(da spunti dell'articolo di MIMMO MAZZA sulla GdM)
"Potrebbe arrivare entro la fine di aprile
l’autorizzazione del ministero per lo Sviluppo Economico chiesta dai
commissari straordinari dell’Ilva Gnudi-Carruba-Laghi per tentare di
patteggiare la posizione dell’azienda... in caso di assenso dei pubblici ministeri, l’esame
del giudice per l’udienza preliminare Vilma Gilli, sarà nella seconda metà
di maggio..."
CHE AVVERREBBE SE PASSASSE IL PATTEGGIAMENTO?
"I 3 commissari verrebbero sanzionati con una multa di 3 milioni di euro (1 milione a testa) che
dovranno essere recuperati tramite l’insinuazione nella massa passiva; una misura interdittiva di otto mesi tramite la nomina per tale periodo
degli attuali commissari quali commissari giudiziali e infine la
confisca di 2 miliardi di euro quale profitto del reato... destinata proprio all'attuazione del piano ambientale... Quei due miliardi saranno
costituiti da obbligazioni garantite dallo Stato e, se dovessero
realmente arrivare, dai soldi sequestrati a Milano alla famiglia Riva"...
Quindi, primo, l'Ilva se la caverebbe con una sanzione di 3 milioni di euro, che, essendo ora l'azienda sotto amministrazione dello Stato, dovrebbe essere pagata dallo Stato e quindi dai contribuenti; sanzione che comunque andando nel passivo fallimentare verrebbe recuperata chissà quando; secondo, la misura interdittiva è semplicemente ridicola: gli stessi commissari condannati verrebbero nominati commissari giudiziali e continuerebbero a dirigere lo stabilimento; terzo, dei 2 miliardi che verrebbero confiscati la parte grossa sono sempre i famosi soldi sequestrati ai Riva, che come dei fantasmi ogni tanto si nominano ma mai si vedono.
IL PATTEGGIAMENTO CONVIENE SOLO ALLA MAGISTRATURA E ALL'ILVA
"L'istituto del patteggiamento si fonda su un incontro
tra convenienze: da una parte l'interesse pubblico alla sollecita
amministrazione della giustizia e alla diminuzione dei carichi pendenti
e, dall'altra, l'interesse del privato ad un esito concordato del
processo. La sentenza di patteggiamento non contiene un approfondito
accertamento della responsabilità dell'imputato e pertanto non ha le
caratteristiche proprie di una sentenza di condanna, stante la carenza
di quella piena valutazione dei fatti e delle prove che costituisce nel
giudizio ordinario, la premessa necessaria per l’applicazione della
pena. Dunque, chi ha sostenuto in questi giorni che l’Ilva patteggiando
ammette le sue responsabilità lo ha detto in maniera politica: perché
intanto è l’Ilva di oggi, amministrata da tre commissari di nomina
governativa, che chiede l’applicazione della pena e non quella del
periodo delle indagini preliminari, di proprietà e diretta da una parte
consistente degli imputati di «Ambiente svenduto».
Chi in questi giorni ha espresso la sua soddisfazione, perchè col patteggiamento finalmente l'Ilva ammetterebbe le sue colpe, sbaglia totalmente. L'Ilva e il governo, come abbiamo scritto, vuole soltanto liberarsi di questa fastidiosa rogna del processo, per procedere alla svendita dell'Ilva new company. Quindi la verità è che si toglie dal processo che ne viene oggettivamente svuotato; il processo diventa alle colpe individuali non al sistema Ilva.
CON IL PATTEGGIAMENTO CADE ANCHE IL SEQUESTRO DELL'AREA A CALDO
"Il patteggiamento, invece, piace ai commissari per schivare
la prevista sanzione interdittiva trasformandola in 8 mesi di
commissariamento giudiziale affidato sempre al trio Gnudi-Laghi-Carrubba... Il giudice sotto questo profilo, con la sentenza
dovrebbe disporre la prosecuzione dell’attività dell’Ilva tramite i
commissari giudiziali...
il profitto di questa attività non sarebbe confiscato ma utilizzato per eseguire i lavori previsti dal piano
ambientale e dunque poi avere via libera per cedere l’azienda perché con
la ratifica del patteggiamento finisce l’azione penale e cade dunque
anche il sequestro dell’area a caldo...
Senza patteggiamento, insomma, le sanzioni applicabili all’Ilva sarebbero probabilmente più pesanti ma dalla dubbia applicabilità - vista l’amministrazione straordinaria in corso - e dal sicuro effetto dilatatorio rispetto alla possibilità di cedere il siderurgico una volta risanato.
Con il patteggiamento, quindi, che mette i condannati a fare i controllori, andrebbe avanti senza ostacoli legali il piano del governo di salvare l'Ilva per cederla ai privati, senza risolvere i problemi di risanamento, delle bonifiche, perpetuando il danno ai lavoratori e ai cittadini.
NON C'E' UN CENTESIMO DESTINATO AL RISARCIMENTO DELLE PARTI CIVILI
Certo, non c’è un solo centesimo
destinato al risarcimento del danno, vista l’esclusione, sancita proprio
dal giudice Gilli, delle parti civili che anzi contavano di riprovarci
in avvio di dibattimento, proponendo nuova istanza ai giudici di primo
grado. Ma è per questo che il patteggiamento è un incontro tra
convenienze".
Ma dove sta, quindi, la "convenienza" di tanti operai, lavoratori cimiteriali, cittadini dei Tamburi, di Paolo VI?
NOI SIAMO CONTRO IL PATTEGGIAMENTO DELL'ILVA E CHIEDIAMO CHE I PM LO RESPINGANO.
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