venerdì 2 agosto 2013

2 AGOSTO DELL'APECAR DIMENTICATO ANCHE DAI LIBERI E PENSANTI - NOI INVECE LO VOGLIAMO RICORDARE

CHI HA FATTO LA CONTESTAZIONE DEL 2 AGOSTO L'ANNO SCORSO CONTRO I DIRIGENTI DEI SINDACATI CONFEDERALI, OGGI NON LA RIVENDICA AFFATTO.


ALLORA CI TOCCA RINVERDIRE LA MEMORIA, perchè in particolare gli operai più coscienti riflettano su ciò che è stato giusto e ciò che è stato sbagliato sulla strada da percorrere, e questo serva per l'oggi.



Per questo, riportiamo dai comunicati dello Slai cobas Ilva di agosto 2012.


Sulla manifestazione di cgil-cisl-uil, fim-fiom-uilm del 2 agosto.
... Lo slai cobas per il sindacato di classe non ha aderito alla manifestazione odierna perchè le sue modalità non corrispondono alle necessità della lotta operaia oggi, ne vi corrispondevano le sue parole d'ordini: “una manifestazione di tutti contro nessuno” hanno detto i dirigenti sindacali confederali. Noi invece vogliamo una lotta e una manifestazione chiara e seria contro i responsabili della attuale situazione. Noi siamo per la continuità della rivolta operaia e dei blocchi e non per manifestazioni normalizzanti per ascoltare Camusso, Angeletti e Bonanni. La lotta degli operai Ilva è esplosa, nella forma di una rivolta di massa. Non basta ora la sfilata... la rivolta deve continuare e ora bisogna andare fino in fondo, con lotta, chiarezza e serietà...
Nello stesso tempo non possiamo non esserci per parlare alle migliaia di operai e cittadini... delle nostre proposte e linee d'azione: "l'Ilva non deve chiudere, Riva e i politici che hanno gestito quando era Italsider pubblica, devono pagare. Noi abbiamo già pagato anche con i nostri morti. Loro se ne possono andare, la fabbrica e il nostro lavoro devono rimanere"; "se siamo arrivati a questo punto la colpa è di Riva e anche dei sindacati confederali che per anni si sono coperti a vicenda. Se ci fossero stati prima i Cobas, le cose non starebbero così"...
Nulla è e sarà come prima all'Ilva e a Taranto. La lotta ora deve rimanere nelle mani degli operai.

Sulla contestazione dell'”Apecar”
...Nel corteo di oggi è stato presente un folto gruppo di diverse centinaia di giovani, precari, disoccupati e gruppi di operai Ilva riuniti in un "comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti", di orientamento prevalentemente ambientalista, dietro uno striscione "si ai diritti, no ai ricatti".
Questo spezzone è giunto fino alla piazza, invadendola ed è arrivato fin sotto il palco, con una forte contestazione verso i dirigenti sindacali, sostenuta da molti operai che stavano, che di fatto hanno permesso l'invasione dell'Apecar e applaudito la denuncia dei sindacalisti sul palco.
A questo gruppo e in particolare agli operai di esso, alcuni dei quali molto conosciuti dalla massa operaia, come era abbastanza legittimo e opportuno, occorreva dare la parola, gli organizzatori della manifestazione cgil-cisl-uil, Landini Fiom, invece non l'hanno data.
Questo ha alimentato la contestazione fino all'interruzione del comizio dei sindacalisti... la piazza si è in parte svuotata e la polizia è intervenuta a volte in forme anche violente per contenere e poi allontanare lo spezzone...
...noi dello slai cobas non siamo stati pronti a cambiare ritmo sul campo... in piazza dovevamo stare con l’area del Comitato nella contestazione e nei momenti in cui sono stati fronteggiati dalla polizia. Ma con le nostre "bandiere"...

Sulle posizioni e concezioni del “comitato liberi e pensanti”
...quest’area da denuncia di Riva si è trasformata in un’area di denuncia della fabbrica in quanto tale, di sostegno acritico dell’inchiesta della magistratura, di adesioni alle posizioni tecnico/politiche degli ambientalisti ufficiali e dei verdi... Quest’area sostiene che non il sistema capitalista, i padroni e la legge del profitto sono l’origine e la causa dei morti in fabbrica della devastazione ambientale prodotti dall’Ilva, ma la fabbrica in quanto tale, la siderurgia in quanto tale. Si sostiene che Taranto prima della nascita del polo siderurgico fosse una sostanziale isola felice, con mare pulito, la pesca , ecc. e non una delle città più povere del sud, nelle mani quasi esclusiva della Marina e con attività industriali in crisi e in dismissione, dove dilagava la povertà, l’emigrazione, la disoccupazione e la sussistenza. Si sostiene che se l’Ilva viene chiusa la città sarà risanata e avrà un nuovo fiorente sviluppo nel turismo, nella pesca, nelle energie alternative, ecc., questo indipendentemente dal sistema capitalistico...
La critica ai sindacati che viene fatta da quest’area è ai sindacati tout court e non alla linea di collaborazione sostenuta in questi anni, lo slogan con cui quest’area ha “assaltato” il palco e quello ritmato a mo di tifoseria: “siete voi, siete voi, la rovina dell’Italia siete voi”, posizione da sempre sostenuta ed espressa dalla componente più reazionaria dei padroni. Gli operai non vengono visti come forza di lotta e di cambiamento in seno alla fabbrica, ma come gente che ha ragione a non ribellarsi in fabbrica perché deve portare il pane a casa, e quindi puramente vittime di un ricatto occupazionale, o come gente di cui “si deve far carico lo Stato” una volta che sia chiusa l’Ilva. Ecc.
...Il Comitato sostiene di voler raccogliere tutti i cittadini e i lavoratori che non abbiano o abbandonino “bandiere”, mettendo sullo stesso piano le bandiere rosse, la bandiera della lotta e i simboli del padrone, dei partiti parlamentari e delle organizzazioni sindacali collaborazioniste. Esso si presenta come un comitato interclassista ispirato dall’ideologia del “cittadino”, della “popolazione di Taranto rovinata dall’Ilva”; anche gli operai che fanno parte di questo comitato, quando sono in questo comitato, accettano di fatto quest’approccio e si definiscono “cittadini”...
Gli operai che il 2 agosto hanno guidato la contestazione sono responsabili, per la rinuncia fatta di lottare in fabbrica e alcuni di loro di andare via dallo slai cobas, di aver lasciato lo scontro centrale.
...Siamo arrivati a questa situazione perché all’Ilva non si è lottato, il miglior aiuto che può dare un operaio è quello di fare la battaglia in fabbrica, e non agire come un “cittadino”. Ma senza organizzazione propria, di classe, fuori e contro i sindacati confederali e i partiti parlamentari, gli ambientalisti borghesi, gli operai sono succubi...

ALLA LUCE DI OGGI, CHI AVEVA RAGIONE?

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