A fronte a fatti indubbi, il presidente
dell'Autorità Portuale, Prete, torna ad esprimersi facendo
considerazioni meno tranquillizzanti dei giorni precedenti,
ammettendo che comunque tutto il progetto è in ritardo e che alla
fin fine se la TCT (h ed Evergreen) resterà non sarà tanto per
assicurazioni di facciata, quanto per il fatto che Taranto è il
terzo scalo nazionale per il traffico di merci ed è una delle
infrastrutture strategiche europee a cui le due grandi multinazionali
di Cina e Taiwan tengono senz'altro.
Ma naturalmente nessuno può negare che
il futuro strategico di questo Porto resta legato alla natura di
grande città industriale di Taranto.
Prete comunque dice che bisogna
mantenere alta l'attenzione sulla tempistica e bisogna che a
settembre il governo dia impulso a tutto il programma.
Oggi, però chi scende in campo a
difendere azienda, accordo, sono quella categoria di servi-padroni
rappresentata dai sindacati confederali, che sono servi di padroni e
governo di cui accettano a scatola chiusa tutto ma poi agiscono come
padroni forti del potere di cogestione che aziende e Autorità
Portuale concedono loro.
Castellano della Uil trasporti dichiara
subito che “i timori sono immotivati”, che va tutto bene madama
la marchesa, Sergio Prete è un fenomeno, e i padroni della TCT “non
possono certo venir meno ai loro impegni”, i “lavori andranno
bene”, ecc. ecc.
Sono assicurazioni fatte ad uso della
stampa perchè il signore ammette che in questi giorni sarebbero
stato tanti gli operai che lo hanno chiamato preoccupati. Ma sempre
con il sorriso sulle labbra Castellano ammette che “i lavoratori
che stanno facendo cassintegrazione dsa settembre lavoreranno sempre
meno, perchè con l'inizio dei lavori alla banchina per qualche tempo
non si potrà attraccare”. Quindi gli operai TCT dovranno campare,
ancor più di quanto fanno adesso, con i quattro soldi della
cassintegrazione senza che i sindacati siano stati in grado di
ottenere integrazioni salariali. Così come Castellano ammette che a
maggio 2014 ci saranno problemi, dato che la cassintegrazione scade e
i lavori saranno lontani dall'essere conclusi.
Ma naturalmente sempre nel quadro di
tener buoni i lavoratori e di non disturbare i lavoratori, Castellano
dice: “A maggio si pensa...”.
I lavoratori della TCT finora però
hanno accettato, a parte qualche mugugno, questo stato delle cose, e
non si lamentassero poi se con questi sindacati confederali le cose
per loro è sicuro che andranno sempre peggio.
Ma tra i lavoratori esistono chi non
vuole accettare, vuole pensare con la propria testa e vuole reagire.
Nessun commento:
Posta un commento