Nell'appalto ENI tutto è stato
rinviato a settembre. Le illusioni seminate tra i lavoratori circa un
accordo che ne garantisse il lavoro per tutti e 31 si sono dimostrate
l'ennesimo “gioco delle parti” tra sindacati e ditte sotto la
regia di Eni e Prefettura. Le parole si dimostrano alla resa dei
conti tali, le aziende dell'appalto vogliono prendere solo una parte
dei lavoratori a tempo determinato per periodi brevi e senza rispetto
dei diritti acquisiti. Non si vuole tenere conto delle richieste
effettive dei lavoratori sostenute con le lotte, e tutto il periodo
senza lotta e di sola trattativa non è approdato ad alcun risultato.
Lo Slai cobas della Rendelin aveva
tutte le ragioni per non accettare il blocco della lotta e di non
prestare eccessiva fiducia nella trattativa in corso. Il mese di
rinvio stabilito riporta il tutto sostanzialmente alla casella
iniziale, giocando a favore esclusivamente del fatto compiuto voluto
dalle aziende subentranti e coperto dall'Eni.
Lo Slai cobas, e solo lo Slai cobas
realmente, sostiene invece la piena applicazione della clausola
sociale con il richiamo al lavoro di tutti gli operai della De
Pasquale, della Rendelin a tempo indeterminato e la salvaguardia dei
diritti acquisiti. Questa non è una richiesta “estremista” o
“massimalista”, ma l'unica che risponde agli interessi dei
lavoratori; e, se tutti non avessero “scheletri nell'armadio” di
tutte le parti in causa. Ma il problema è che hanno gli “scheletri
nell'armadio”.
Innanzitutto l'Eni che assegna appalti
sempre più al massimo ribasso e quindi mette tutte le parti in causa
in una situazione di ricatto occupazionale; le parole dette sui
tavoli, anche in prefettura dall'Eni, sono pura ipocrisia. Le ditte
che hanno preso gli appalti hanno interesse invece a gestire lo
stesso riducendo occupazione, salari, diritti e avendo manodopera
totalmente disponibile. Hanno “scheletri nell'armadio” i
sindacati confederali che il giorno dicono una cosa ai lavoratori e
la notte ne fanno un'altra ai tavoli di trattativa, questo perchè la
loro linea, e spesso i loro interessi personali, sono strettamente
legati all'Eni e, quindi, finiscono sempre per conciliare gli
interessi operai con gli interessi dell'Eni; inoltre, la cosa a cui
tengono è soprattutto il monopolio sindacale che gli permette di
scambiare diritti dei lavoratori con privilegi, anche nel campo delle
assunzioni e della selezione delle assunzioni. Circa, poi, la
Prefettura, in tutta la vicenda sembra aver avuto un solo e unico
interesse, rimuovere blocchi, disagi, che si traduce in “rimuovere
i lavoratori e i loro giusti bisogni”.
Lo Slai cobas ha rotto questa
consorteria, ha messo allo scoperto tutto questo, e, quindi, lo Slai
cobas deve essere tenuto fuori dalla lotta e soprattutto dalla
trattativa.
I lavoratori dell'appalto continuano
tuttora e in maggioranza a pensare che sotto la coperta del
sindacalismo confederale potranno realmente difendere il lavoro a
tempo indeterminato e diritti.
Ma crediamo che vedano benissimo che si
tratti di una “coperta corta” in cui se difendi gli interessi di
Eni e ditte gli operai restano scoperti.
Hanno rinviato a settembre. Lo Slai
cobas farà di tutto che a settembre più che con la trattativa a
perdere si ricominci con la lotta. Dal 4 settembre sarebbe meglio.
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