di legge".

Se i risultati non erano congrui si procedeva anche alla sostituzione dei campioni, e quello sostituito veniva poi distrutto. A volte arrivavano campioni visibilmente contaminati.

Tutto ciò che era scomodo veniva cestinato. 

Il Pm ha parlato ad un certo punto di "Scienza di plastica".

Non vi è stata nessuna certezza sui dati acquisiti dall’Arpa. L’Ilva costantemente ha violato i limiti di legge delle emissioni controllate. 

Quindi, il PM ha attaccato come false le giustificazioni dell'Ilva per cui non potevano adottare migliori tecnologie perchè ancora non erano state rese obbligatorie in Italia le Bat.

Erano anni che si conoscevano le Bat. E non importa se erano o no ancora obbligatorie, potevano essere già adottate ma non si è fatto perchè evidentemente avevano un costo che incideva sul profitto.

Ma anche il governo ha fatto la sua parte in questa maledetto andazzo. L’Aia 2011 è stata emanata ad agosto, e pur avendo a disposizione le migliori tecnologie, recepiva tutto quello che l’Ilva diceva, concedendo i limiti rispetto allo stato degli impianti, non imponendo nessuna altra tecnologia nuova.
Non c’è la violazione dell’Aia perché essa stessa era basata su una violazione di legge, ma c’è la violazione dei limiti europei.

Sull'udienza di ieri riportiamo il resoconto del "Giornale di Taranto": 

il pm Buccoliero nella requisitoria “le carte imbrogliate, la Corte presa in giro” “La volontà di imbrogliare le carte e di prendere in giro la Corte”. Ci sarebbe stato anche questo nelle consulenze di parte presentate nel processo sul disastro ambientale contestato all’Ilva dei Riva secondo il pm Mariano Buccoliero, giunto oggi al quinto giorno di requisitoria.
 “A gennaio 2012 - afferma il pm citando una consulenza di parte - si dichiara che non sono state accertate contaminazioni di diossina e furani di falda superficiale e così anche per la falda profonda. Certo - rileva il pm - ma perché non sono state cercate da Arpa. Se io non la cerco la diossina, io non la trovo”. “Tutti i campioni analizzati evidenziano PCB”, dice il pm a proposito di un altro grave inquinante,  che poi parla di “apirolio malamente gestito da Ilva”, apirolio contenuto nei trasformatori elettrici e anch’esso inquinante. Si sono poi fatti, nelle consulenze di parte, paragoni tra Ilva e inceneritori a proposito delle diossine, ma non è per niente la stessa cosa, secondo l’accusa. È come paragonare, dice il pm, “gli oceani con le pozzanghere”.
“Ci vogliono tanti e tanti inceneritori per raggiungere la dimensione di Ilva” afferma. “Tutto questo con la finalità di accreditare che la diossina presente a Taranto aveva provenienza eterogenea”sostiene ancora il magistrato. “In un’altra consulenza, quella di Musmarra, si rivedono i calcoli dei periti dei gip e si approda ad una conclusione diversa - ha sostenuto ancora il pm -. Si fa una media che non sta in cielo, nè in terra. Un’operazione che nessun chimico fa”. “Opera la media di tutti i campioni, mischiando patate e cipolle - ha proseguito il pm circa il ruolo di un consulente di parte -. Operazione senza alcun senso scientifico, senza nè capo, nè coda. Questo portava ad un abbattimento formidabile di furani. Il consulente dice - ha sostenuto ancora il pm contestandone le tesi - che così avevano fatto i periti del gip,  mentre questi, in realtà, avevano analizzato campione per campione”.
"In un caso, però, Musmarra si è trovato un solo campione, quindi non ha potuto fare la media - ha affermato ancora il pm circa il consulente - e per forza di cose ha dovuto fare quello che hanno fatto i periti. Che ci fa capire che i periti hanno fatto quello che chiunque altro avrebbe fatto nell’analisi dei congeneri”. Viste le ripetute accuse del pm ai consulenti di parte, un avvocato, Pasquale Annicchiarico,  è insorto e rivolgendosi al pm e alla Corte ha detto: “Sono stimati professionisti, il pm esponga le sue tesi ma non chiami imbroglioni le persone”. “Sto parlando di imbroglio processuale” ha replicato il pm. “In questa sede è consentito” ha poi chiuso la breve polemica il presidente della Corte, Stefania D’Errico, e Buccoliero ha ripreso la requisitoria.

Il pm ha poi parlato di “capolavoro di camuffamento” col consulente di parte che “fa fare ai periti quello che loro non avevano mai fatto. Mettendo così in bocca ai periti cose che non avevano mai detto e fatto”.

Nessun commento:

Posta un commento