Metalmeccanici: “un contratto farlocco da miseria”, questa è il commento sintetico di un operaio dopo le assemblee dei confederali alla Tenaris Dalmine in cui è stata illustrata l’ipotesi di accordo del Ccnl metalmeccanico che riguarda 1milione 600 mila lavoratori e che si è chiuso il 5 febbraio alla vigilia dell’insediamento del Governo Draghi.
Un contratto falso, ingannevole ma da smascherare di fronte alla propaganda inganna-lavoratori dei
sindacati confederali che ha avuto facile presa rispetto alla visione della realtà degli operai che è rovesciata (si preoccupano dei padroncini e non del loro continuo peggioramento dovuto all’aumento dello sfruttamento), senza memoria della loro forza e senza prospettiva per la mancanza di organizzazione e di coscienza di classe, ma che andrà inevitabilmente a scontrarsi con le condizioni materiali in cui si trovano nelle fabbriche.
Su questo basterebbe ricordare un dato che il 46% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera è rappresentato dalla sola industria metalmeccanica questo significa che se si fermano le fabbriche metalmeccaniche fermano tutto (l’esempio degli sciopero contro all’inizio della pandemia è li da vedere), e la paura del potenziale conflitto da parte di sindacati confederali servi dei padroni continua ad essere uno spettro che si aggira nelle fabbriche, come emerge dalle loro stesse dichiarazioni: “Un contratto importantissimo perché punta a far ripartire l’industria metalmeccanica premiando il valore del lavoro – sottolinea Ferdinando Uliano, segretario nazionale dei metalmeccanici Cisl. Un importante passo avanti per dare stabilità alle relazioni sindacali, in un contesto oggettivamente difficile: se non avessimo avuto il CCNL la situazione metalmeccanici sarebbe stata conflittuale e non certo utile alla ripresa che speriamo inizi a concretizzarsi…”
Un contratto all’insegna di un patto sociale utile ai padroni per poter continuare a fare profitti sulla pelle degli operai, in questa fase di crisi/pandemia, perchè questa è la realtà che si nascondedietro i toni trionfalistici e demagogici dei sindacalisti: “In queste condizioni questo è il massimo che si poteva fare etc..”
Quando invece i padroni utilizzano questa situazione di crisi aggravata dalla pandemia per uscirne più forti con ristrutturazioni che peggiorano le condizioni già pessime degli operai su salario, sicurezza, condizioni di lavoro “denunciate” ma non combattute dal populista di sinistra Landini che appena eletto segretario della Cgil dichiarò: «La stagione dei rinnovi contrattuali del 2109 deve affrontare, prima di tutto, la questione salariale. In Italia si continuano a pagare salari troppo bassi ai lavoratori»; così la Fondazione Di Vittorio della Cgil segnala il caso delle buste paga dal 2010 al 2017 "persi 1059 euro, crolla il potere d’acquisto: in sette anni persi mille euro".
"Il lavoro è una strage: 17mila morti negli ultimi dieci anni. Amnil: 1.133 morti sul lavoro solo nel 2018, oltre 600 mila infortuni. Raddoppio delle malattie professionali in 10 anni". Gli fa eco Landini (Cgil): «E' una strage. Si muore come 40 e 50 anni fa». E quindi?
Intanto il tasso di utilizzo degli impianti supera i livelli pre covid e la produzione nell’ultimo trimestre del 2020: il 63% delle aziende ha registrato un aumento, il 30,4% ha segnato livelli stabili, mentre solo il 6,6% ha dovuto fare il conto con un calo.
Come emerge nell’indagine dell’Ufficio Studi di Univa di Varese, ma non solo, visto che sono numerose le fabbriche che hanno fatto le corse per recuperare la produzione o che durante la trattativa dei metalmeccanici hanno fatto ricorso agli straordinari, come ad esempio la Same di Treviglio.
Nell’ultimo trimestre del 2020, è stata pari all’80,8%, un livello di lavoro che è rimasto praticamente invariato rispetto allo stesso periodo pre-Covid dell’anno scorso (80,6%), anzi leggermente superiore.
Addirittura si è arrivati al problema della «carenza di materie prime, per non parlare dell’aumento dei loro costi. Registriamo già linee di produzione che sul territorio si stanno fermando" – mette in guardia Berutti.
Sulla Riforma dell’inquadramento. Essa è figlia ccnl del 2016 dove viene istituita la Commissione paritetica Nazionale, questa commissione da Novembre 2017 a Luglio 2019 si è riunita in totale 8 volte prendendo esempio da accordi aziendali di alcune fabbriche tra le quali la Tenaris Dalmine che aveva inserito la cosiddetta "pagellina sistema di misurazione della professionalità" tra quella richiesta e quella espressa e che ora viene utilizzata ed è funzionale per il ricambio della forza lavoro, con nuovi operai forza lavoro formati e adeguati alle nuove organizzazioni del lavoro ed esigenze aziendali di “digitalizzazione”, “industria 4.0”, come conseguenza dei processi di ristrutturazione nella crisi.
Come ha dichiarato alla stampa Luca Nieri Fim Cisl Bergamo il 30 settembre 2020, mentre commentava i dati della situazione a Bergamo che con 3.703 aziende e 91.421 dipendenti coinvolti e con il 23,88% dei dipendenti sul totale in crisi è il primo dei territori più colpiti: ”I contratti di solidarietà potranno essere una soluzione che aiuterà a gestire le eventuali difficoltà di saturazione occupazionali, ma in prospettiva, dovranno essere la formazione e la riqualificazione della forza lavoro in uscita a rappresentare la svolta: è stato istituito un fondo che sfiora il miliardo e che permette di utilizzare giorni di ammortizzatori sociali come formazione e riqualificazione per nuove competenze che il mercato richiederà con le prossime evoluzioni.”
Dichiarazione che fa il paio con quella di marzo 2021 dopo il CCNL : ”formazione continua, che serve oltre che a garantire il futuro a guardare verso il futuro e punta a far crescere competenze e professionalità, oltre alla competitività delle aziende”.
Quindi un investimento per i padroni come definito da Dal Poz, Federmeccanica: “il nuovo contratto dota le imprese di uno strumento di crescita... Il vecchio impianto era un modello pensato in epoca di fabbrica fordista e creato all’interno di un contesto con livelli di scolarizzazione della forza lavoro non paragonabile a quelli dei nostri giorni. Un quadro, dunque, che non rispondeva più alle esigenze di un’impresa metalmeccanica moderna, di fabbriche sempre più intelligenti, digitali e 4.0… La più grande innovazione di questo nuovo impianto è il passaggio dalla mansione al ruolo, che sposta l’importanza da quello che si fa al come lo si fa.”
Questa è la posta in gioco del contratto dei metalmeccanici e per gli operai è ora di aprire gli occhi, vedere la realtà e iniziare la loro lotta di classe per ribaltarla, imponendo i loro interessi attraverso le rivendicazioni della loro piattaforma per aumenti salariali e difesa della salute e sicurezza e del lavoro.
pc
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