L'Ing. Capogrosso ex Direttore dell'Ilva fino al 2012, imputato nel processo "Ambiente svenduto" ha continuato questa settimana nella sua "lezione" sull'Ilva: ha spiegato le tappe dello stabilimento, gli impianti, la catena di comando, gli interventi e le molte spese fatte per la sicurezza...; per affermare che l'azienda ha fatto tanto. E poi dice: “Non
possiamo ottenere che le polveri siano zero
ai Tamburi”.
Ma le dichiarazioni di Capogrosso, che di fatto costituiscono ammissione della logica di padron Riva ("Io produco acciaio... non posso occuparmi anche dei problemi degli abitanti di Taranto") avvengono in un clima di "cortesia", di "rispetto" - come se non si sta parlando di centinaia di operai morti, di cittadini morti o ammalati di tumore.
(da Taranto Buona sera)
L’ex direttore dello
stabilimento Luigi Capogrosso, uno dei
principali imputati di reati ambientali nel
processo “Ambiente svenduto”, ha ripercorso le tappe
storiche della fabbrica più grande d’Europa,
a partire dal passaggio dalla gestione pubblica a quella privata, della famiglia Riva,
iniziata nel 1995. Stando alla deposizione
di Capogrosso, i Riva non ereditarono un
gioiello, sotto il profilo ambientale, in quanto
“le cokerie erano messe abbastanza male
per carenza di interventi e personale non
specializzato”, anche perché gli investimenti
erano stati concentrati sugli altiforni, era
stato rifatto l’ Afo 5, nel 1994 dopo fine
campagna.
Capogrosso ha ripercorso gli atti d’intesa
sottoscritti nel corso degli anni e, secondo
l’accusa, quasi sempre disattesi, sollecitato
dalle domande del pm Mariano Buccoliero,
ha fornito la sua spiegazione sugli interventi
effettuati e su quelli non effettuati. Uno dei
temi principali ha riguardato i parchi minerali e le emissioni di polveri provenienti
dai grandi cumuli. Da quanto riferito da
Capogrosso, l’impegno dell’azienda non
è mancato. “Per i parchi abbiamo fatto il
giro del mondo per vedere quali soluzioni venivano adottate in casi analoghi al
nostro... L’unica soluzione adottata erano le barriere
frangivento. per diminuire lo spolverio con un
beneficio stimato fra il 30 e il 40%. Si era
deciso di realizzare delle barriere ecologiche
ma fu firmato l’accordo Regione, Provincia,
Comune, con Fitto Commissario straordinario Ambiente il quale spiegò che quest’opera
sarebbe stata realizzata dagli enti con l’Ilva
perché finanziabile con dei fondi”. Un’opera rimasta sulla carta.
Sul perché, al di là degli atti d’intesa rimasti
inattuati, l’azienda non abbia realizzato le
coperture dei parchi, Capogrosso si è difeso sostenendo che nessuna Bat prevedeva
la copertura se non per parchi di limitate
dimensioni. E sulla soluzione attuale di copertura è
apparso scettico: “Bisognerebbe attendere
i risultati”
Capogrosso ha riferito che
nell’ambito di un ridimensionamento delle
emissioni sono stati realizzati “impianti per
lo scarico della loppa direttamente sulle
navi, eliminando il trasporto a bordo dei
camion”.
Un’altra innovazione riguarda la
realizzazione di “strade interne ai parchi”,
l’acquisto e l’utilizzo di “spazzatrici automatiche”, “macchine dei parchi, automatizzate
e con tecnologia che consentiva l’utilizzo
senza personale”. A ciò si aggiungono “le
pratiche operative e la centralina che rilevava
la polverosità e faceva scattare l’intervenire
il sistema di ‘spruzzaggio’ e il sistema filmante”. Quando il pubblico ministero gli
ha fatto notare che gli interventi sono stati
insufficienti e le polveri sono arrivate ugualmente al quartiere Tamburi, l’ex direttore
dello stabilimento si è difeso spiegando che
eliminare lo spolverio è impossibile: “Non
possiamo ottenere che le polveri siano zero
ai Tamburi”.
L’installazione delle centraline?
“Non avevamo problemi a installarle, le
avremmo installate ma intervenne l’incidente probatorio e i legali ci consigliarono
di fermarci di fronte agli accertamenti in
corso in quel periodo”. Per lunghe ore, in
tre udienze, Capogrosso ha mostrato grande
sicurezza su tutti gli argomenti al centro del
contraddittorio. Il pm Buccoliero gli ha riconosciuto “una grande correttezza nel dire
come stanno le cose”. Il processo dinanzi
alla Corte d’Assise di Taranto proseguirà
la prossima settimana con l’esame di altri
dirigenti Ilva.
ALCUNI DATI SCIORINATI DA CAPOGROSSO
STABILIMENTO – dati 2011
Impianti: 15 milioni di metri quadri - 66 ettari di parchi minerali
Binari interni 200 Km – Strade asfaltate 50 Km – Nastri trasportatori 190 Km.
I
moli al 2° e 4° sporgente sono per lo scarico di materie prime
(minerale e fossile). Il 4° sporgente più grande, può scaricare 7mila
tonnellate all’ora.
COLLOCAZIONE DEGLI IMPIANTI.
Di fronte ai
parchi vi sono le cockerie; poi l’agglomerato limitrofo a Statte; poi
Altoforni; alla loro uscita stavano le Acciaieria; poi treni nastri; poi
tubifici.
La ghisa viene trasferita all’Acciaieria dove nel
convertitore si trasforma in acciaio. All’uscita delle acciaierie
l’acciaio liquido viene solidificato nelle colate continue (5), da qui
escono pezzi di acciaio, bramme che vanno ai laminatoi, e da qui escono
coils, tubi, lamiere.
Il mercato è quello automobilistico, elettrico, e la cantieristica.
Il trasporto marittimo è centrale per l’Ilva che ha una sua flotta e utilizza anche navi esterne.
Con Riva si è passati dal trasporto su gomma al trasporto ferroviario, perché una locomotiva sostituisce una 20° di camion.
LINEE DI COMANDO.
Direttore
stabilimento, vicedirettore, direttori delle varie aree. Quindi
capiturno, capireparto che fanno capo al responsabile di area.
Con Riva si era puntato ad alloocare le responsabilità vicino alle competenze.
Vi sono poi funzioni trasversali, di gestione del personale, programmazione della produzione.
14 aree produttive, ognuna ha un capo; 5 aree di manutenzione centrale, 23 aree di servizi tecnici.
I "Fiduciari" ? Erano solo dei consulenti, non avevano rapporti o compiti verso i lavoratori.
AREE
-
Area ecologia e ambiente: 55 persone. Aveva la funzione sia di
prevenzione sul campo, esperti di impianti, intervenivano direttamente.
-
Area prevenzione infortuni e grandi rischi: 45 persone che curavano
l’aggiornamento di pratiche operative con analisi dei rischi. Facevano
il controllo delle apparecchiature in pressione, degli impianti di
sollevamento, e seguivano i controlli degli Enti.
- Servizio antincendio: 42 unità H24, per pronto intervento e prevenzione
-
Attività di formazione. In particolare ha riguardato 8mila persone
assunte tra il 2002 e il 2004, in sostituzione dei lavoratori, circa
8mila, andati via per i benefici amianto. Abbiamo creato all’interno una
scuola di formazione (rimasta fino al 2011), con 18 unità.
SPESE
Capogrosso curava gli investimenti di tutto lo
stabilimento, insieme ai tecnici specifici. A fine anno ogni direttore
riceveva una lettera con autorizzazione del badget degli investimenti.
Durante la gestione di Capogrosso sono state sempre approvate
integralmente le proposte di investimenti.
Le spese ordinarie erano
nella disponibilità dei singoli responsabili dell’area, che mandavano le
richieste all’ufficio acquisti. Per attività più rilevanti si faceva un
appalto esterno.
Dal 1995 al 2011 spese totali per investimenti 4 miliardi e 566 milioni di euro.
AMIANTO.
Dal ‘92 non si è più utilizzato, sostituendolo e rimuovendolo.
L’attività di bonifica per rimozione e smaltimento amianto è stata
continua: 1627 interventi per 7435 materiali contenenti amianto. 8 milioni di euro spesi per togliere l’amianto.
PCB.
Era
contenuto principalmente nei trasformatori ad olio, ad apirolio. Vi
erano circa 1000 trasformatori nel ‘96, ma vi erano anche parti
elettriche contenenti materiale con Pcb. Li abbiamo sostituiti con nuovi
trasformatori e lo smaltimento è stato continuo. Dal 96 al 2007 sono
stati smaltiti tutti i trasformatori.
OFFICINE DI MANUTENZIONE (centralizzate e di reparto).
L’organizzazione
della manutenzione è a più livelli. C’è un gruppo di manutentori per
interventi straordinari e quelli che fanno controlli e piccola
manutenzione. Poi vi era un gruppo di specialisti meccanici al servizio
delle aree, e per formare nuovi operai.
La manutenzione elettrica,
di carpenteria per i carri ferroviari, sostituzioni o manutenzione dei
binari (qui vi erano anche delle ditte); manutenzione locomobili,
locomotori, pale meccaniche, autogru.
In queste officine lavoravano 1884 persone.
Quindi
Capogrosso ha sottolineato che non si faceva la “manutenzione a
rottura”, come diceva la Valenzano (una delle tre custodi nominata dalla
Giud. Todisco e già sentita nel processo come teste PM in ben 15
udienze). I lavori andavano programmati, e questo è incompatibile con la
“manutenzione a rottura”. Ha rivendicato che gli impianti dell'Ilva
sono all’avanguardia nella messa in sicurezza. Altoforno ai primi posti
anche come applicabilità impiantistica.
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