stendiamo un velo pietoso sulla vicenda degli ex- cementir, oggi Cemitaly/Italcementi
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Buzzi Unicem ha preso il posto della cementir
La Buzzi Unicem chiude la sede ad Arquata, la protesta dei sindacati: “Violati gli accordi”
Venti posti di lavoro a rischio, ma l’azienda rassicura: fino marzo nessun licenziamento ma la cassa Covid-19
ARQUATA SCRIVIA. L’attività avrebbe dovuto continuare almeno
fino al 2024, in concomitanza con l’annunciata fine dei lavori del
Terzo valico. Invece, non avendo la Grande opera inciso sulla produzione
di cemento, la ex Cementir di Arquata Scrivia sarà chiusa e venti
lavoratori rischiano di finire a spasso.
L’annuncio è stato dato ieri 5 febbraio ai sindacati dalla
Buzzi Unicem di Casale, proprietaria della controllata Arquata Cementi,
titolare dell’impianto di macinazione. La fabbrica in pochi anni ha
cambiato tre volte proprietà: nel 2018 era stata ceduta dal gruppo
Caltagirone alla Italcementi-Heidelberg, già proprietaria del
cementificio a Novi Ligure. Nel 2019 l’impianto di Arquata era diventato
della Buzzi Unicem con il centro di macinazione di Borgo San Dalmazzo
(Cuneo) e di una cementeria a Firenze.
I muri dello stabilimento, invece, sono rimasti a
Italcementi-Heidelberg. La Buzzi Unicem ha fatto sapere di voler cessare
l’attività anche nello stabilimento di Greve in Toscana, «nel quadro
del processo di razionalizzazione e consolidamento della struttura
produttiva in corso da alcuni anni, e a seguito del perdurare della
scarsa attività del mercato delle costruzioni».
«Nonostante gli annunci di significativi investimenti e
stimoli pubblici destinati alle grandi opere infrastrutturali - prosegue
l’azienda - e più in generale all’edilizia, si rileva comunque un
mancato miglioramento dei volumi di vendita, anche in seguito
all’emergenza Covid-19. Il mercato nazionale- conclude - è passato da 47
milioni di tonnellate di produzione nel 2006 a 19 nel 2019, con una
chiusura del 2020 di circa 17 milioni di tonnellate».
L’azienda rassicura: non ci saranno licenziamenti
fino al 31 marzo, in base alla legge, e sarà utilizzata la cassa
integrazione Covid-19. Annuncia inoltre la volontà di
confrontarsi con i sindacati per «minimizzare l’impatto sul personale». I
sindacati edili Feneal Uil e Fillea Cgil parlano di «motivazioni di
carattere tecnico finanziario incomprensibili» e ricordano la battaglia
del 2017, quando la fabbrica venne occupata dai lavoratori per
protestare contro la chiusura annunciata dal gruppo Caltagirone.
Alla fine, la fabbrica venne salvata grazie a un accordo che
coinvolgeva la Cementir nel Terzo valico. Il Cociv si fece carico di
assumere alcuni lavoratori e l’azienda ottenne alcune commesse non
decisive per il futuro. «Gli accordi del 2017 - sostengono i sindacati -
prevedevano il mantenimento dell’impianto almeno fino alla fine dei
lavori del Terzo Valico. L’annuncio di oggi, in aperta violazione degli
accordi è inaccettabile oltre che sorprendente».
Nel decennio
scorso l’allora Cementir è stata condannata per i disagi causati dalle
sue emissioni agli abitanti delle case vicine.
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