lunedì 19 aprile 2021

Nell'assemblea nazionale su pandemia e salute e lotta operaia, l'intervento dello Slai cobas sc Taranto sulla situazione all'ArcelorMIttal e su come gli operai possono difendere salute e lavoro

Una brevissima premessa sul contesto, sulla fase attuale dell'ArcelorMittal, che permette di comprendere meglio la questione della salute e sicurezza, in questa fabbrica e a Taranto. Siamo di fronte ad una ristrutturazione epocale della fabbrica con rilievo nazionale e internazionale, come risposta di padroni e imperialismo italiano alla guerra dell'acciaio a livello mondiale. Proprio in questi giorni è avvenuta l'ultima riorganizzazione societaria con l'entrata di Invitalia. Questo non porta affatto a un miglioramento né sul piano della difesa del lavoro, né su salute/bonifiche.

Mittal persegue nel massimo sfruttamento, taglio dei costi di manutenzione impianti e della sicurezza, e ad un clima all'interno di imposizione dell'assoggettamento non solo pratico ma ideologico ai piani padronali, con licenziamenti grotteschi se non fossero drammatici, come l'ultimo di Riccardo Cristello, per creare paura tra i lavoratori e poter fare ciò che vuole, ottenendo sempre accordi e autorizzazioni da governi e Stato.

Tutto questo ha portato fin dall'inizio della pandemia, in pieno lockdown ad essere l'unica fabbrica non solo in Italia, ma in Europa, con una produzione siderurgica, a continuare la produzione con 5000 operai, con autorizzazione della Prefettura e dopo alcuni lamenti anche con gestione dei sindacati confederali. Quindi in questa fabbrica si è lavorato sempre a pieno ritmo, senza inizialmente neanche alcuna reale protezione, cosa che ha portato a contagi e ad interi reparti in quarantena. Questo fa capire più di tante parole che la pandemia, frutto del modo di produzione capitalista, non deve comunque mai mettere in discussione il profitto del grande capitale.

Noi abbiamo subito avviata una battaglia sul protocollo, dalle mascherine al fatto che dovesse essere presa la temperatura dei lavoratori, ad una postazione sanitaria ad hoc in fabbrica, come su tamponi per tutti e ora su vaccinazione per tutti. Alcuni risultati sono stati ottenuti, che hanno permesso nei mesi di non trasformare una situazione oggettivamente da massimo contagio in una “pandemia di fabbrica”.

Ora stiamo sollevando con forza il problema: quanti operai sono contagiati effettivamente da covid? Il gioco truccato di Mittal, Asl, Regione, Inps, di far passare i contagi per malattie normali, nasconde la realtà, e su questo dobbiamo dare battaglia ora più che mai in cui Taranto è divenuta uno dei principali focolai dell'attuale fase della pandemia, con numeri relativi assai gravi.

L'altra battaglia che abbiamo fatto, ma purtroppo ancora senza risultato, è contro il fatto che la pandemia venisse scaricata sui lavoratori, attraverso una massiccia cassintegrazione-covid che porta a tagliare di circa il 50% il salario. Una cig illegittima e da vera truffa per una fabbrica mai chiusa, e la cui produzione è stata ridimensionata non certo dalla pandemia ma dalla guerra dell'acciaio. Qui abbiamo fatto una pubblica campagna, raccolto alla fabbrica, in una piattaforma più generale, centinaia di firme, denunciato e chiamato a non dare autorizzazioni alla cig Inps, Ispettorato del lavoro, abbiamo provocato ispezioni in fabbrica, ma alla fine la risposta dataci dall'Inps è stata tutto regolare, vi sono i Dpcm che la consentono.

L'altra faccia di questa situazione è il fatto che AM anche a fini di ricatto/pressione al governo e sui lavoratori spende solo per ciò che serve per produrre. In una situazione di grave invecchiamento di alcuni impianti, ha mollato la manutenzione degli impianti, provocando ripetuti incidenti che solo per caso non hanno provocato infortuni gravi e morti dei lavoratori, ma che chiaramente hanno portato ad ulteriori effetti inquinanti sulla città.

Tutto questo mostra ciò che noi diciamo da tempo: nocivo è il capitale e non la fabbrica, contro tutti coloro che in nome del fatto che nociva è la fabbrica,colpevolizzando pure gli operai, lavorano e hanno continuato a lavorare per il capitale e contro gli operai, a partire dal Sindaco di Taranto e da alcune realtà di ambientalismo antioperaio.

Ma come ha detto il Dr. Visconte Grisi, ma anche altri interventi, l'Ilva negli anni 70 e fino ad alcuni periodi degli anni 2000 è stata un esempio a livello nazionale della battaglia operaia sul fronte della salute e sicurezza, con esperienze e lezioni che oggi vanno riprese e sono una risposta al che fare; perchè anche ora è solo la lotta operaia che può e deve mettere insieme difesa della salute e del lavoro.

In quegli anni proprio dall'Ilva era partita la battaglia seria su salute e sicurezza; gli operai in modo autorganizzato, portando dalla loro parte esperti, tecnici, hanno proposto e a volte imposto delle soluzioni (per es. sugli elettrofiltri dell'agglomerato 1 frutto di grandi scioperi, sull'abbassamento di 4/5 metri delle montagne di minerale dei parchi che provocano la polvere di minerale nei quartieri, ecc.), hanno portato avanti un'infinità di iniziative, fermate, blocco di impianti (ricordiamo il blocco del convertitore che rischiava di provocare una tragedia); come, più recentemente abbiamo portato avanti la battaglia nei Tribunali, su ambiente svenduto, immunità penale, diossina ecc.

Questo dimostra che non c'è contrasto tra lavoro e salute se gli operai lottano, se lottando uniscono e si uniscono alle popolazioni dei quartieri. Ma dimostra anche che questo è possibile con gli operai in fabbrica, che possono lottare uniti e combattere la politica di sfruttamento e mortale di padroni, governo, Istituzioni.

Anche oggi sono gli operai in primis, insieme ad esperti, medici che possono dire quali tecnologie più avanzate possono effettivamente ridurre l'inquinamento, e quali, invece, sono false soluzioni (come: solo 1 forno elettrico mantenendo due forni a carbone, ma la stessa “chiusura dell'area a caldo”, ecc.). E' necessario un comitato fatto da operai, tecnici, insieme a esperti, medici che si mettano al servizio degli operai.

Infine, da Taranto è stata proposta e creata insieme agli operai della Thyssen di Torino, quando ci fu la strage alla ThyssenKrup, la Rete nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, con operai, familiari, esperti, con due grandi manifestazioni a Torino e a Taranto; uno strumento necessario qui ed ora e che riproponiamo, riprendendo le esperienze positive di associazione e di prassi come analisi strutturale della battaglia contro il sistema del capitale. Su tutto il percorso della Rete sicurezza, la sua battaglia negli anni, la sua caratteristica abbiamo tanta documentazione che riporta quasi “passo passo” questa nuova e differente esperienza; questa documentazione è a disposizione, richiedendola a slaicobasta@gmail.com.

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