mercoledì 22 aprile 2020

All'ArcelorMittal si lavora in troppi, si mette in cassintegrazione e si licenzia come se niente fosse, anche chi denuncia giustamente la mancanza di misure di sicurezza

Lo Slai cobas esprime la piena solidarietà all'operaio licenziato e si mette a disposizione per ogni azione necessaria perchè questo assurdo licenziamento venga revocato - il 28 aprile dalle ore 17,30 la sede (Taranto via L. Andronico, 47 - 3475301704) è aperta, con la presenza dell'avvocato.
In questa fabbrica tra diretti e indotto lavorano la bellezza di 5000 lavori con l'accordo dei sindacati.
Intanto si mandano le lettere di cassintegrazione per una nuova cigo per tutti - secondo necessità dell'azienda - senza il consenso dei sindacati.
Infine si licenzia chi si azzarda a criticare l'azienda - prima un operaio della USB, ora un altro operaio viene licenziato per aver commentato sulla propria bacheca di Facebook quel che realmente accade in fabbrica... cioè le protezioni insufficienti.
L'unico che propone di rispondere con lo sciopero è lo Slai cobas per il sindacato di classe, che non attualmente la forza per la sua riuscita senza una risposta spontanea dei lavoratori che vada oltre le circa 600 persone che più o meno restano a casa in malattia.
La Usb che pure denuncia tutto questo propone quello che è scritto nell'ultimo comunicato a firma di Francesco Rizzo:
'Per questo riteniamo che sia, già da un po’, giunta l’ora che il Governo intervenga per ristabilire gli equilibri. Facciamo un appello al premier Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli perché la multinazionale, interessata esclusivamente al profitto, lasci Taranto. Presto chiederemo al sottosegretario Mario Turco di convocare sulla vertenza ArcelorMittal un tavolo con tutti gli enti..."

ArcelorMittal. Licenziato lavoratore che denuncia: “si lavora senza protezioni”


Licenziato per aver commentato sulla propria bacheca di Facebook quel che realmente accade in fabbrica. Si tratta dell’ennesimo atto di vigliaccheria da parte di un’azienda senza scrupoli.
A completare il quadro l’atteggiamento razzista che ArcelorMittal assume nei confronti di diverse realtà imprenditoriali dell’indotto. Ci risulta infatti che i bonifici siano arrivati ad alcune aziende del nord, diverso trattamento per quelle locali, che attendono ancora il pagamento degli arretrati.
Licenziamento di dipendenti diretti e mancata corresponsione degli arretrati alle aziende dell’appalto. L’attuale stato di cose non può che portare nei prossimi mesi ad uno stillicidio con molte ditte che già in autunno rischiano il fallimento.
Rifiutiamo questo clima di terrorismo, nel quale non c’è spazio per il dialogo ed il confronto. Atmosfera pesante che quindi condiziona fortemente la capacità di lavorare in armonia e con serenità, oltreché ovviamente in sicurezza.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti. ArcelorMittal ha manifestato già con grande evidenza le sue intenzioni, deludendo del tutto le aspettative della prima ora. Per questo riteniamo che sia, già da un po’, giunta l’ora che il Governo intervenga per ristabilire gli equilibri.
Facciamo un appello al premier Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli perché la multinazionale, interessata esclusivamente al profitto, lasci Taranto. Presto chiederemo al sottosegretario Mario Turco di convocare sulla vertenza ArcelorMittal un tavolo con tutti gli enti.
Al lavoratore licenziato (non iscritto USB) va ovviamente la solidarietà a nome di tutta la nostra organizzazione sindacale.

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