giovedì 8 aprile 2021

Vaccini per tutti - anche per i migranti! Lunedì 12 ore 10 sit/in conferenza stampa alla Prefettura

Lunedì a livello nazionale ci sarà una giornata di mobilitazione in varie città sulla condizione dei migranti, con al centro la richiesta di documenti, permessi di soggiorno sganciati dai contratti di lavoro, e sulle altre gravi condizioni dei migranti, tra esse la questione che sono "invisibili" per le vaccinazioni.

A Taranto lo Slai cobas sc organizza un sit-in/Conferenza stampa lunedì 12 alle 10 alla prefettura, a cui consegneremo la piattaforma decisa a livello nazionale nel Patto d'azione anticapitalista, che riportiamo.

Rispetto ai vaccini, sosteniamo e condividiamo le richieste/proposte fatte nel documento che pubblichiamo di seguito dall'Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione- A.S.G.I.  

INVITIAMO TUTTI LE REALTA', ANTIRAZZISTI DELLA NOSTRA CITTA' AD ESSERCI E PORTARE IL LORO CONTRIBUTO

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La piattaforma approvata dall'assemblea nazionale sul tema del Patto d'azione anticapitalista

  1. Regolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendente da un’assunzione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria.
  2. Velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più di un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti. Questa è stata la principale rivendicazione del presidio di Bologna in occasione dello sciopero del 29 gennaio.
  3. Fine degli abusi e delle difformità di interpretazione della legge da parte delle questure, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore di lavoro).
  4. Eliminazione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro attualmente in vigore per i permessi legati appunto ai motivi di lavoro subordinato. Legata a questo è la battaglia per il riconoscimento di un permesso di soggiorno unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio UE/Schengen e la possibilità di lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.
  5. Estensione della durata e abolizione dei costi dei permessi di soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, di conseguenza la durata dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. I costi di questi rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi di lavoro.
  6. Accesso alla cittadinanza per chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità.
  7. Cambio di competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e di criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento di queste pratiche ai Comuni.
  8. Abolizione di tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del permesso di soggiorno o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte di ‘degrado’.
  9. Abolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura di canali regolari e sicuri di ingresso nell’UE.
  1. Abolizione di qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi di welfare sulla base della cittadinanza.

 

Il documento dell'A.S.G.I. sui vaccini

Bari, lì 6 aprile 2021

Spett.le Regione Puglia Ill.mo Presidente Dott. Michele Emiliano
Spett.le Regione Puglia Assessorato alla sanità e benessere animale Prof. Pier Luigi Lopalco
Spett.le Regione Puglia Assessorato al welfare, politiche di benessere sociale e pari opportunità Dott.ssa Rosa Barone
Spett.le Regione Puglia Sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni e Antimafia sociale Dott. Roberto Venneri

Oggetto: Richiesta di incontro al fine delle indicazioni regionali per una campagna vaccinale anti-SARS-CoV-2/COVID-19 inclusiva delle persone prive di fissa dimora e dei migranti privi di permesso di soggiorno.

Egr. Sig. Presidente, Egregi Assessori,
le sottoscritte organizzazioni - che operano anche nel campo della tutela dei diritti e del contrasto alle discriminazioni delle persone straniere - esprimono preoccupazione per le criticità che potrebbero insorgere nella realizzazione del Piano strategico vaccinale anti-SARS-CoV-2/COVID-19 relativamente

alle persone, specialmente se prive di titolo di soggiorno o, comunque, di iscrizione all’anagrafe della popolazione residente ed all’anagrafe sanitaria; dunque agli immigrati temporaneamente senza permesso di soggiorno, ai cittadini comunitari in condizione di irregolarità amministrativa, ai richiedenti asilo che ancora non hanno potuto accedere al servizio pubblico e agli apolidi, nonché ai soggetti socialmente fragili che vivono in insediamenti informali o comunque a chi non ha il medico di base ed ha difficoltà di accesso al SSN. Criticità che, come evidente, potrebbero rendere maggiormente critica la diffusione dell’epidemia anche in altre categorie di soggetti, così inficiando il piano vaccinale.
Ben sappiamo che l’interlocuzione a riguardo con la Regione Puglia è stata avviata, in particolare nell’ambito delle iniziative che hanno riguardato e riguardano gli insediamenti informali per la gestione dell’emergenza sanitaria. Ad esempio abbiamo apprezzato che la Regione abbia garantito l'approvvigionamento idrico in tutti gli insediamenti informali della Capitanata (che sono quelli maggiormente “stabili”), di concerto con la Asl e con il coinvolgimento delle associazioni che hanno risposto ad avvisi nell'ambito del programma Su.Pre.Me, hanno garantito unità sanitarie mobili, distribuzione di kit igienico-sanitari, possibilità di screening veloci, individuazione di luoghi dove effettuare il periodo di quarantena per i casi positivi asintomatici riscontrati (regolari e non) all'interno degli insediamenti.
Tutto ciò, tuttavia, non ha riguardato il piano vaccinale e le delicate sfide che esso comporta, anche in relazione alla specifica parte di popolazione di cui oggi ci occupiamo ed a quella, comunque, non dimorante negli insediamenti informali che insistono sulla regione Puglia ove maggiore è stata l’attenzione nel recente passato. Ne è un segnale, ad esempio, quanto si legge in ordine alle modalità di prenotazione del vaccino che, nella forma telematica, è oggi preclusa alle persone straniere prive di codice fiscale o numero di tessera sanitaria. Ma eguali difficoltà hanno incontrato coloro che, pur avendo almeno 80 anni ma essendo privi di regolare titolo di soggiorno in Italia, hanno provato a rivolgersi alle farmacie ovvero al CUP.
Inoltre, come noto, dobbiamo tenere in adeguata considerazione la non già avvenuta predisposizione ed approvazione del nuovo Piano triennale sull’Immigrazione, ciò che certamente può incidere anche su tali questioni.
Si rende, dunque, necessario predisporre le misure volte alla più efficace implementazione del Piano vaccinale regionale in sintonia con tali criticità, piano che non può in alcun modo omettere di considerare le persone di cui sopra. Come noto, la Costituzione italiana riconosce la salute come un diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. La Fase T2 del Piano nazionale per i vaccini da SARS COVID-19 include, fra gli altri, “Persone con comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità di ogni età; Gruppi sociodemografici a rischio significativa-mente più elevato di malattia grave” e la Fase T3 include “carceri e luoghi comunità”. Il documento dell’ECDC “COVID-19 vaccination and prioritisation strategies in the EU/EEA” del 22 dicembre u.s. consiglia di prendere in considerazione, nelle priorità di somministrazione del vaccino, le strutture con scarsa capacità di distanza fisica, compresi i centri per i migranti, alloggi affollati e rifugi per senza tetto; già a ottobre 2020 l'ECDC aveva sottolineato l'importanza di includere “migranti e rifugiati” e senza dimora tra i gruppi target beneficiari dei vaccini. In particolare modo, le condizioni abitative ad alta criticità in cui spesso vivono le persone negli insediamenti informali, i senza fissa dimora, gli stranieri irregolari o fuori dal sistema di accoglienza per migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano di per sé un fattore di rischio socio-sanitario. Come evidenziato dalle FAQ pubblicate dall’AIFA “Procedure di vaccinazione dei vaccini Pfizer e Moderna” aggiornate al 3 febbraio 2021, alla n. 14 si specifica che “per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale” “sulla base di quanto sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana e di quanto previsto dall'articolo 35 del Testo Unico sull'immigrazione, può essere accettato un qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità) che riporti l’identità della persona da vaccinare e/o Tessera sanitaria - Tessera TEAM (Tessera Europea Assistenza Malattia) - Codice STP (Straniero Temporaneamente Presente) - Codice ENI (Europeo Non Iscritto). In mancanza di un qualsiasi documento verranno registrati i dati anagrafici dichiarati dalla persona e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento”. Anche l’impostazione esclusiva di iscrizione tramite piattaforma regionale per la prenotazione del vaccino presso il proprio medico di medicina generale o in altro luogo, potrebbe essere un ostacolo discriminante per la popolazione socialmente più fragile, come è già successo in alcune Regioni con l’obbligatorietà di ricetta dematerializzata e prenotazione on line.
Chiediamo pertanto che vengano emanate delle Indicazioni regionali che: a. definiscano le modalità di inclusione nel Piano Vaccinale regionale in fase T2, tra i soggetti socialmente fragili, delle persone che vivono in insediamenti informali anche urbani, dei senza dimora compresa la popolazione migrante, dei richiedenti asilo, rifugiati e apolidi a prescindere dal proprio status giuridico e delle persone presenti all’interno delle strutture collettive, emergenziali o particolarmente affollate, compresi i centri di accoglienza e trattenimento; b. stabiliscano e agevolino la procedura che consenta la vaccinazione a chi si trova sul territorio regionale pur non avendo documenti quale tessera sanitaria, documento di identità o codice fiscale prevedendo una “flessibilità” amministrativa, così come indicata dall’AIFA, eventualmente anche mediata da enti locali e/o da organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore; c. prendano in considerazione il ruolo fondamentale dell’associazionismo, in collaborazione con le Aziende sanitarie locali, nella mappatura degli insediamenti formali ed informali anche urbani, nonché dei servizi a bassa soglia (ad es. dormitori per senza dimora) e degli sportelli informativi per cittadini stranieri attivi sul territorio regionale, al fine di identificare le persone affette da particolari fragilità socio sanitarie da sottoporre subito a vaccinazione anche prevedendo, in alcuni casi, un’offerta vaccinale attiva in specifici luoghi di aggregazione (‘medicina di prossimità’), tenendo conto della necessità di garantire il richiamo vaccinale in una popolazione difficile da rintracciare; d. sollecitino, in particolare nell’ambito dell’offerta attiva, una maggiore capacità di iniziativa e una collaborazione tra le singole Aziende Sanitarie e le organizzazioni del terzo settore che operano nei contesti sopracitati, per concordare tempi e modalità di somministrazione del vaccino; e. prevedano il diretto coinvolgimento delle comunità di immigrati e di mediatori culturali anche per scongiurare la diffusione di informazioni non corrette e per favorire la trasmissione di messaggi chiave per la prevenzione nelle lingue comprese dai migranti ed in modo culturalmente appropriato: un recente rapporto della Nazioni Unite ha evidenziato che il 25% degli immigrati intervistati, pur avendo sintomi suggestivi o comunque un sospetto di infezione virale, non aveva cercato assistenza sanitaria per paura di provvedimenti di espulsione; f. indichino la più idonea tipologia e modalità di vaccinazione per tali gruppi di popolazione.
La formalizzazione di indicazioni che a livello regionale tenessero conto degli aspetti sopra indicati risulterebbe fondamentale per agevolare l’implementazione inclusiva del Piano Vaccinale garantendo la capillare distribuzione del vaccino fra tutta la popolazione presente sul territorio nazionale con una maggiore copertura per una reale garanzia di salute pubblica e riducendo il rischio di differenziazione fra Asl circa procedure, modalità e processi a tutela della popolazione più fragile e hard-to-reach.
Ci rendiamo disponibili alla collaborazione su tali questioni, nonché, per quanto a noi possibile, nella mobilitazione di quella rete di soggetti appartenenti al terzo settore che, se adeguatamente valorizzata, costituisce certamente un fonda-mentale supporto alla migliore implementazione di ogni iniziativa sociale ed amministrativa che si riterrà di assumere.

Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione- A.S.G.I.

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