Sono stati sentiti soprattutto gli allevatori che hanno dovuto distruggere pecore e capre e i prodotti alimentari per la diossina. Tra parentesi, dagli interrogatori è emerso la miseria che lo Stato ha dato come rimborso per ogni animale abbattuto: 62 euro, a fronte di 300 euro che normalmente si ricavano in caso di vendita.
Le domande degli avvocati degli imputati hanno come unico scopo, non certo di chiarire la situazione, ma di far entrare in contraddizione i testi evidenziando piccole e insignificanti discordanze con quanto dichiarato anni fa alla Guardia di finanza, o addirittura cercando di far passare gli allevatori da vittime a colpevoli.
In generale questi sono interrogatori brevi, con domande di routine. Ma non è certo di routine la sofferenza, la denuncia, a volte anche con amara ironia, che viene fuori dalle risposte degli allevatori; da un lato lo spessore, la drammaticità di una situazione che coinvolge nell'attacco alla salute animali, allevatori, agricoltori, persone consumatrici di quei prodotti, per il profitto capitalista; dall'altro la miseria dei servi degli assassini.
Ieri l'udienza è stata occupata soprattutto dalla lunga testimonianza di Marescotti, presidente di Peace link. E' stata di fatto, attraverso dati, fatti, una denuncia soprattutto dell'atteggiamento inerte del sindaco, Stefano, del presidente della Regione Vendola, come del Ministro dell'ambiante.
Stefano, dopo un iniziale periodo in cui sembrava disponibile a muoversi per la difesa dell'ambiente, ha assunto sempre più un atteggiamento da un lato di copertura della situazione, dichiarando per esempio che i dati epidemiologici forniti dalla Asl dimostravano un miglioramento quando poi non vi era alcun documento a conferma, o mentendo sui dati dell'Arpa; dall'altro di non utilizzo dei poteri a lui affidati per fare delle prescrizioni, e questo avviene anche in un periodo in cui l'Arpa mette a disposizione del sindaco un suo funzionario, che però viene inserito dal Comune in attività ultrasecondarie.
Anche per i Tamburi - ha detto Marescotti - la politica del Comune è stata quanto meno superficiale, ambigua: nessuna caratterizzazione dei terreni, all'inizio non circoscrizione delle aree pericolose. Il sindaco aveva solo la preoccupazione di non allarmare la popolazione. Il Sindaco affermava che il "campionamento continuo" non è possibile, quando gli esperti invece dicono il contrario.
Dalla testimonianza vengono fuori anche circostanze che mostrano la politica quantomeno di "disinteresse", o peggio di connivenza con i Riva, da parte degli altri Enti o Istituzioni, dall'Arpa al Presidente della regione, Vendola, al Ministero, il cui ministro, allora Orlando viene a Taranto, convoca anche Peace Link, ma a fronte di precise richieste di accertare "chi inquina", fa fare al suo braccio destro solo una lettera alla Provincia, lettera che poi anche sparisce. Per non parlare del fatto che dall'agosto del 2010 al dicembre del 2012 il governo sospende il limite del benzoapirene, forte cangerogeno.
Vendola, da parte sua, nonostante vari solleciti, non fa un'indagine epidemiologica, "che sarebbe costata quanto uno spot televisivo", fa una legge sulla diossina che però rimane inattuata.
Le domande dei PM a Marescotti riguardano poi anche la situazione all'interno dell'Ilva, dove vengono installate delle centraline per rilevare i valori degli inquinanati tossici, centraline che prima danno valori stranamente inferiori a quelli delle centraline dei Tamburi, poi per un certo periodo smettono proprio di funzionare.
Sulla situazione all'interno dell'Ilva, sulle fonti di notizie, e soprattutto sulla "struttura ombra", denunciata anche a Marescotti da alcuni operai, c'è da dire, però, che le risposte di Marescotti sono sembrate ieri monche, reticenti (per coprire quegli operai?).
Il 30 e 31 le audizioni verteranno ancora sui danni provocati dall'inquinamento - sui reati di natura ambientale; verrà ascoltato il Direttore del dipartimento di prevenzione della Asl, Michele Conversano. Inoltre verranno sentiti dei consulenti di parte civile per i dannegiamenti subiti dagli immobili del quartiere Tamburi.
Ma più che consulenti ed esperti, è la voce degli operai, degli abitanti dei quartieri inquinati che può portare una vera vantata di ribellione nelle grigie aule del processo.
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