Interrogazione a risposta scritta
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al ministro dell’Interno
Per sapere
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premesso che:
- l’hub di accoglienza per migranti situato nel porto di Taranto è operativo dal 17 marzo 2016 e insieme a quelli aperti a Pozzallo, Lampedusa e Trapani, (a cui se ne aggiunge uno “mobile” con un team in partenza da Catania che all’occorrenza si reca a fare le identificazioni direttamente sui luoghi di sbarco) rappresenta il sistema italiano dell’accoglienza ai rifugiati e profughi basato sul modello degli hotspot;
- attualmente gli hotspot, nell’assenza di una esplicita regolamentazione, sono configurati come luoghi chiusi nei quali operano le forze di polizia italiane, supportate dai rappresentanti delle agenzie europee (Frontex, Europol, Eurojust ed EASO, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo);
- al loro interno, o comunque con il sistema “mobile”, vengono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici gli stranieri appena sbarcati in Italia ai fini della loro identificazione per poi essere distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici;
- conseguentemente a questa sommaria “catalogazione” i migranti vengono inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo oppure sarebbero destinatari, come avvenuto nella maggioranza dei casi osservati fino ad ora dall’apertura degli hotspot,di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano senza alcuna misura di accoglienza non essendo comunque possibile alcun rimpatrio;
- una parte di coloro che rientrano nella prima categoria, ossia non vengono catalogati come migranti economici, vengono infine destinati alla c.d. “relocation”, ovvero hanno accesso alla procedura di ricollocazione in altri Stati membri del Unione Europea. Questa procedura, ad oggi, ha prodotto minimi effetti, con solo 530 profughi totali trasferiti verso altri Paesi dell’UE;
- con specifico riferimento al centro di Taranto non risulta chiara la natura della struttura in cui, tra le altre cose, è stato accertato - anche attraverso visite degli interroganti – la presenza di migranti trattenuti senza la comunicazione all’autorità giudiziaria entro le 48 ore come prevista dalla legge e, quindi, senza convalida del fermo di polizia;
- alcuni dei migranti che sono passati per l’hotspot di Taranto sono stati trattenuti per oltre 72 ore dopo le procedure di fotosegnalazione, quindi illegalmente e in assenza di motivi che giustificassero il trattenimento, considerato che il centro dovrebbe avere come funzione unica quella dell’identificazione;
- ulteriormente dai colloqui effettuati durante le visite con i migranti trattenuti emerge uno scarso lavoro di informativa da parte degli organi competenti sui diritti in capo ad essi prima che essi vengano preidentificati, come del resto previsto dalle normative nazionali e internazionali in materia;
- risulta particolarmente grave l’assenza di un’informativa circa al diritto di richiedere protezione internazionale che dovrebbe essere fatto prima di qualsiasi tipo di identificazione;
- a tal fine è bene ricordare che ogni straniero soccorso in mare e sbarcato ha il diritto di ricevere informazioni complete e comprensibili sulla sua situazione giuridica e ha il diritto di manifestare in qualsiasi momento (anche quando già si trova da tempo in Italia) la volontà di presentare domanda di asilo;
- la mancata informativa, o comunque l’informativa parziale e somministrata a persone appena sbarcate e ancora in grave stato di choc è risultata evidente nel più recente trasferimento all'hotspot
di Taranto del 31 marzo scorso dove persone di nazionalità marocchine si sono viste notificare un respingimento differito, dichiarando di non essere stati informati né di aver avuto la
possibilità di richiedere asilo, malgrado quanto previsto dalla Circolare del prefetto Morcone dello scorso 8 gennaio;
- la mancata informativa sarebbe quindi alla base dei respingimenti differiti eseguiti sull’accertamento della sola nazionalità;
- il caso accertato a Taranto lo scorso 31 marzo fa il paio con quanto avvenuto con altri cittadini di nazionalità gambiana negli hotspot siciliani e portato all’attenzione del Ministro in indirizzo con l’interrogazione n.411563 del 22 dicembre 2015;
- la pratica dei respingimenti differiti sulla sola base discriminante della nazionalità oltre a violare la Convenzione di Ginevra genera situazioni di estrema vulnerabilità delle persone lasciate senza nessun mezzo di sostentamento alle porte dell’hotspot, escludendole dal sistema nazionale d’accoglienza;
- lo scorso venerdì 1 aprile quindi, circa 250 migranti di nazionalità marocchina, sono stati accompagnati dall'hotspot ed è stato consegnato loro un provvedimento di respingimento differito. Questi non hanno potuto fare altro che riversarsi nella stazione ferroviaria cittadina, abbandonati a loro stessi, senza denaro, senza sostegno di alcun tipo;
- la situazione che si è venuta a creare si configura, ad opinione degli interroganti, oltre in violazione della normativa, come una vera e propria emergenza sociale di cui le prime vittime sono i migranti
- alla luce dell'inefficacia e della sommarietà del sistema degli hotspot quali iniziative intenda assumere il Governo e se in particolare non ritenga di chiuderli;
- quali iniziative intenda adottare per supportare gli impegni straordinari degli enti locali che devono provvedere, per le proprie competenze, a garantire condizioni dignitose in emergenza per numerosi migranti abbandonati a se stessi e quindi come si intenda intervenire per sostenere lo sforzo dei comuni che in paricolare ospitano gli hotspot.
On. Donatella Duranti, Michele Piras, Palazzotto, Scotto, Celeste Costantino, D’Attorre, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Marcon, Melilla, Marisa Nicchi, Annalisa Pannarale, Lara Ricciatti, Sannicandro
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