un commento -
Se conosci qualcuno a piazza Bettolo o a San Marzano di San Giuseppe allora stai a posto…
Alcune modalità sono quelle di sempre:
amicizie sindacali, conoscenze che 'contano', pressioni nella terra
di mezzo di capi e capetti
di Gianmario Leone - corriere di taranto
Ne pubblichiamo stralci:
...Nelle ultime settimane
moltissime sono state le polemiche (sempre e soltanto negli ambienti
interessati o, peggio ancora, sui social e nei bar dove la notizia
viene riportata in mille varianti diverse rispetto alla realtà),
sull’applicazione dell’accordo sindacale raggiunto lo scorso 6
settembre a Roma, che di fatto sancì il passaggio del primo gruppo
industriale italiano dell’acciaio alla multinazionale
ArcelorMittal.
Della vicenda ce ne siamo occupati a
lungo negli ultimi tre mesi su queste pagine. Ricapitolando
brevemente i fatti, l’accordo sindacale dello scorso 6 settembre
prevedeva, a partire dal 1 novembre scorso, la riassunzione con
distacco di 8.200 lavoratori a tempo indeterminato in AmInvestCo
Italya, nello stabilimento di Taranto. Tutti gli altri, lavoratori,
continueranno a beneficiare della Cassa Integrazione Guadagni
Straordinaria la cui durata, per effetto del disposto dell’art. 7.
comma 10-ter. del D.L. 148/1993, è equiparata al termine
previsto per l’attività dei Commissari Straordinaria. Sino almeno
sino al 2023 e comunque sino a quando resterà in piedi Ilva in AS.
I primi mugugni sono iniziati con
l’arrivo delle lettere agli oltre 10mila lavoratori di Taranto a
fine ottobre, in cui ogni singolo dipendente Ilva scoprì il suo
destino. In molti sostennero la tesi che la scelta effettuata
dall’azienda altro non era che un’operazione studiata a tavolino,
per ‘eliminare’ temporaneamente dall’azienda i lavoratori più
scomodi e sindacalizzati. Temporaneamente perchè, lo ricordiamo,
l’accordo sindacale prevede che a quanti, non prima del 23
agosto 2023, risultassero infatti ancora alle dipendenze della
vecchia Ilva, sarà formulata una proposta di assunzione da parte
della multinazionale dell’acciaio.
In realtà, la realtà è leggeremente
diversa. Come già avvenuto negli articoli pubblicati nelle scorse
settimane, riportiamo per esteso la parte del testo dell’accordo
sindacale in cui vengono stabiliti i criteri di scelta per le
riassunzioni dei lavoratori.
“I lavoratori cui proporre
l‘assunzione, saranno individuati da AM InvestCo Italy srl e/o le
Affiliate sulla base delle attività ritenute necessarie da
AM lnvestCo al funzionamento del ciclo di produzione e di
lavorazione dell’acciaio in coerenza con il
Piano Industriale. All’interno di tale perimetro –
tenuto in ogni caso conto prioritariamente. delle esigenze del
Piano Industriale, dei nuovi assetti organizzativi delineati da
AM InvestCo e delle competenze professionali ritenute
necessarie. L’individuazione dei lavoratori avverrà come
segue: saranno individuati i lavoratori che. alla data del
presente accordo, siano collocati nei reparti e nelle funzioni
aziendali rientranti nel perimetro di attività ritenute necessarie
da AM InvestCo al funzionamento del cìclo di produzione e
lavorazione dell’ acciaio in coerenza con il Piano
Industriale; qualora, iil numero di personale fungibile
individuato in relazione a specifiche funzioni risulti superare
le esigenze tecnico-orgenizzetive produttive di AM InvestCo e/o
delle Affiliate, fermo il prioritario criterio delle competenze
professionali, verranno individuati quei lavoratori che avranno
conseguito il punteggio maggiore in base alla media ponderata della
somma dei punti derivanti dall’ applicazione in concorso tra
loro, dei criteri dell’anzianità complessivamente maturata in
una o più Società del Gruppo ILVA e dei carichi di famiglia,
quest’ultimi determinati secondo le detrazioni fiscali in
essere alla data del presente Accordo”.
Il problema, ancora oggi, è che
l’azienda non ha mai reso nota la tabella contenente i punti
assegnati ad ogni singolo lavoratore che hanno poi portato alla media
ponderata dalla quale è venuta fuori la lista dei lavoratori da
riassumere o da mandare in Cgis. Tra l’altro, come riportammo tempo
addietro, l’azienda non ha mai reso noto nemmeno il nome della
società di consulenza a cui è stato affidato il compito di
formulare quest’operazione.
Così come smentiamo nuovamente la tesi
secondo la quale sia stato operato in toto dall’azienda un taglio
netto ad personam: la società ha infatti riassunto molti
lavoratori del 5° livello, mandando in Cig a zero ore in Ilva in AS
dal 4° livello in giù. E’ infatti giusto dire che anche diverse
RSU, di 4° livello, sono state mandate in Cigs: questo a conferma
del fatto che nella nuova era Mittal nemmeno la tessera sindacale ed
un ruolo attivo ha potuto fungere da salvacondotto per restare in
azienda.
(leggi
l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/11/09/lilva-secondo-mittal-al-mise-dati-ufficiali3/)
Tutto bene, quindi? Assolutamente no.
Perchè se è vero tutto quello
riportato sin qui, è altrettanto vero che più di qualcosa non ha
funzionato e continua a non funzionare nell’attuazione dell’accordo
sindacale.
Il perchè è presto detto. In diverse
circostanze si è infatti notato che a parità di livello, o a fronte
di situazioni familiari e di anzianità nettamente differenti, sono
risultati riassunti diversi lavoratori che invece sarebbero dovuti
restare in Ilva in AS in Cigs, calderone nel quale si sono invece
ritrovati molti lavoratori che per i criteri suddetti sarebbero
dovuti risultare riassunti in AmInvestCo.
Eppure, nella riunione dello scorso 8
novembre a Roma, durante il primo incontro di verifica
dell’attuazione dell’accordo Ilva, l’azienda specificò di aver
rispettato i criteri stabiliti in sede di accordo sindacale.
Secondo quanto illustrò la
multinazionale dell’acciaio attraverso delle slide, per la
Manutenzione, si è proceduto inizialmente a individuare la
linea tecnologia di riferimento, per poi applicare una selezione
basata prioritariamente sui livelli di inquadramento (competenze
professionali) e, a parità di professionalità, attraverso l’impiego
dei criteri dei carichi di famiglia e anzianità. Per i perimetri
Esercizio (lavoro di produzione), qualora ci sia stato bisogno di
rimodulare l’assetto organizzativo, in linea di principio ed a
parità di professionalità sono stati applicati i criteri di carichi
di famiglia e anzianità.
Sempre per quanto concerne il processo
di selezione, AM InvestCO Italy chiarì che per l’87% il processo
di selezione ha condotto alla conferma dell’intera forza lavoro
dell’unità produttiva o ha operato, nel rispesso dell’accordo
sindacale, in assenza di una modifica della posizione di lavoro; per
il 10% il processo di selezione ha operato attraverso l’applicazione
dei criteri di competenza, e a parità di competenza dei carichi di
famiglia e anzianità; e solo per il restante 3%, il processo di
selezione ha dovuto tener conto di nuove posizione di lavoro.
Infine, sugli 8.200 lavoratori Ilva
riassunti in distacco in AM InvestCo Italy, il 36% pari a 2.950 unità
sarà destinata all’attività di produzione; il 34% pari a 2.800
unità all’attività di manutenzione, mentre il 30% pari a 2.450
unità all’attività di servizi, staff e logistica. Ricordiamo che
la nuova struttura dell’Ilva è stata divisa (area a caldo e a
freddo) nella nuova indicazione, area “primary” e “finishing”.
Ed invece, stando alle nostre fonti
interne alla fabbrica, questo discorso non sarebbe valso per tutti.
La denuncia è chiara: molti lavoratori
avrebbero ottenuto una corsia preferenziale nella riassunzione in
AmInvestCo, perché facenti parte del direttivo di una sigla
sindacale o perché attivisti di una sigla sindacale o perché amici
di qualcuno che conta nel sindacato. Ma com’è possibile che ad
oltre 6 anni dalla fine della gestione Riva e dopo gli anni della
gestione commissariale, tutto questo possa ancora accadere oggi con
un nuovo proprietario del calibro di ArcelorMittal, prima
multinazionale al mondo nella produzione dell’acciaio?
La risposta che ci è stata fornita,
ahi noi, è molto semplice: perché i capi e i responsabili di molte
aree dello stabilimento sono rimasti gli stessi. E quindi i rapporti
di forza e di ‘amicizia’ continuano ad essere gli stessi. Così
come il peso e l’influenza degli stessi anche con l’arrivo di una
nuova proprietà. Può sembrare una tesi banale o superficiale, ma
questa è al momento la realtà che ci è stata descritta. E’
chiaro che però siamo ancora all’inizio di questa nostra indagine,
che speriamo possa portarci a conoscere la vera reltà dello stato
delle cose.
(leggi
l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2018/11/09/lilva-secondo-mittal-al-mise-dati-ufficiali3/)
Altro tasto dolente in questo momento,
l’esternalizzazione di diverse attività lavorative.
Infatti, a creare ulteriori
‘sconquassi‘ nel variegato mondo dell’Ilva è stata anche la
decisione da parte dell’azienda, del tutto legittima e logica dal
punto di vista del mercato, di esternalizzare diverse attività. Come
ad esempio quella delle Pulizie Civili (in cui operavano tra i 150 e
i 180 lavoratori) del tutto esternalizzate. Discorso simile per
quanto concerne le aree Officine e Manutenzioni, nonchè quelle delle
aree a Verde. Attività che prima dell’approdo di ArcelorMittal,
vedevano i lavoratori ivi impiegati contrattualizzati secondo i
criteri del contratto dei Metalmeccanici (con tutti gli oneri
del caso a carico dell’azienda). E che invece adesso l’azienda ha
inteso gestire attraverso il contratto Multiservizi, che opera nella
giungla nella quale operano migliaia di aziende multiserivizi, che
lavorano di fatto ‘a chiamata’.
Infine, un aggiornamento per quanto
concerne i lavoratori che hanno accettato l’incentivo all’esodo.
Sino ad oggi l’intesa per la transazione economica è stata firmata
da 813 lavoratori. Ed altre ancora saranno firmate nei prossimi
giorni, così come altre ne arriveranno. Dunque, l’ipotesi che
avanzammo tra agosto e settembre, secondo la quale entro il 2019
avrebbero potuto lasciare l’Ilva oltre mille lavoratori, era
tutt’altro che peregrina. Tra l’altro, è bene ricordare che
nella platea dei lavoratori che hanno scelto l’incentivo all’esodo,
almeno 250 hanno ricevuto la lettera di riassunzione da Mittal.
Questo significa, come già annunciato tempo addietro dall’azienda,
che in molti collocati in Cigs saranno riassunti nella nuova Ilva.
Che a chiamare ‘nuova’, almeno per
il momento, ci vuole molta fantasia. Nel bene e nel male.
(leggi tutti gli articoli
sull’Ilva https://www.corriereditaranto.it/?s=ilva&submit=Go)
Commenti a: Ex Ilva, ‘ombre’ e ‘magheggi’ sulle assunzioni?
Gio 78
Gio 78
Con 3 figli dalla quale uno grazie all Ilva visitiamo spesso il gemelli a Roma…una moglie che non può lavorare padre e madre disoccupati a mio carico.sbattuto fuori solo perché non facevo il lecchino…..
Se conosci qualcuno a piazza Bettolo o a San Marzano di San Giuseppe allora stai a posto….
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