Puglia e Taranto in prima fila nei
preparativi dell'aggressione imperialista alla Siria. Per
l'imperialismo italiano, padroni, Stato, governo la Puglia è sempre
zona di guerra, le Basi militari sono destinate per sempre alla
“nostra terra”. Come nelle precedenti guerre del Golfo, dei
Balcani, le Basi di Amendola e Gioia del Colle dell'aeronautica
militare sono già in stato di allerta, e nel silenzio già si
preparano.
Vi è ad Amendola il 32° stormo
composto da tre gruppi, quello dei caccia bombardieri MX, quello
degli AMX-T e quello dei Predator (gli aerei senza pilota). Invece a
Gioia abbiamo il 36° stormo con l'Eurofighter 2000.
Il governo non ci può ingannare con le
parole. Si parla di operazione”Siria come Kossovo” e
nell'operazione Kossovo furono proprio gli AMX ad essere utilizzati.
Come scrive il Corriere della Sera, in quell'operazione nel1999 la
Puglia assunse un ruolo strategico fondamentale per i piani
statunitensi. E la cosa avvenne proprio per appoggiare gli inglesi
che sono protagonisti anche in questa nuova impresa bellica.
Così è quasi inevitabile l'uso dei
predator perchè nel tipo di operazione militare che si annuncia
serve l'individuazione degli obiettivi sensibili che proprio i
predatori assicurano (vedi Afghanistan).
Infine, va aggiunto che in Libano è
stata proprio la Brigata pugliese 'Pinerolo' che ha avuto il comando
della missione Onu, e dire Libano in una guerra che ha come obiettivo
la Siria vuol dire proprio attacco agli Hezbollah libanesi che sono
al fianco di Assad.
Sulla Base di Taranto parliamo dopo,
quello che è certo che la Puglia in questa guerra vi è dentro fino
al collo e che la Puglia è sempre più una Regione militarizzata.
Proprio nei giorni scorsi si erano decise manovre ed esercitazioni militari nell'alta Murgia con carriarmati nel parco, nelle aree protette in un periodo ancora da stagione turistica.
Proprio nei giorni scorsi si erano decise manovre ed esercitazioni militari nell'alta Murgia con carriarmati nel parco, nelle aree protette in un periodo ancora da stagione turistica.
Che fa la Giunta regionale di Vendola
che pure di “pace” si riempie la bocca a fronte di tutto questo.
Coperture, complicità, silenzio - anche ora non sappiamo come la
pensa Vendola, o meglio lo sappiamo bene.
Tutti gli oppositori all'aggressione
imperialista alla Siria, alle guerre imperialiste e reazionarie, alla
militarizzazione della Regione, sentono e devono mobilitarsi. Ma sarà
il caso di adottare forme di lotta e modelli simili ai movimenti No
Muos, No Tav, se si vuole realmente ostacolare i disegni criminali
dell'imperialismo.
Un caso interno a tutto questo è
Taranto, dove in realtà la Base militare è già in piena
operatività. Ma Taranto si va schierando tutta la flotta che
potrebbe essere di appoggio,le navi ammiraglio Cavour, la Garibaldi.
Taranto è inserita in un asse con
Sigonella come punti di appoggio della VI Flotta della Marina
militare americana.
Ma ora non c'è solo Taranto. Se non in
questo intervento, ma nei futuri va crescendo il ruolo di Grottaglie
dove c'è la Base aerea di Maristaer che viene considerata sempre più
rilevante, tanto che si parla di 15 caccia F35B che sarebbero
dislocati a Grottaglie,per essere poi utilizzati sulle portaerei, in
particolare della Cavour, per rifare il cui onte sono stati spesi 89
milioni di euro.
Ma a Taranto assistiamo poi ad un
processo abbastanza chiaro anche se inatteso da tutti, e di cui solo
ora si comincia a parlare.
Da un lato c'è il venir meno delle
attività normali della Marina con un venir meno di questioni
quali,l'addestramento reclute, Arsenale, Castello Aragonese, con
perfino dismissione di alcune zone marginali restituire alla città,
dall'altro un netto potenziamento invece della funzione militare
della Base. Esattamente l'inverso di quello che ambientalisti e
pacifici chiedono a livello cittadino, a livello, in verità negli
ultimi tempi molto flebilmente.
E anche qui non si può parlare di
Taranto senza parlare di Grottaglie, dove invece la fa da padrone e
viene potenziata l'Alenia impegnata in importanti commesse di tipo
bellico.
Taranto, quindi, diventa sempre più
città di guerra. Nei giorni della crisi dell'Ilva qualcuno ha
adombrato che dietro l'inchiesta anti Ilva ci potessero essere la
Nato e la Marina e l'industria bellica che vorrebbero ridurre quel
tipo di presenza industriale per estendere le proprie mani sulla
città e in tutte le aree. La cosa non è vera ma certamente
verosimile.
Il futuro della città senza operai non
sono le cozze e i calamari ma mezzi militari prodotti e consumati,
per così dire, sul posto.
LaMarina Militare da sempre ha prodotto
inquinamento del mare nella nostra città e ad essa va addebitata
gran oarte della distruzione della miticultura e l'appropriazione di
zone turisticamente sfruttabili. Tutte cose a cui l'Ilva di Riva ha
dato,per così dire, il colpo di grazia.
Ma tutto questo è bellamente ignorato
dalla maggiorparte delle forze attivamente sostenitrici della
chiusura dell'Ilva e della cancellazione della città industriale,
che poi vuol dire cancellare la classe operaia che può essere, se si
ribella, si organizza e cresce in coscienza, la vera forza e spina
dorsale della lotta per difendere lavoro, salute, ricchezza,
territorio, ecc.
Su questo le chiacchiere liberamente
pensate ed espresse dovrebbero lasciare spazio ad analisi,
ragionamenti,organizzazione e lotta effettivamente in grado di
condurre questa battaglia.
Proprio mentre si parla di
mobilitazione della Base navale di Taranto per la guerra di
aggressione in Siria che si avvicina, cadeva il 70° anniversario dei
bombardamenti del 26 agosto '43, in cui nella città si scatenò
l'inverno, colpiti Porta Napoli, rione Tamburi, città vecchia e il
cimitero – è destino di questi quartieri e del cimitero di essere
bombardati o colpiti dall'inquinamento.
Quest'anniversario ci ricorda che
Taranto non è mai stata una città di “cozze e calamari” ma
città considerata dai padroni del sistema come importante base
strategica e città di guerra. E ai proletari e le masse popolari di
Taranto non è stato fatto mancare niente, e la guerra alla vita, al
territorio, alla salute e al lavoro, l'hanno fatta sempre.
Ora si tratta invece di farla noi la
guerra, come proletari, come giovani, come masse popolari. Una guerra
in cui contiamo i “morti e i feriti” ma dall'altra parte, per
avere realmente una città e un mondo senza guerre e inquinamento.
28.8.13
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