martedì 27 agosto 2019

Dalla manifestazione de La Felandina, racconto, interventi, assemblea

 La giornata di lotta ieri è iniziata all'alba. I braccianti del campo La Felandina hanno organizzato un "blocco/presidio" dell'uscita dal campo perchè nessuno andasse al lavoro. Una maccchina di un padrone ha cercato di forzare, ma è stata allontanata. La quasi totalità dei migranti ha fatto sciopero.
Quindi per un paio d'ore nel campo, in tanti hanno fatti i cartelli, striscioni per la manifestazione, tanti fatti al momento dallo Slai cobas con l'aiuto dei migranti e di persone di associazioni, insieme ad un grande pannello con articoli di giornali che testimoniano lo sfruttamento e le vergognose condizioni di vita dei lavoratori migranti, alcuni cartelli ricordavano Petty, la donna nigeriana uccisa nell'incendio del 7 agosto.
E' stata anche l'occasione per noi per girare nel campo, entrare dentro i vari capannoni, vedere meglio le vergognose, assurde condizioni in cui sono costretti a vivere i braccianti migranti, ma soprattutto per parlare con tanti di loro. 
Intanto sia Ivan Sagnè, sia molti migranti hanno usato il tempo per parlare al microfono, sia per organizzare la mattinata sia per portare con forza la denuncia e le richieste dei migranti. Un bel momento è stato quando, lanciata da Ivan Sagnè, si è cantato tutti insieme 'Bella ciao'. 
Verso le 8,30 è partito il lungo corteo di trattori, macchine, pulman con più di 300 migranti. Altri sono rimasti al campo per evitare che avvenisse lo sgombero.
Arrivati a Serra Marina vi è stato un breve corteo tra i campi, ma molto vivacizzato dai braccianti migranti, con parole d'ordine, canti, tamburi improvvisati.
Al ritorno nel piazzale vari braccianti migranti si sono portati sulla strada per bloccarla, per alzare il tono della protesta, perchè il corteo non finisse come una passeggiata nelle campagne.
Qui si è aperta un contrasto tra questi migranti che volevano continuare il blocco e dicevano che bisognava andare a manifestare a Matera dove sta la Prefettura che prepara lo sgombero invece che andare da "campo a campi", e gli organizzatori della manifestazione che giustificavano la decisione di ieri, chi per la mancanza di risorse economiche e organizzative per i pulman fino a Matera, per la fretta di anticipare manifestazione a causa della minaccia di sgombero per cui non c'era tempo per organizzarla ua Matera - Ivan Sagnè ha detto che in effetti era stato un errore venire a Serra Marina; chi valorizzando il rapporto con agricoltori solidali della zona, la presenza di sindaci e provincia e delle TV, giornalisti che avevano dato visibilità alla manifestazione, cosa che invece con 300 persone non ci sarebbe stata a Matera. 
Questo dibattito è proseguito negli interventi nell'assemblea, con l'impegno degli organizzatori - Altragricoltura, Associazione NoCap - a preparare nei prossimi giorni una manifestazione nelle città, a Matera e anche a Potenza. 
Lo Slai cobas è stato con i braccianti migranti durante il breve blocco stradale, ne ha condiviso le ragioni, lo ha ribadito anche negli interventi, e ritiene che era possibile gestire diversamente la  necessaria protesta mantenendo l'unità, la combattività e la buona riuscita della manifestazione e sciopero.
Nell'assemblea che vi è stata nel piazzale tanti, ricchi sono stati gli interventi dei braccianti migranti. 
E' intervenuto anche un rappresentante degli agricoltori che ha detto che grazie al lavoro dei migranti le imprese agricole possono andare avanti, mentre la politica pensa solo a smantellare i ghetti e che ha proposto la realizzazione di un campo attrezzato della protezione civile; poi intervento del rappresentante della provincia per cui all'incontro in Prefettura va posto prioritariamente e principalmente il NO allo sgombero.
Gli interventi dello Slai cobas sono riportati sotto.
L'assemblea quindi si è chiusa con l'unanimità sul NO allo sgombero, nessuno si deve muovere da La Felandina, finchè non c'è la soluzione, così come vanno poste al prefetto le altre importanti questioni dei documenti e delle garanzie per il lavoro.
Su quale soluzione, come sul documento presentato in prefettura ci sono differenze. Ma queste lo affronteremo dopo, soprattutto dopo aver saputo dell'incontro odierno in prefettura a Matera.

SEGUONO INTERVENTI/INTERVISTE DEI BRACCIANTI MIGRANTI E GLI INTERVENTI DELLO SLAI COBAS SC

BRACCIANTI
Non siamo contenti per tutto, non viviamo bene, è difficile portare acqua nel campo, non abbiamo dove dormire... Ma ora vogliono solo farci uscire di qua.
Sono qui dal 2011, lavoro sempre... Se io ho i documenti posso andare al lavoro, ma se io non ho
documenti non posso andare al lavoro, se io mi devo sposare non posso.
Salvini dice: devi andare a lavorare... Noi al lavoro vogliamo andare ma se tu blocchi i documenti io non ho lavoro. Da 5 anni aspetto documenti. Questo è un problema per noi. Queste leggi devono cambiare. Ora c'è lavoro, io posso lavorare sempre, ma vogliamo contratto, condizioni migliori.

Qui non c'è niente di niente, non c'è acqua, luce, mangiare. Eppure siamo qui per aiutare l'agricoltura. Siamo qui per lavoro, ma non possiamo lavorare senza contratto. Ci vuole il contratto per trovare casa. Io quest'anno qui sono da 4 mesi, prima stavo a Palermo sempre per la campagna, vengo dal Senegal. Ma in queste condizioni in Italia è troppo duro.
Non siamo d'accordo con una soluzione che porti a dividerci. Io per esempio lavoro con altri da 2 anni, facciamo tutto insieme. Se loro dividono noi, io vado in un'altra parte, così c'è casino e non va bene. L'unica cosa è rimanere insieme. Lavoriamo insieme da tanti anni. Dobbiamo rimanere dove c'è il lavoro. Se vai in questura per i documenti, se non hai il contratto loro dicono no, non hai i documenti. Io ho il contratto di lavoro, ma tanti qui non lo hanno. Qui si lavora sempre, anche quando fa freddo.
Noi vogliamo che per il lavoro ci paghino la giornata a 50 euro, ora invece danno 35/40 euro per sette ore. Io con altri lavoro a Ginosa Marina, arrivo in campagna con la macchina di un amico che vive nel campo, pagando un euro per la benzina; altri vanno a piedi, in bicicletta. Qualche padrone viene a prendere dal campo alle 5 di mattina.
Nei giorni scorsi è venuta la polizia, io non c'ero ma ho saputo dai miei amici che diceva che era obbligatorio uscire da qui, ma loro devono dare un posto per noi. Noi non siamo animali. Guarda il cibo che ci danno, è impossibile. La polizia ha portato via le bombole, e ci portano questo cibo che è poco e non va bene. Il mo sangue è uguale a quello degli altri lavoratori italiani, lavoriamo insieme senza problemi.

Ora sono qui da quattro mesi, prima stavo a Napoli in un centro d'accoglienza e facevo il mediatore. E' la prima volta che lavoro in campagna.
Bisogna chiedere di stare bene. Ora stiamo senza acqua, senza luce, niente. Non va bene stare qui. Noi stiamo per lavoro, non siamo criminali. Io vengo dal Gambia e sono andato via per lavoro. Al prefetto dobbiamo chiedere di stare bene. 

Nessuno vuole stare qui. Abbiamo cercato la casa, ma nessuno vuole darla. Con un contratto di giorni, di settimane nessuno vuole darla. Noi vogliamo lavorare, avere un contratto giusto, non 30 euro al giorno, così possiamo avere una casa.
Problema dei documenti. Noi stiamo protestando, senza documenti è impossibile.
Ci dicono andate via, ma dove dobbiamo andare?

SLAI COBAS TARANTO
Io sono dello Slai cobas di Taranto. Non vedo altri sindacati, soprattutto non vedo Cgil, Cisl, Uil e dico che purtroppo non li vedremo mai in questa lotta.
Devono essere chiari tra di noi alcune questioni.
Ci dicono: dobbiamo rispettare le leggi, i regolamenti, dobbiamo fare le cose con calma... però io vedo una cosa che chi non rispetta le leggi, le regole sono chi sta a Roma, è la polizia che viene nel campo e chiama ad uno ad uno per spaventare, sono chi sta alla prefettura che a quest'ora ancora non ha risposto... Noi che stiamo a Taranto, che abbiamo fatto tante lotte con i migranti dei centri di accoglienza, certo non volevamo fare le lotte dure, però a volte solo quando bloccavamo le strade, il ponte girevole ci incontrava il prefetto, ci incontrava il sindaco, altrimenti potevamo stare là, sotto il sole per ore, giorni e non ci avrebbe mai incontrato.
La questione vera, e non da oggi, oggi molto di più con questo governo che ci ritroviamo, ma anche prima, è che stanno facendo una guerra contro i migranti e allora il problema è che noi questa guerra dobbiamo impedirla, dobbiamo portare la rivolta contro i responsabili, i responsabili che stanno nella Istituzioni che calpestano pure le leggi, pure le loro regole. Perchè non sta scritto a nessuna parte che uno deve morire in un campo, che ci deve essere un incendio. Oggi non stiamo qui come tante altre volte, siamo qui perchè è successo un incendio in cui è morta una nostra sorella, ma potevano morire tanti altri. E che facciamo, aspettiamo un altro incendio?
Ci devono essere delle risposte vere. Sentiamo dire: ora ne mettiamo 40 in questo centro d'accoglienza, altri in quest'altro, ecc. Noi dobbiamo dire NO a questa soluzione di dividerci, di dividere la nostra forza, perchè oggi è andata bene, abbiamo fatto una grossa manifestazione, 300, 300 non sono pochi. Invece loro vogliono dividervi, disperdervi, vogliono mettere in centri in cui sei anche controllato, devi anche sapere l'orario di ingresso e di uscita. Questo non va bene!
Noi vogliamo alloggio per tutti, dignitoso, gestito da voi stessi, perchè non siete né bambini, né handicappati, siete lavoratori, migranti e sapate benissimo gestire una struttura.
La prima questione è NO allo sgombero. L'altra questione è NO divisione, non dispersione, non smorzare questa forza. Perchè questa forza deve andare avanti.
Qui c'è un operaio dell'Ilva di Taranto. Come gli agricoltori sono importanti – però onestamente dico anche agli agricoltori: fate un consorzio, dite agli altri agricoltori di dare il contratto ai migranti, di pagarli giustamente, questo dovete fare – ma anche i lavoratori, gli operai italiani, che come voi hanno lo stesso sangue, il sangue è rosso non ci sono altri colori, sono qui oggi da Taranto per dirvi che insieme dobbiamo lottare.


OPERAIO ILVA SLAI COBAS
Noi e voi abbiamo lo stesso problema di dipendenza economica dal padrone. Io oggi ho visto la vostra condizione. E' una condizione di merda! Una condizione in cui nessun lavoratore deve stare. Pezzi di merda che pretendono di giudicare i migranti in base alla loro condizione economica. Pezzi di merda che sono chiamati a rispettare la Costituzione italiana e non la rispettano o per ignoranza o per malafede, e in nessun caso possono essere giustificati. E la lotta dei lavoratori migranti per evitare lo sgombero forzato de La Felandina è giusto! Non è giusto che vivete in quelle condizioni, in cui neanche la spazzatura vengono a ripulire, abbandonati a voi stessi, ma non è giusto che voi dovete essere sgomberati forzatamente. E' giusta la lotta per il salario, perchè questa lotta permette condizioni di vita migliori per tutti, per chi è dipendente, ma anche per chi dà il lavoro. Un vostro compagno mi ha detto che dovrebbe avere 35 euro al giorno, ma non li vede mai.
Sul fatto, come è stato detto, che se fossimo andati oggi in 300 a Matera non ci avrebbero dato retta, mentre qui possiamo essere visti. Ma da chi, dalla polizia? Dai tre sindaci che sono venuti? Qui stiamo noi, le forze dell'ordine, i sindaci, il rappresentante della Provincia. La cosa giusta sarebbe stata quella di bloccare la strada, solo in quella maniera si acquista visibilità. Va bene, sarà rinviato alla prossima volta.

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