Come il governo Conte cancellò da un giorno all'altro l'una tantum di 500 euro che doveva essere data ai cassintegrati (certamente una miseria rispetto alla richiesta di integrazione della cig-covid al 100% e uno schiaffo a fronte di ristori e soprattutto contributi, sgravi, incentivi dati ai padroni... - ma neanche quella...!), ora con Draghi siamo allo stesso "gioco delle tre carte": prima si mette nel calderone del Recovery plan il "salario minimo" e poi si toglie e di certo restano solo i fondi per l'economia del capitale.
NON DEVE PASSARE!
"Nella versione del Recovery di sabato scorso, nella parte delle riforme di accompagnamento al piano, c'era scritto chiaro che si prevedeva l'introduzione del salario minimo legale. Nella versione dataci in Parlamento, nell'ultima modifica, come per magia sparisce", dice Fratoianni.
Fino a sabato, infatti, nella bozza del Recovery plan si poteva leggere di una misura "per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garanzia di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa" nell'ottica di un rafforzamento del sistema delle tutele del lavoro"
Ma anche vari contratti nazionali - come quello Multiservizi che interessa tantissimi lavoratori, lavoratrici - hanno una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro. Nella nostra città sono centinaia, dalle lavoratrici degli asili, a tutti i lavoratori degli appalti comunali...
"Una partita chi sta giocando in maniera intrecciata nelle aule parlamentari italiane e in quelle del Parlamento europeo, dove il 22 aprile è stata depositata una bozza di direttiva sul salario minimo legale elaborata dalla Commissione europea. Avversata dai paesi dell'Est e da Fratelli d'Italia e Lega.
La commissione Lavoro del Senato aveva dato il via libera a questo progetto europeo il 22 marzo. L'idea di fondo è di fissare un tetto minimo di 9 euro come salario minimo per i lavoratori. Ci sono 4,3 milioni di rapporti di lavoro sotto la soglia
Naturalmente in Italia è contraria Confindustria. E una certa diffidenza circola anche nei sindacati che vedrebbero ridotti i margini di trattativa".
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