venerdì 26 aprile 2013

A proposito del post  di mercoledi 24 aprile 
"dal circolo di proletari comunisti"

Nel circolo di proletari comunisti il mio impegno è sempre stato serio e determinato, convinto del lavoro politico e soddisfatto dei risultati concreti,anche se piccoli e parziali.Senza mai un passo indietro ,anche quando la lotta diventava   difficile e pericolosa. Lotte dure e reali ,veri assaggi di lotta di classe che danno continua forza a chi cose come  il comunismo,l'appartenenza con dignità al proletariato,la necessità di un conflitto di classe,l'esigenza della rivoluzione,l'irrinunciabilità alla violenza di classe, le ha imparate prima tra le masse,nella vita di tutti i giorni e solo successivamente studiate su ahimè troppo pochi  libri.
La mia formazione " in stretto legame con le masse " è proletaria per  appartenenza e comunista per scelta,nonostante il nome che mi  porto addosso,le mie solide basi comuniste e di classe le ho costruite con fatica ,dissentire  dalla linea di proletari comunisti mi ha allontanato dal circolo...non dal comunismo.
Fermo restando il rispetto e la stima per il direttivo e le lotte che nel tempo ha portato avanti, non posso fare a meno di evidenziare alcune cose .Mi si rimprovera di non aver addotto motivazioni politiche di dissenso di linea,ma questo non è vero perchè i contrasti, le discussioni agguerrite e le critiche accese   non sono mai mancati nelle assemblee,a partire da quel 2 agosto,quando il comitato ancora non si era costituito.Quando ho dissentito dalla linea di proletari comunisti che agiva con pregiudizio rispetto alla invasione di migliaia di cittadini e lavoratori che interrompevano giustamente il teatrino indegno dei sindacati confederali .Perchè da comunista invece sentivo l'esigenza di appoggiare e condividere attivamente quel momento di insurrezione di massa contro i sindacati asserviti.  L'aver fatto autocritica dopo, oltre a constatare una opportunità mancata, serve a noi ma non alla costruzione tattica di una lotta lunga e dura che necessariamente deve comprendere  l'unità di tutte le avanguardie e le realtà in lotta.Ogni avvenimento va considerato per ciò che è,non per chi lo propone.Ogni divisione,ogni settarismo lavora contro  la costruzione di un fronte proletario d'avanguardia capace realmente di cambiare  i rapporti di forza tra padroni e lavoratori, oppressori e oppressi, avvelenatori e avvelenati.A Taranto questo serve,non si può rimanere  immobilizzati dal settarismo,dalla competizione,dal pregiudizio.

benni scripilliti

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