Ma perchè questa "formazione operaia"? Alcuni operai, lavoratrici ci hanno detto che è difficile, complicato per gli operai approcciarsi ai testi di Marx, altri hanno detto: sì importante, interessante, ma si tratta di cose vecchie... Altri, invece, e sono la maggiorparte, dicono che sono contenti, che questa formazione di base ci voleva, che sta permettendo di sgomberare false teorie cristallizzate, ecc. ecc.
Noi abbiamo avviato questa nuova esperienza, rivolta appunto essenzialmente agli operai, ai lavoratori in genere, alle donne, ai giovani, per lottare contro una pervicace azione in corso da vari anni di analfetizzazione degli operai, per renderli impotenti e succubi; perchè l'attacco alla classe non avviene solo sul terreno pratico delle condizioni di vita e di lavoro, ma, ed è quello più subdolo e difficile da contrastare, sul piano delle idee. A questo hanno dato un forte contributo non solo gli intellettuali prezzolati borghesi, ma molto gli intellettualini del campo sindacale, della "sinistra ufficiale", come a volte degli stessi movimenti.
La "formazione operaia" quindi serve ai lavoratori, lavoratrici, settori proletari per essere autonomi, per contrastare le "idee spazzature", i "luoghi comuni" che dicono che la "classe operaia", lo "sfruttamento", "la verità storica, materialistico dialettica che è possibile una società che ponga fine al capitalismo al profitto" sono idee superate, ecc. ecc.; la formazione operaia serve per leggere da un punto di vista di classe la realtà e le prospettive della lotta in cui ci si dibatte.
Abbiamo cominciato da Marx, perchè Marx ha già dimostrato, analizzato le crisi e il perchè delle crisi, ha dimostrato che “il re è nudo”, che il cuore di tutto è nel rapporto lavoro salariato e capitale; un rapporto necessario per l’esistenza stessa dei capitalisti, ma anche la causa della loro rovinosa fine.
Ma Marx ha dimostrato soprattutto che il rapporto lavoro salariato e capitale, sfruttamento/profitti, operai/padroni non è eterno, non è una maledizione inevitabile, ma una contraddizione che inevitabilmente si acuirà sempre di più e che spetta proprio agli operai farsi i “becchini” del sistema capitalista ed essere il motore collettivo della nuova Storia.
Però, per farlo, gli operai, i giovani, le donne che vogliano, come scrive Marx nella prefazione de Il Capitale, "imparare qualcosa di nuovo e quindi vogliano anche pensare da sè", non basta che lottino devono impossessarsi della teoria della loro classe.
QUESTA SINTESI LA FACCIAMO UTILIZZANDO UN TESTO DI LENIN "KARL MARX" SCRITTO NEL 1918
"Fine ultimo al quale mira quest'opera - scrive Marx nella prefazione al Capitale - è di
svelare la legge economica del movimento della società moderna", ossia della società capitalistica, borghese. Lo studio dei rapporti di produzione di una società storicamente determinata, nella loro origine, nel loro sviluppo e nella loro decadenza: tale è il contenuto della dottrina economica di Marx. Nella società capitalistica domina la produzione delle merci: e perciò l'analisi fatta da Marx incomincia con l'analisi della merce.
Il valore La merce è, in primo luogo una cosa che soddisfa un qualsiasi bisogno dell'uomo; in secondo luogo, una cosa che si può scambiare con un'altra. L'utilità di una cosa fa di essa un valore d'uso. Il valore di scambio (o semplicemente: valore) è, innanzitutto, il rapporto, la proporzione secondo la quale una certa quantità di valori d'uso di una specie viene scambiata con una certa quantità di valori d'uso di specie diversa. L'esperienza quotidiana ci dimostra che attraverso milioni e miliardi di tali scambi si stabiliscono continuamente dei rapporti di equivalenza tra i valori d'uso più diversi e meno comparabili l'uno con l'altro.
Il valore La merce è, in primo luogo una cosa che soddisfa un qualsiasi bisogno dell'uomo; in secondo luogo, una cosa che si può scambiare con un'altra. L'utilità di una cosa fa di essa un valore d'uso. Il valore di scambio (o semplicemente: valore) è, innanzitutto, il rapporto, la proporzione secondo la quale una certa quantità di valori d'uso di una specie viene scambiata con una certa quantità di valori d'uso di specie diversa. L'esperienza quotidiana ci dimostra che attraverso milioni e miliardi di tali scambi si stabiliscono continuamente dei rapporti di equivalenza tra i valori d'uso più diversi e meno comparabili l'uno con l'altro.
Che cosa hanno di comune queste cose diverse, continuamente trattate come equivalenti fra di loro in un determinato sistema di rapporti sociali? Hanno questo in comune: che sono prodotti del lavoro. Scambiando dei prodotti, gli uomini stabiliscono dei rapporti di equivalenza tra le più diverse specie di lavoro. La produzione delle merci è un sistema di rapporti sociali nel quale i singoli produttori creano prodotti di qualità diversa (divisione sociale del lavoro), e tutti questi prodotti sono fatti uguali l'uno all'altro mediante lo scambio. Per conseguenza, quel che tutte le merci hanno di comune non è il lavoro concreto di un determinato ramo della produzione, né il lavoro di una stessa specie, ma il lavoro umano astratto, il lavoro umano in generale. Tutta la forza-lavoro di una data società, rappresentata dalla somma del valore di tutte le merci, è una sola e stessa forza umana di lavoro: miliardi di fatti di scambio lo dimostrano. E per conseguenza ogni singola merce rappresenta soltanto una certa parte del tempo di lavoro socialmente necessario.
La grandezza del valore è determinata dalla quantità di lavoro socialmente necessario, cioè dal tempo di lavoro socialmente necessario per la produzione di una data merce, di un dato valore d'uso. "Gli uomini equiparano l'un con l'altro i loro differenti lavori come lavoro umano, equiparando l'uno con l'altro, come valori, nello scambio, i loro prodotti eterogenei. Non sanno di far ciò, ma lo fanno." II valore è un rapporto tra due persone, diceva un vecchio economista; avrebbe dovuto soltanto aggiungere: un rapporto dissimulato sotto un rivestimento di cose. Soltanto se ci si pone dal punto di vista dei rapporti sociali di produzione in una determinata formazione storica della società, e inoltre dei rapporti che si manifestano in uno scambio che si ripete miliardi di volte, si può comprendere che cos'è il valore. "Come valori, tutte le merci sono soltanto misure determinate di tempo di lavoro coagulato."
Dopo avere analizzato particolareggiatamente il duplice carattere del lavoro incorporato nella merce, Marx passa all'analisi delle forme del valore e all'analisi del denaro.
Il compito principale che qui Marx si assume è la ricerca dell'origine della forma monetaria del valore, lo studio del processo storico dello sviluppo dello scambio, cominciando dalle sue manifestazioni singole e occasionali (una data quantità di merce che si scambia con una data quantità di un'altra merce) fino alla forma generale del valore, quando una serie di merci diverse si scambiano contro una determinata merce che rimane sempre la stessa, e fino alla forma monetaria del valore, in cui questa determinata merce, l'equivalente generale, è l'oro. Essendo il più alto prodotto dello sviluppo dello scambio e della produzione mercantile, il denaro nasconde e dissimula il carattere sociale dei lavori individuali, il legame sociale fra i produttori singoli, collegati dal mercato.
Marx sottopone a un'analisi straordinariamente circostanziata le diverse funzioni del denaro; e anche qui è particolarmente importante notare inoltre che la forma di esposizione astratta e talvolta, in apparenza, puramente deduttiva, fornisce in realtà una documentazione immensamente ricca per la storia dello sviluppo dello scambio e della produzione mercantile. "Il denaro presuppone un certo livello dello scambio di merci. Le forme particolari del denaro, puro e semplice equivalente della merce, o mezzo di circolazione, o mezzo di pagamento, o tesoro e moneta mondiale, indicano di volta in volta, a secondo della diversa estensione e della relativa preponderanza dell'una o dell'altra funzione, gradi diversissimi del processo sociale di produzione"
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