Quando un operaio vende la sua forza
lavoro per un salario convenuto, non ha la consapevolezza che della
sua giornata lavorativa una parte già consente al capitale di
"pareggiare i conti", la restante parte della giornata diventa fonte di
plusvalore e di profitto per il capitalista. Ovviamente le merci prodotte dall'operaio non gli
appartengono, esse infatti appartengono a chi possiede le officine, le
materie prime, gli attrezzi per produrre. All'operaio ritorna solo una
minima parte e nel corso del tempo, e con i cicli produttivi sempre più
tecnologici si crea una sovrabbondanza di prodotti che non vengono
assorbiti dal mercato e vengono distrutti.
C'è da considerare
che ad ogni apporto tecnologico innovativo, i tempi per produrre
una merce diminuiscono e conseguentemente anche il tempo di lavoro necessario che il
capitalista paga per la forza lavoro, aumentando così in maniera
inversamente proporzionale il tempo in cui l'operaio
salariato produce gratuitamente.
Qui nasce il conflitto "Capitale-lavoro
salariato", da un lato c'è una piccola classe di capitalisti
straricchi e dall'altra una grande massa di proletari trasformati in
salariati, di masse popolari impossibilitati ad appropriarsi della sovrabbondanza dei
prodotti.
In conclusione questa società capitalista viene soffocata
dalla stessa sovrabbondanza.
Un nuovo ordine sociale è possibile
rovesciando questo sistema basato sul profitto e sul lavoro salariato, e costruendo un nuovo sistema socialista che sfruttando al meglio le forze produttive, distribuendo equamente e
obbligatoriamente il lavoro per tutti, permette una qualità della
vita sicuramente migliore sotto ogni punto di vista per tutti, in
maniera egualitaria e in misura sempre crescente.
Una compagna del circolo proletari comunisti di Taranto
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