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DALL'EDITORIALE:
"...Centinaia di migliaia sono le donne che hanno scioperato e manifestato l'8 marzo nello sciopero globale delle donne. In Italia questo sciopero è stato innescato dalla manifestazione del 26 novembre a Roma di 200mila donne, dall'assedio ai Palazzi del potere, al parlamento fatto il 25 novembre dalle lavoratrici, e dall'eco dello Sciopero delle donne, dall'Argentina, alla Polonia, alla Francia, ecc.
E' stato un evento storico, preparato dall'onda lunga dello sciopero delle donne proletarie lanciato e promosso dal Movimento femminista proletario rivoluzionario il 25 novembre 2013 e l'8 marzo del 2016.
Uno sciopero delle donne contro padroni, governo, i miserabili sindacati confederali, la stampa borghese, gli uomini che odiano le donne; così come contro le donne borghesi, le donne al potere in governi, istituzioni, partiti parlamentari - che sono nostre nemiche giurate.
In questo sciopero delle donne, sono state le operaie, le lavoratrici, le tantissime precarie, a rendere la parola d'ordine un VERO sciopero, con coraggio, orgoglio, dignità, rischiando in prima persona (dai dati ufficiali che ci giungono – che però non ci restituiscono il quadro reale delle fabbriche, dei servizi, dei tanti posti di lavoro privati medi e piccoli - siamo a più di 40mila donne in sciopero).
Anche se nel panorama delle tantissime donne, ragazze, scese in piazza in tutt'Italia, sono ancora una “entusiasmante-pesante” minoranza, nel loro impatto di rottura con questo sistema del capitale, del suo “ordine sociale costituito”, fatto di oppressione, discriminazione verso le donne, e spesso accettato anche nel movimento sindacale, negli stessi lavoratori, nelle famiglie, hanno portato la voce di ribellione più forte delle donne, hanno rappresentato la maggioranza delle donne, l'insieme dei bi/sogni delle donne (espressa dalla piattaforma costruita nelle lotte dal Mfpr), e hanno portato la “marcia in più”, quella “indomabile”, “inconciliabile”, che non si può fermare, con qualche legge, intervento del governo (tra l'altro oggi, nella fase di moderno fascismo, sempre più impossibili: Minniti usa i fondi sociali per finanziare non certo i centri antiviolenza ma le loro politiche razziste e imperialiste antimmigrati, di interventi militari)..."
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