domenica 27 gennaio 2019

Processo Ilva - Capogrosso: “Non possiamo ottenere che le polveri siano zero ai Tamburi”... E ll PM Buccoliero (quello che dovrebbe essere l'accusa") gli riconosce “una grande correttezza nel dire come stanno le cose”

L'Ing. Capogrosso ex Direttore dell'Ilva fino al 2012, imputato nel processo "Ambiente svenduto" ha continuato questa settimana nella sua "lezione" sull'Ilva: ha spiegato le tappe dello stabilimento, gli impianti, la catena di comando, gli interventi e le molte spese fatte per la sicurezza...; per affermare che l'azienda ha fatto tanto. E poi dice: “Non possiamo ottenere che le polveri siano zero ai Tamburi”. 
Ma le dichiarazioni di Capogrosso, che di fatto costituiscono ammissione della logica di padron Riva ("Io produco acciaio... non posso occuparmi anche dei problemi degli abitanti di Taranto") avvengono in un clima di "cortesia", di "rispetto" - come se non si sta parlando di centinaia di operai morti, di cittadini morti o ammalati di tumore.

(da Taranto Buona sera)
L’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, uno dei principali imputati di reati ambientali nel processo “Ambiente svenduto”, ha ripercorso le tappe storiche della fabbrica più grande d’Europa, a partire dal passaggio dalla gestione pubblica a quella privata, della famiglia Riva, iniziata nel 1995. Stando alla deposizione di Capogrosso, i Riva non ereditarono un gioiello, sotto il profilo ambientale, in quanto “le cokerie erano messe abbastanza male per carenza di interventi e personale non specializzato”, anche perché gli investimenti erano stati concentrati sugli altiforni, era stato rifatto l’ Afo 5, nel 1994 dopo fine campagna.
Capogrosso ha ripercorso gli atti d’intesa sottoscritti nel corso degli anni e, secondo l’accusa, quasi sempre disattesi, sollecitato dalle domande del pm Mariano Buccoliero, ha fornito la sua spiegazione sugli interventi effettuati e su quelli non effettuati. Uno dei temi principali ha riguardato i parchi minerali e le emissioni di polveri provenienti dai grandi cumuli. Da quanto riferito da Capogrosso, l’impegno dell’azienda non è mancato. “Per i parchi abbiamo fatto il giro del mondo per vedere quali soluzioni venivano adottate in casi analoghi al nostro... L’unica soluzione adottata erano le barriere frangivento. per diminuire lo spolverio con un beneficio stimato fra il 30 e il 40%. Si era deciso di realizzare delle barriere ecologiche ma fu firmato l’accordo Regione, Provincia, Comune, con Fitto Commissario straordinario Ambiente il quale spiegò che quest’opera sarebbe stata realizzata dagli enti con l’Ilva perché finanziabile con dei fondi”. Un’opera rimasta sulla carta.
Sul perché, al di là degli atti d’intesa rimasti inattuati, l’azienda non abbia realizzato le coperture dei parchi, Capogrosso si è difeso sostenendo che nessuna Bat prevedeva la copertura se non per parchi di limitate dimensioni. E sulla soluzione attuale di copertura è apparso scettico: “Bisognerebbe attendere i risultati”
Capogrosso ha riferito che nell’ambito di un ridimensionamento delle emissioni sono stati realizzati “impianti per lo scarico della loppa direttamente sulle navi, eliminando il trasporto a bordo dei camion”.
Un’altra innovazione riguarda la realizzazione di “strade interne ai parchi”, l’acquisto e l’utilizzo di “spazzatrici automatiche”, “macchine dei parchi, automatizzate e con tecnologia che consentiva l’utilizzo senza personale”. A ciò si aggiungono “le pratiche operative e la centralina che rilevava la polverosità e faceva scattare l’intervenire il sistema di ‘spruzzaggio’ e il sistema filmante”. Quando il pubblico ministero gli ha fatto notare che gli interventi sono stati insufficienti e le polveri sono arrivate ugualmente al quartiere Tamburi, l’ex direttore dello stabilimento si è difeso spiegando che eliminare lo spolverio è impossibile: “Non possiamo ottenere che le polveri siano zero ai Tamburi”.
L’installazione delle centraline? “Non avevamo problemi a installarle, le avremmo installate ma intervenne l’incidente probatorio e i legali ci consigliarono di fermarci di fronte agli accertamenti in corso in quel periodo”. Per lunghe ore, in tre udienze, Capogrosso ha mostrato grande sicurezza su tutti gli argomenti al centro del contraddittorio. Il pm Buccoliero gli ha riconosciuto “una grande correttezza nel dire come stanno le cose”. Il processo dinanzi alla Corte d’Assise di Taranto proseguirà la prossima settimana con l’esame di altri dirigenti Ilva.

ALCUNI DATI SCIORINATI DA CAPOGROSSO

STABILIMENTO – dati 2011
Impianti: 15 milioni di metri quadri - 66 ettari di parchi minerali

Binari interni 200 Km – Strade asfaltate 50 Km – Nastri trasportatori 190 Km.
I moli al 2° e 4° sporgente sono per lo scarico di materie prime (minerale e fossile). Il 4° sporgente più grande, può scaricare 7mila tonnellate all’ora.

COLLOCAZIONE DEGLI IMPIANTI.
Di fronte ai parchi vi sono le cockerie; poi l’agglomerato limitrofo a Statte; poi Altoforni; alla loro uscita stavano le Acciaieria; poi treni nastri; poi tubifici.
La ghisa viene trasferita all’Acciaieria dove nel convertitore si trasforma in acciaio. All’uscita delle acciaierie l’acciaio liquido viene solidificato nelle colate continue (5), da qui escono pezzi di acciaio, bramme che vanno ai laminatoi, e da qui escono coils, tubi, lamiere.
Il mercato è quello automobilistico, elettrico, e la cantieristica. 
Il trasporto marittimo è centrale per l’Ilva che ha una sua flotta e utilizza anche navi esterne.
Con Riva si è passati dal trasporto su gomma al trasporto ferroviario, perché una locomotiva sostituisce una 20° di camion.

LINEE DI COMANDO.
Direttore stabilimento, vicedirettore, direttori delle varie aree. Quindi capiturno, capireparto che fanno capo al responsabile di area.
Con Riva si era puntato ad alloocare le responsabilità vicino alle competenze.
Vi sono poi funzioni trasversali, di gestione del personale, programmazione della produzione.
14 aree produttive, ognuna ha un capo; 5 aree di manutenzione centrale, 23 aree di servizi tecnici.
I "Fiduciari" ? Erano solo dei consulenti, non avevano rapporti o compiti verso i lavoratori.

AREE
- Area ecologia e ambiente: 55 persone. Aveva la funzione sia di prevenzione sul campo, esperti di impianti, intervenivano direttamente.
- Area prevenzione infortuni e grandi rischi: 45 persone che curavano l’aggiornamento di pratiche operative con analisi dei rischi. Facevano il controllo delle apparecchiature in pressione, degli impianti di sollevamento, e seguivano i controlli degli Enti.
- Servizio antincendio: 42 unità H24, per pronto intervento e prevenzione
- Attività di formazione. In particolare ha riguardato 8mila persone assunte tra il 2002 e il 2004, in sostituzione dei lavoratori, circa 8mila, andati via per i benefici amianto. Abbiamo creato all’interno una scuola di formazione (rimasta fino al 2011), con 18 unità.

SPESE
Capogrosso curava gli investimenti di tutto lo stabilimento, insieme ai tecnici specifici. A fine anno ogni direttore riceveva una lettera con autorizzazione del badget degli investimenti. Durante la gestione di Capogrosso sono state sempre approvate integralmente le proposte di investimenti.
Le spese ordinarie erano nella disponibilità dei singoli responsabili dell’area, che mandavano le richieste all’ufficio acquisti. Per attività più rilevanti si faceva un appalto esterno.
Dal 1995 al 2011 spese totali per investimenti 4 miliardi e 566 milioni di euro.

AMIANTO.
Dal ‘92 non si è più utilizzato, sostituendolo e rimuovendolo. L’attività di bonifica per rimozione e smaltimento amianto è stata continua: 1627 interventi per 7435 materiali contenenti amianto. 8 milioni di euro spesi per togliere l’amianto.

PCB.
Era contenuto principalmente nei trasformatori ad olio, ad apirolio. Vi erano circa 1000 trasformatori nel ‘96, ma vi erano anche parti elettriche contenenti materiale con Pcb. Li abbiamo sostituiti con nuovi trasformatori e lo smaltimento è stato continuo. Dal 96 al 2007 sono stati smaltiti tutti i trasformatori.

OFFICINE DI MANUTENZIONE (centralizzate e di reparto).
L’organizzazione della manutenzione è a più livelli. C’è un gruppo di manutentori per interventi straordinari e quelli che fanno controlli e piccola manutenzione. Poi vi era un gruppo di specialisti meccanici al servizio delle aree, e per formare nuovi operai.
La manutenzione elettrica, di carpenteria per i carri ferroviari, sostituzioni o manutenzione dei binari (qui vi erano anche delle ditte); manutenzione locomobili, locomotori, pale meccaniche, autogru.
In queste officine lavoravano 1884 persone.
Quindi Capogrosso ha sottolineato che non si faceva la “manutenzione a rottura”, come diceva la Valenzano (una delle tre custodi nominata dalla Giud. Todisco e già sentita nel processo come teste PM in ben 15 udienze). I lavori andavano programmati, e questo è incompatibile con la “manutenzione a rottura”. Ha rivendicato che gli impianti dell'Ilva sono all’avanguardia nella messa in sicurezza. Altoforno ai primi posti anche come applicabilità impiantistica.

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