L'articolo su Sole 24 Ore di oggi (pubblicato, in gran parte, sotto) farebbe intendere, dai titoli, che finalmente si avvierebbe il risanamento ambientale dei quartieri più inquinati dall'Ilva e del Mar piccolo.
In realtà, anche leggendo l'articolo, vengono fuori parecchie cose che mettono invece fortemente in discussione queste bonifiche.
Prima di tutti i soldi. Si tratta di cifre molto al ribasso e totalmente insufficienti ad un reale risanamento - l'esempio più evidente è proprio al quartiere Tamburi dove sono stati stanziati 8 milioni di euro che non bastano neanche per le 5 scuole indicate (per cui la spesa prevista sarebbe di 8,9 milioni di euro); per non parlare di tutto il resto del quartiere.
Nello stesso tempo, invece, vengono stanziati 40 milioni per l'area impresa di Statte - mentre non si dice nulla per tutto il resto del paese area abitativa.
Secondo, i lavori da fare. Sempre considerando i Tamburi, sembrano dalla prima descrizione lavori di manutenzione e non di risanamento ambientale.
Terzo, i tempi per cui ancora non sembra esserci un preciso cronoprogramma, vedi poi lavori in Mar Piccolo per cui occorrono ancora degli studi che non si concluderanno prima di 6 mesi.
Infine, l'altro grosso problema. Chi li farà questi lavori. Dove sta un grande piano di occupazione che unisca l'emergenza ambientale all'altra emergenza di Taranto, quella del lavoro che manca o si riduce fortemente? Noi da tempo diciamo che nei lavori di bonifica devono lavorare i disoccupati di Taranto, in primis proprio quelli dei quartieri inquinati (perchè, come abbiamo scritto più volte: ai Tamburi si muore per l'inquinamento ma neanche senza lavoro e salario si può vivere), che Regione e Provincia devono fare corsi di formazione finalizzati a questi lavori. Per questo abbiamo posto e poniamo a tutte le Istituzioni che venga posta una clausola sociale negli appalti pubblici alle Ditte che li vincoli ad assumere i disoccupati di Taranto.
Ma finora a domande precise non hanno corrisposto risposte.
(da Sole 24 Ore)
"Ora che le priorità sono state individuate e riguardano le scuole del
quartiere Tamburi di Taranto, l'area destinata alle imprese del Comune
di Statte e il Mar Piccolo di Taranto, si tratta di far partire i primi
progetti... si é data tempi serrati: avviare gli interventi prima
dell'estate in modo da avere i lavori in corso nella seconda parte
dell'anno.
...Al momento, non sono però molti i soldi stanziati per la
bonifica. Secondo un quadro fornito a fine gennaio dal ministero
dell'Ambiente, il protocollo per il risanamento dell'area di Taranto,
cui la legge 171 si rifà, prevede sì uno stanziamento complessivo di 396
milioni di euro, di cui 283 disponibili e 113 da reperire, ma tolti i
fondi per l'ammodernamento del porto (187 milioni), per la "Smart Area"
(60 milioni) e per la riqualificazione industriale (30 milioni), alla
bonifica vera e propria vanno per ora 119 milioni, di cui 66 disponibili
e 53 da reperire (!?). Queste risorse sono così ripartite: 21 per la
bonifica e messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da pcb
nel Mar Piccolo, 50 per la falda superficiale del sito di interesse
nazionale di Taranto, 8 milioni per il rione Tamburi, 40 per l'area
imprese di Statte. Ed è agli obiettivi indicati dal protocollo che si è
poi rifatta la cabina di regia nel fissare le prioritá. «Ora che il
quadro è un poco più chiaro, non dobbiamo perdere tempo» dice il
commissario Pini.
Per il rione Tamburi, il più esposto all'inquinamento dell'Ilva data la
sua vicinanza agli impianti, l'intervento si concentrerà su cinque
scuole (Deledda, De Carolis, Gabelli, Vico e Giusti) con una spesa di
8,9 milioni di euro su progetti predisposti dal Comune di Taranto. I
lavori dovrebbero partire a fine anno scolastico in modo da sfruttare il
periodo di vacanza degli studentu per riconsegnare poi a settembre gli
edifici messi a norma. Fra i lavori previsti, rientrano l'adeguamento
impiantistico, il miglioramento dell'efficienza energetica, la
sostituzione dei pavimenti e degli infissi. Resta poi da affrontare la
bonifica di tutti quei terreni non asfaltati risultati inquinati e dove
il Comune, con due ordinanze sindacali, ha bloccato l'accesso. Per
l'area di Statte, invece, il ministero dell'Ambiente ha dato il via
libera al piano di caratterizzazione della falda utile a capire, sulla
base degli inquinanti presenti, che tipo di azione poi effettuare.
Lo studio sarà avviato entro fine maggio per essere completato nell'arco
di un mese. I lavori dovrebbero invece partire a fine agosto. Si
prevede di spendere 27 milioni. Su Mar Piccolo, invece, che è un mare
interno della cittá, l'attivitá di disinquinamento si concentrerà sul
primo seno dove la contaminazione di diossina e pcb ha messo ormai da
tempo fuori gioco la coltivazione delle cozze...
Su Mar
Piccolo, però, l'Arpa Puglia, attraverso uno studio preliminare che
valuterá anche l'andamento delle correnti marine, dovrà dire in sei mesi
quale metodologia è la più appropriata e quali altre sorgenti
inquinanti, dopo la chiusura degli scarichi di fogna, sono ancora
attive. Uno dei timori espressi, infatti, è che il dragaggio dei fondali
al fine di liberarli dalle sostanze inquinanti, possa poi trasportare
queste ultime altrove, magari nel secondo seno di Mar Piccolo, creando
così ulteriori danni ambientali. E cosí, oltre al sollevamento dei
sedimenti dai fondali, si potrebbe optare per un'altra tecnica, il
cosiddetto "capping", che consiste nel coprirli con materiali
particolari. «In ogni caso - sottolinea Antonello Antonicelli, dirigente
dell'assessorato regionale all'Ambiente - dovremo decidere nei prossimi
sei mesi per non perdere i finanziamenti».
Mar Piccolo, proprio perché alla fine non si è deciso quale strategia
adottare, nel 2005 ha giá perso 25 milioni di euro che, destinati alla
bonifica di 170 ettari, sono poi stati dirottati dalla Regione all'area
di mare di Manfredonia per un intervento che si è rivelato risolutivo".
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