Slai Cobas in Tribunale
Mentre i sindacati firmatari dell’Accordo del 6 settembre sono a Roma per incontrare ArcelorMittal per ‘chiedere’ di rispettare l’accordo lamentandosi per i numeri non raggiunti di assunzioni 8.200 e i trasferimenti di reparto, lo Slai cobas sc presenta esposto-denuncia alla Procura della Repubblica dell’Accordo Ilva/Mittal/Sindacati.
Queste le motivazioni dell’esposto:
per Aggiramento dell’art. 2112 e “aiuto indebito di Stato”; Violazione delle norme sui criteri di scelta dei lavoratori; Obbligo della conciliazione tombale; Aumento rischio sicurezza dei lavoratori; Immunità penale anche ai nuovi padroni; Sostituzione di operai cigs con la terziarizzazione; Imposizione dell’Accordo ai lavoratori non iscritti ai sindacati firmatari.
Si terrà il prossimo 19 febbraio l’udienza in merito al ricorso presentato dall’Usb nei confronti di ArcelorMittal. Lo rende noto la sigla sindacale che aggiunge: “Contiamo
che si faccia giustizia e che ArcelorMittal possa dar luogo ad una
politica differente rispetto a quella che sino ad oggi ha prodotto un
comportamento antisindacale“. L’Usb, infatti, ha denunciato
l’attuale gestore del siderurgico ai sensi dell’articolo 28 dello
Statuto dei lavoratori per la mancata applicazione dei criteri di
assunzione del personale previsti dall’accordo del 6 settembre 2018.
Secondo il sindacato dei metalmeccanici, “l’affidabilità di
ArcelorMittal dà segni di cedimento ovunque: nel reparto Acciaieria2 del
siderurgico si è verificata la rottura di una siviera, in evidente
stato di usura, che ha causato la fuoriuscita di acciaio liquido che
solo per una casualità non ha coinvolto gli operai presenti in quel
momento. Sempre nella giornata di ieri, un automezzo è sprofondato a
causa del cedimento del terreno in area parco rottami. Inoltre, in
merito alle ditte d’appalto, si registra una completa mancanza di
informazione“.
In merito alla recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, infine, l’Usb dichiara di essere in attesa di comprendere le intenzioni e le reazioni del Governo. “Ci auspichiamo – scrivono in una nota – che la sentenza non sia impugnata ed, invece, siano attuate le motivazioni della stessa. Le leggi sino ad oggi prodotte non hanno tutelato la salute dei cittadini e degli stessi operai che sono stati sottoposti ad una “persistenza situazione di inquinamento ambientale” e, inoltre, le istituzioni “non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace”. In tal senso ci auspichiamo che questo Governo ripristini uno Stato di diritto che a Taranto è assente da diversi anni“.
In merito alla recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, infine, l’Usb dichiara di essere in attesa di comprendere le intenzioni e le reazioni del Governo. “Ci auspichiamo – scrivono in una nota – che la sentenza non sia impugnata ed, invece, siano attuate le motivazioni della stessa. Le leggi sino ad oggi prodotte non hanno tutelato la salute dei cittadini e degli stessi operai che sono stati sottoposti ad una “persistenza situazione di inquinamento ambientale” e, inoltre, le istituzioni “non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace”. In tal senso ci auspichiamo che questo Governo ripristini uno Stato di diritto che a Taranto è assente da diversi anni“.
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