Riesce compatto lo sciopero oggi alla Cementir, fabbrica interamente bloccata in tutti i turni. Combattivo presidio sotto la prefettura, incontri in prefettura con la dottoressa Ruocco, prima con i sindacati
confederali poi con i lavoratori con lo slai cobas per il sindacato di
classe, rappresentato dagli RSA cementir Farina e Arnesano e per il coordinamento
provinciale dello slai cobas Palatrasio.
Nell’incontro dello slai cobas illustrata dettagliamente la situazione della fabbrica e dei piani di
chiusura progressiva condotta dalla Cementir – contrastata dal 2013 solo dallo Slai cobas e da oggi da tutti denunciato.
E' stato chiesto di inviare al governo un monito forte di tutti i lavoratori e le loro famiglie:
E' stato chiesto di inviare al governo un monito forte di tutti i lavoratori e le loro famiglie:
non accetteremo esuberi - vogliamo un piano industriale che dia ora garanzia
di lavoro per tutti. E' stato inoltre chiesto di convocare subito un tavolo a Taranto con Cementir, Regione, Provincia e Comune, Associazione industriale, Autorità portuale, organizzazioni sindacali
tutte, per mettere in campo soldi e proposte per la continuità lavorativa.
La Cementir prima ha sfruttato il territorio e inquinato, ora non può
cacciare i lavoratori!
La Cementir ha chiesto e ottenuto la concessione al porto per 20 anni – o
deve dare lavoro ai lavoratori tutti o gli va revocata la concessione!
La Cementir è anche una bomba ecologica che va bonificata – con il lavoro
degli operai innanzitutto!
Dopo l’incontro lo Slai cobas ha spiegato ai lavoratori le richieste e l’incontro e ha convocato per il 21 ottobre una nuova iniziativa di lotta in piazza Castello dalle 9, e alla prefettura alle 11, dopo l’incontro a Roma previsto per il 18 ottobre - da cui lo slai cobas è escluso.
Se non ci saranno risposte serie da Roma – il 21 i lavoratori risponderanno
con nuove forme di lotta
RSA Cementir
slai cobas per il sindacato di classe taranto
slai cobasta@gmail.com
347-1102638
Cementir, il futuro è un rebus. L’Autorità Portuale ritirerà la concessione alla calata IV?
attuali 72 unità.
Quest’oggi, all’esterno della Prefettura, hanno manifestato i lavoratori insieme ai sindacati di categoria e ai Cobas, all’interno della giornata di sciopero indetta per oggi e che terminerà alle 6 di domani mattina, mentre non è stato garantito alcun presidio all’interno del sito (ex comandata). I rappresentanti sindacali hanno incontrato il vicecapo di Gabinetto, la dott.ssa Maria Luisa Ruocco, alla quale hanno avanzato la richiesta di chiedere come Prefettura la convocazione di un tavolo ministeriale sulla vertenza tarantina.
Nelle stesse ore, l’on. Donatella Duranti di Sinistra Italiana, interveniva in Parlamento chiedendo la convocazione di un tavolo specifico al MiSE, mettendo a conoscenza dell’Aula la situazione del sito di Taranto. Ma è chiaro che la partita decisiva si giocherà mercoledì a Roma nella riunione convocata dopo l’ultimo incontro dello scorso 23 settembre.(leggi l’articolo sui licenziamenti annunciati in tutta Italia http://www.corriereditaranto.it/2016/09/13/2la-cementir-annuncia-47-licenziamenti-taranto-106-tutta-itali-bluff-passo-daddio/)
L’incontro in Autorità Portuale
Ma la vera notizia di giornata è in realtà un’altra. In Autorità Portuale infatti, si è svolto un incontro convocato dal commissario straordinario dell’Authority, Sergio Prete, al quale sono stati invitati i sindacati Cgil, Cisl e Uil, e le organizzazioni sindacali di categoria del settore edile (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil) e del settore trasporti (Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti), per discutere della vicenda della concessione della banchina della calata IV del porto di Taranto alla Cementir. Che l’azienda ha chiesto di ottenere lo scorso 22 marzo per i prossimi 20 anni. E che invece dal 2014, a causa della totale assenza di lavori da parte della stessa, l’Authority insieme al Comitato Portuale ha deciso di concedere in deroga con rinnovo annuale.
(leggi il nostro articolo sulla richiesta della Cementir http://www.corriereditaranto.it/2016/04/08/porto-la-cementir-rinasce-con-lilva-caltagirone-vuole-la-calata-iv-per-i-prossimi-20-anni/)
Ora però, a fronte dell’annuncio di 47 licenziamenti (e del fatto che la Cementir dal 1 gennaio 2014 ha spento il forno non producendo più cemento ma soltanto il clinker), la stessa Autorità Portuale, all’interno dell’ottica di rilancio del porto di Taranto nella speranza di provare a renderlo il più indipendente possibile dal futuro delle grandi industrie presenti sul territorio (come Ilva ed Eni), vuole vederci chiaro. E sta riflettendo seriamente sul futuro della calata IV e della concessione, anche annuale, alla Cementir di utilizzo della banchina. Stando a quanto trapelato dalla riunione odierna, l’intenzione sarebbe quella, in extrema ratio, di negare in via definitiva l’utilizzo della banchina alla società di Caltagirone, provando a concederla a chi potrebbe farne un uso migliore.
Del resto, i numeri forniti sull’utilizzo della banchina durante la riunione odierna parlano chiaro e non lasciano adito a dubbi: negli ultimi 5 anni sono arrivate soltanto 8 navi. A testimonianza del fatto che la decisione della Cementir di abbandonare Taranto al suo destino, e con esso il sito in piedi dal 1964 che ha contribuito all’inquinamento del territorio nonché la banchina sulla quale non sono mai stati fatti i lavori dovuti, era scritto da tempo. Come abbiamo sempre denunciato in questi anni, in particolar modo sulle colonne del ‘TarantoOggi’ a partire almeno dal lontano 2013, quando il gruppo Caltagirone sospese (annunciandolo nel cda dell’aprile di quell’anno) il progetto di 150 milioni di euro sul ‘revamping‘ del sito tarantino, legando il destino dello stesso al futuro dell’Ilva (visto che il cemento sino al 2013 è stato prodotto grazie alla loppa di altoforno fornita dall’Ilva) e a quello del mercato del cemento italiano.
L’unico dubbio che ancora resta è: a che gioco sta giocando la società di Caltagirone? Che senso ha chiedere a marzo una concessione ventennale di una banchina che negli ultimi 5 anni di fatto è rimasta inutilizzata, per poi annunciare a settembre 47 licenziamenti (all’interno di un piano di esuberi che in tutta Italia inizialmente riguardava 106 lavoratori) nel sito dove opera quella stessa banchina? Qualcosa, evidentemente, non torna. E’ solo una strategia per mettere pressione ed ottenere quella concessione in attesa di conoscere il futuro dell’Ilva? O cos’altro?
(leggi l’articolo su futuro economico e inquinamento http://www.corriereditaranto.it/2016/08/02/la-cementir-guarda-taranto-sorniona-futuro-incerto-inquinamento-sottorraneo2/)
Cambio al vertice
Piccola chiosa finale: Paolo Bossi è stato nominato nuovo amministratore delegato di Cementir Italia, Cementir Sacci e Betontir (produzione e vendita di Calcestruzzo). Milanese, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, Bossi ha iniziato la sua carriera in Saipem, per poi passare in Sinai White Cement (società egiziana che produce e distribuisce cemento bianco) dove è stato ad.
Forse è il caso che qualcuno a Taranto si svegli dopo anni di complice sonno e silenzio. Ma a quanto pare, sono tutti impegnati nell’esprimere le loro ‘dubbie‘ idee e proposte sul futuro dell’Ilva. In una città dove negli anni è nato un esercito di ‘onniscienti‘, tutto ciò che non è Ilva o non interessa. O lentamente muore nel silenzio. Chapeau.
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