martedì 6 agosto 2013

Ilva: una partita da riaprire nel "nuovo campionato" che si avvicina

Il decreto Ilva bis è stato approvato con l'appoggio di quasi tutte le forze parlamentari e con il plauso delle istituzioni locali e dei sindacati confederali. Vendola, che pure aveva detto che avrebbe fatto “fuoco e fiamme” soprattutto dopo le incredibili e indecenti dichiarazioni del commissario Bondi sui “tumori provocati dalle sigarette”, in realtà in sede parlamentare il suo gruppo si è astenuto e non ha quindi votato contro. L'approvazione di questo decreto che dà i pieni poteri a Bondi, per conto di Riva e del governo, è sostanzialmente un via libera a un piano di ristrutturazione con tagli, che è la vera sostanza del piano industriale che tutti chiedono.
A questo si aggiunge che è confermato che i soldi per la messa a norma sono circa 2 miliardi di euro, che tutti sanno, e molti hanno dimostrato, essere assolutamente insufficienti allo scopo.
D'altra parte, Bondi ha sostanzialmente ottenuto, sussidiato da tecnici e ingegneri della sua parte, un generale spostamento dei tempi degli impegni contenuti nell'Aia che già di per sé è insufficiente e tardiva.
Quindi, ad agosto 2013 ci troviamo con i Riva in libertà, compreso il latitante Nicola, la fabbrica nelle loro mani per interposta persona, il governo dalla loro parte al servizio non solo di padron Riva ma di tutti i padroni, e i sindacati confederali ben felici di essere chiamati a collaborare, anzi a solidarizzare. I contratti di solidarietà in pieno corso, pur essendo meglio della cassintegrazione, non cambiano il percorso finale della vicenda che è: ristrutturazione con tagli, specialità di Bondi.
Fa parte della linea di “non disturbare il manovratore” il rinvio delle elezioni delle RSU di almeno 6 mesi, mentre intanto è stato fatto un accordo a livello nazionale per impedire la presenza reale e libera delle liste del sindacato di base e di classe, in questa fabbrica come in tutte le fabbriche italiane.
Che si voglia o no, ora la palla è in possesso dei padroni che se la passano in attesa che si aprono i varchi per fare nuovi goal nella porta degli operai e dei cittadini.
Gli operai dovrebbero riprendersi la palla, con un pressing aggressivo, cioè la ripresa delle lotta, facendo squadra, cioè organizzazione sindacale di classe alternativa ai sindacati confederali, difendendosi con una difesa reale, base per una controffensiva sui propri interessi e quelli delle masse popolari della città, per potere avere speranza di vincere la partita.
Un'arma di questa azione operaia può essere la richiesta, sostenuta con una lotta autonoma, seria, di un “decreto operaio” che ristabilisca un equilibrio tra padroni e operai in questa partita. Il “decreto operaio” dovrebbe contenere alcune questioni quali:

nessun  operaio deve andare a casa 
tutti gli operai devono essere impiegati nella messa a norma 
salari e diritti non si toccano
la prima messa a norma è garantire la sicurezza degli operai
in una fabbrica insalubre e nociva come l'Ilva non si può stare e lavorare per tanti anni ma che 20 anni bastano, con estensione, quindi, a tutti dei benefici pensionistici,
la salute è un diritto intoccabile per operai e cittadini, per cui servono visite mediche mirate, cure sanitarie gratuiti, ospedale e strutture d'emergenza, affidate ad Emergency, per fronteggiare la situazione.

Lo Slai cobas richiamerà a raccolta i lavoratori per la lotta su questo con un'iniziativa a metà settembre, a cui chiamiamo fin da ora gli operai a contribuire per realizzarla, sia facendo circolare la proposta – che è presente anche ai cancelli dell'Ilva, sia organizzandosi nei reparti con gli altri compagni di lavoro per partecipare.
Per info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - T/F 0994792086 - via Rintone, 22 TA

Nessun commento:

Posta un commento