Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto dall'8 agosto e ogni settimana è andato a La Felandina, incontrando i migranti, alcuni loro rappresentanti del Comitato, portando solidarietà e indicazioni, linea, proposte per avviare la necessaria lotta; il giorno 21 agosto, invitato dai migranti, ha ugualmente partecipato all'assemblea.
Riportiamo, di seguito, una sintesi di alcuni degli interventi principali.
Come stiamo dicendo in questi giorni negli incontri con i braccianti migranti, noi siamo perchè i migranti, ora autorganizzati nel Comitato de La Felandina, decidano e siano in ogni momento i protagonisti delle varie iniziative; che ogni solidarietà sincera e attiva è utile, ogni azione che contrasta la politica di sgomberi, repressione, aiuta - riportiamo sotto anche l'informazione sul ricorso al Tar fatto da un'avvocatessa contro l'ordinanza di sgombero - ma ciò che serve non sono tanto decine di associazioni di cui a volte si conosce solo la firma su un documento, ma l'unità dei migranti nella lotta; che è in atto una "guerra" da parte di governo, Istituzioni razziste padroni che sfruttano, polizia al loro servizio, contro i migranti, con sgomberi violenti che invece che risolvere situazioni disumane, peggiorano e vogliono spezzare la forza di realtà collettive di migranti, e che quindi occorre rispondere con una lotta adeguata a questo attacco.
DALL'ASSEMBLEA
Yvan Sagnet: vogliono far credere che qui dentro ci sono dei delinquenti, ma da quando siete qui da alcuni anni, vi sono stati zero delitti in questo territorio, basta con lo steriotipi per cui dove ci sono stranieri ci sono delinquenti! Senza i migranti in questo territorio nessuno raccoglie i pomodori. La polizia sta facendo firmare un foglio alle persone senza neanche dire cosa è. E' un errore firmare questo documento, vogliono fare terrorismo psicologico, spaventare per far andare via, ma nessuno deve andare via da qui finchè non danno risposte concrete, non danno case alle persone. Questo è il quarto sgombero che vogliono fare.
ll 29 agosto nessuno deve andare a lavorare, ma venire a manifestare; chiederemo l'incontro al prefetto per portare le proposte del Comitato. Il 3 settembre andremo coi pulmann sotto la Regione a Potenza, responsabile soprattutto degli alloggi. Vi sono qui strutture disabitate che possono ospitare delle persone, vogliamo dire alla Regione di metterle subito a disposizione.
I fondi dell'Ue che ci sono devono essere immediatamente impegnati.
Noi dobbiamo agire pacificamente, non cadere nelle provocazioni. Nessuno si muove da qui finchè non c'è una soluzione. Anche se la polizia vi dice andate via, voi non andate, loro stanno cercando di scaricarvi. Qui siamo uniti e siamo forti. Loro vogliono mandarvi via da qui al fine di spegnere questa rivoluzione pacifica, dal basso. Perchè più siete qua, più siete forti, questo è un punto di aggregazione; è questo che non vogliono. Non siete obbligati a dare i vostri nomi, a firmare.
Slai cobas sc Taranto. Siamo qui dal giorno dopo del maledetto incendio, con alcuni di voi ci siamo già incontrati.
Voglio per prima cosa ricordare la nostra sorella che è morta, la nostra sorella che io dico che è stata assassinata, per le bestiali condizioni in cui vi tengono in questo campo.
Noi siamo perchè si sviluppi la lotta e che questa vada avanti finchè non si ottengono dei risultati veri. Anche a Taranto e in provincia abbiamo fatto delle lotte; in particolare a Taranto lotte lunghe sui documenti, sulle condizioni disumane in cui tenevano vostri fratelli nei centri di accoglienza. E solo con la lotta, incontri che sono stati imposti solo con la lotta, non bastavano certo le lettere, siamo riusciti anche a vincere, a strappare dei risultati. Quindi anche qui noi dobbiamo fare questa lotta, non dobbiamo permettere che ci sia lo sgombero se non c'è una soluzione per tutti, senza divisioni tra regolari e irregolari come hanno fatto in altri campi, e una soluzione che permetta di andare a lavorare. Altrimenti sono chiacchiere, vi dividono e poi non è possibile continuare ad avere neanche quello schifo di lavoro che fate. Anche questo campo non è che non potrebbero renderlo civile e umano, non danno l'acqua, non fanno neanche una cucina da campo, non mettono i bagni, ecc.; nelle zone terremotate si vede che questo si può fare.
L'altra questione sono i documenti. Anche noi siamo venuti nei giorni scorsi con l'avvocato perchè occorre fare una richiesta collettiva, a partire dai documenti bruciati.
Ancora, altra questione è il lavoro. E' giusto lo sciopero, è giusto che ci si fermi per manifestare, perchè per questi padroni voi andate bene quando vi possono pagare pochi euro e sfruttarvi, mentre quando devono dare condizioni di lavoro e un salario dignitosi, allora lì non andate più bene.
Noi ora dobbiamo lottare contro questa situazione, che è uguale anche in altre realtà, esempio a Foggia, a borgo Mezzanone.
E' necessario, quindi, che siamo uniti, lottare, non mollare finchè non otteniamo dei risultati. Allora, avanti nella lotta, abbiamo coraggio e abbiamo fiducia in noi stessi. Non possiamo certo avere certo fiducia nelle Istituzioni, perchè più si va avanti e più spandono razzismo - state male voi e stiamo male anche noi prima di questa data. obbiamo essere uniti. Non possiamo certo avere certo fiducia nelle Istituzioni, perchè più si va avanti e più spandono razzismo, state male voi e stiamo male noi. E noi ci dobbiamo unire e lo dobbiamo dire anche ai lavoratori italiani.
Sono intervenuti anche alcuni migranti. Hanno soprattutto denunciato la presenza nel campo e l'atteggiamento della polizia che obbliga ognuno dei migranti a dare il permesso di soggiorno e di fronte alle loro domande sul perchè non hanno dato spiegazioni. "La preoccupazione - ha detto un migrante del Comitato - è che noi abbiamo deciso una data per la manifestazione e possono sgomberare prima di questa data. Noi dobbiamo essere pronti, perchè la situazione è già molto critica. Dobbiamo essere uniti".
INFO - RICORSO CONTRO ORDINANZA DI SGOMBERO
19 agosto, l’avvocato Angela Maria Bitonti, con il supporto della Campagna LasciateCIEntrare, ha notificato e iscritto al ruolo il preannunciato ricorso al TAR di
Basilicata avverso l’ordinanza n. 21 del 21 maggio 2019 emessa dal Sindaco del Comune di Bernalda, avente ad oggetto: “Ordinanza Sindacale, contingibile ed urgente, adottata per fronteggiare emergenza sanitaria o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale”. E si sta preparando anche un ricorso alla CEDU.Senza alcun rispetto dei diritti di queste persone.
Il Sindaco del Comune di Bernalda avrebbe erroneamente e semplicisticamente fondato la propria Ordinanza su una nota del Dipartimento di Protezione e Salute dell’ASM Matera. Tale Ordinanza appare generica e carente di motivazione. In effetti, non è specificato in alcun modo in cosa consista il “pericolo” e l’ “emergenza sanitaria insorgente” né di quale “epidemia” si stia parlando e per quale ragione possa essere talmente grave da giustificare lo sgombero di oltre cinquecento persone.
Nel ricorso, si contesta l’illegittimità e l’infondatezza dell’ordinanza, che pertanto andrebbe annullata. Viene innanzitutto richiamata la violazione dell’art. 11 della Convenzione Internazionale per i Diritti Economici, Sociali e Culturali (New York, 16 dicembre 1966), ovvero quello relativo al diritto ad un alloggio adeguato, nel quale si evidenzia anche che gli sgomberi forzati non devono lasciare gli individui senza alloggio né violare altri diritti umani. Inoltre, tale sgombero forzato potrebbe violare l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU), che stabilisce il diritto al rispetto della vita privata e famigliare e che limita l’ingerenza dell’autorità pubblica ai soli casi tassativamente previsti dalla legge. Al pari della CEDU, anche la Carta Sociale Europea Riveduta è annoverabile tra le fonti di diritto internazionale in materia di sgomberi forzati, con le previsioni di cui agli articoli 31 (diritto all’alloggio), e 30 (povertà ed esclusione sociale). Infine, la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, all’art. 5 prevede che “in base agli obblighi fondamentali di cui all’art. 2 della presente Convenzione, gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le forme ed a garantire a ciascuno il diritto alla eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica”. Si contesta anche la violazione dell’art. 32 della Costituzione (chiamato in causa dalla stessa ordinanza!), perché l’esecuzione dello sgombero porrebbe in serio pericolo gli occupanti dell’area dell’Ex Felandina, e perché gli stessi si troverebbero inevitabilmente a vivere per strada in una situazione di totale abbandono che aumenterebbe la loro condizione di emarginazione e vulnerabilità e che sfocerebbe inevitabilmente in un attuale e concreto pericolo per la vita e la incolumità degli stessi. Proprio in palese violazione dello stesso art.32 della Costituzione, oltre che ledere irrimediabilmente la loro dignità di uomini.
L’ordinanza impugnata non prevedendo nulla rispetto ad un alloggio alternativo, come previsto dalla normativa internazionale, è preordinata ad impedire o rendere più difficile il collocamento dei braccianti stranieri, rifugiati e richiedenti asilo, sul territorio del Comune di Bernalda. Impedendone oltretutto un naturale processo di inclusione socio-lavorativa a livello locale.
Per questi migranti è quasi impossibile il reperimento di alloggi, sia per il basso salario percepito sia per l’indisponibilità dei proprietari di case a locare a cittadini stranieri. Il Sindaco, nella sua qualità di pubblico ufficiale e nell’esercizio delle sue funzioni, con lo sgombero, compirebbe un atto che arbitrariamente discriminerebbe i braccianti in ragione della loro condizione di “cittadini stranieri” e della loro conseguente estrema difficoltà a reperire alloggi in locazione.
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