giovedì 2 aprile 2020

FORMAZIONE OPERAIA - AL TEMPO DEL CORONAVIRUS - QUANDO IN CINA LA MEDICINA ERA AL SERVIZIO DEL POPOLO - La storia di Norman Bethune

Pubblichiamo un intervento di un compagno di Ravenna che mostra, attraverso l'importante azione e le parole di un medico, Norman Bethune, che andò e operò in Cina nel 1938-1939, nell'Esercito Popolare di Liberazione diretto dal Partito comunista cinese di Mao Tse tung, come è possibile una medicina diversa quando la scienza e il lavoro vengono messi al servizio del popolo. 
Norman Bethune diceva di sè: "nato borghese, morto comunista".
Mao Tse tung scrisse di lui: " «Come internazionalista privo di egoismo il dottor Bethune servì come modello a qualsiasi essere umano». 
Bethune sosteneva la necessità di un sistema sanitario universale e gratuito. 

La straordinaria vita e azione di questo medico è raccontata nel libro "Il bisturi e la spada – La storia di Norman Bethune" - Per procurarsi il libro, richiedi a pcro.red@gmail.com 
Norman Bethune in Cina nel 1938
Le masse hanno bisogno di un servizio sanitario al loro servizio, di un personale medico-infermieristico che rivoluzioni saperi, ruoli, pratiche della "medicina" e che la riporti alla sua funzione "sociale".
Il proletariato, la classe operaia hanno già dimostrato nell'esperienza pratica storica di essere più avanti della borghesia nel trattare i problemi delle masse in tutti i campi, compreso quello sanitario.
L'esperienza della Rivoluzione culturale cinese maoista è stata l'avanguardia e l'esempio anche nel nostro paese durante il vento rivoluzionario degli anni '70.

Su questo vogliamo riportare una importante esperienza, quella di un medico che stava già andando in questa direzione all'interno dei paesi imperialisti, in parallelo all'esperienza delle masse rivoluzionarie nella Cina maoista, ponendosi al servizio del popolo con la sua attività.
Ci riferiamo al lavoro del dottor Norman Bethune, canadese, agli inizi del secolo scorso, che partì dal guarire dalle malattie che affliggevano le masse, in particolare quelle povere, dalla grave pandemia della tubercolosi che proprio quando lui era vissuto aveva raggiunto il suo picco.
Si trattava di una malattia contagiosa, come questa che colpisce le masse oggi, il coronavirus, e come questa trasmessa anch'essa da un virus che aggrediva in particolare i polmoni e che si diffondeva a causa dell'emigrazione di massa nelle città e dalla miseria dei lavoratori, condizione descritta da Engels ne "La condizione della classe operaia in Inghilterra", e anche da scrittori borghesi di fine '800. Crisi economica e disoccupazione e povertà di massa erano le basi materiali che rendevano possibile il contagio. Condizioni sociali e condizioni igienico-sanitarie erano un tutt'uno e i medici a quest'unità dovevano guardare e mettersi al servizio. C'era bisogno di un'altro tipo di medicina, della medicina popolare, sociale.
Il dottor Bethune si ammalò proprio di tubercolosi e dovette isolarsi in un sanatorio, ma questa situazione non lo rese passivo, non lo trasformò in un paziente che delega ai medici la sua guarigione ma studiò a fondo e sperimentò su se stesso, con metodi di avanguardia, i rimedi per la guarigione.

E' stato un medico-compagno che portò la sua esperienza tra i combattenti antifascisti in Spagna e tra le masse rivoluzionarie in Cina, tra l'Ottava armata della Lunga marcia. Lavorò in maniera disinteressata per il popolo fino alla morte avvenuta a causa di una infezione durante un'operazione chirurgica. Fu amato dal popolo cinese per il suo eroismo e per il suo spirito di abnegazione.
Prima di partire per la guerra civile in Spagna voleva che fosse scritto questo epitaffio: "nato borghese, morto comunista".
Mao disse alla sua morte: “Il compagno Bethune …aveva fatto della medicina la sua professione e migliorava di continuo le sue capacità; … egli si distingueva per la sua competenza. Il suo esempio rappresenta una buona lezione per coloro che vogliono cambiare lavoro non appena vedono qualcosa di nuovo e per chi disprezza il lavoro tecnico giudicandolo poco importante e senza prospettive… Ora tutti noi lo commemoriamo e ciò dimostra quanto il suo spirito abbia profondamente toccato ognuno di noi. Noi tutti dobbiamo prendere ad esempio il suo spirito di assoluta abnegazione. L’abilità di un uomo può essere grande o piccola, ma se egli avrà questo spirito sarà un uomo nobile, puro, un uomo moralmente integro, superiore ai meschini interessi, un uomo prezioso per il popolo.

Riportiamo ora alcune frasi di Norman Bethune riportate da Sidney Gordon e Ted Allan autori della sua biografia: "Il bisturi e la spada – La storia di Norman Bethune", Feltrinelli, Milano 1969:

“La medicina attualmente è organizzata su base capitalistica, obbedisce al principio del massimo profitto. Così stando le cose, è inevitabile che la medicina soffra della stessa malattia che ha colpito il
mondo capitalista, presenti gli stessi interessanti e disagevoli fenomeni. Sinteticamente la situazione potrebbe essere così indicata: insufficiente stato di salute in un Paese scientificamente ricco, patologicamente in crisi. Migliaia di persone hanno fame, e si potrebbe produrre di più di quanto richiesto dal fabbisogno (non abbiamo visto, nel Canada, bruciare il caffè, buttar via la carne di maiale, pagare gli agricoltori perché non producano grano e cotone?); migliaia di persone vanno vestite miseramente, e le fabbriche tessili sono ferme; analogamente milioni di persone sono ammalate, soffrono atroci dolori, e molte se ne vanno prima del tempo per mancanza di quelle cure, che noi possiamo fornir loro, ma che esse non sono in grado di pagare. E questo perché? Perché la ricchezza non è equamente distribuita. 
Ecco dunque che appare evidente che il problema sanitario è strettamente collegato con quello economico. La medicina oggi è un lusso. Noi medici vendiamo un prodotto, che dovrebbe essere come il pane, alla portata di tutti, e che invece costa più caro dei gioielli. I poveri, il 50 per cento della popolazione, non possono acquistare del nostro pane, più caro dei gioielli, e muoiono di fame; e noi, che non possiamo smerciare il nostro pane, siamo in crisi. Se la salute dei ceti popolari non viene tutelata, le conseguenze si fanno sentire non soltanto in danno dei poveri, ma anche a nostro danno. Ciò stabilito, tutto diventa più chiaro...".

“...Il mezzo più efficace per tutelare la salute consiste nell’abolizione dell’attuale sistema economico, fonte inesauribile di malattia: verrebbero così liquidate ignoranza, povertà, disoccupazione. Non è ammissibile che si possa acquistar la salute come un’altra merce qualsiasi. È ingiusto, improduttivo, antieconomico, antiquato. Se tale sistema sussiste tuttora, ne hanno colpa medici e filantropi. Senza il  loro concorso, sarebbe morto di morte naturale da almeno un secolo, da quando ebbe inizio la rivoluzione industriale. Nella società attuale, che riteniamo così civile, non ha senso parlare della salute come di un bene privato. La salute interessa tutti, è un bene che deve essere tutelato dal governo, che ha in tal senso un preciso dovere verso tutti i cittadini...".

“...La soluzione del problema è dunque una sola: la socializzazione della medicina. Liberiamo la medicina dal profitto privato, liberiamo la professione dall’individualismo rapace. Proclamiamo che è disonorevole far quattrini sulla sofferenza dei nostri simili. Uniamo le nostre forze, per non essere più alla mercé dei politicanti...".
“...Facciamo un nuovo codice della medicina, dove non siano contenute soltanto norme professionali, ma anche le norme morali che regolano i rapporti fra il medico e la società...".

"...Si doveva, per ottenere buoni risultati, portare la medicina al popolo: il che non era stato fatto. Dobbiamo andare in mezzo al popolo. Basta con la medicina privata. Dobbiamo rivoluzionare i servizi sanitari. Guarda giù in strada: è là dove il medico deve andare. Di casa in casa, di città in città, da un villaggio all'altro. Dobbiamo portare la medicina a tutti. Non dobbiamo aspettare che il malato venga da noi: dobbiamo andare noi da ciascun cittadino, prima che si ammali, e insegnargli come si rimane in salute. E se già è ammalato, curarlo prima che sia troppo tardi. Di casa in casa, di città in città, da un villaggio all'altro..."

“...La medicina deve essere riorganizzata, unificata. Bisogna creare un esercito di dottori, dentisti, infermieri, tecnici, assistenti sociali. Bisogna portare un attacco a fondo, unitariamente, contro la malattia, utilizzando a questo scopo tutte le nozioni scientifiche di cui disponiamo. Non dobbiamo più chiedere: ‘Come state?’ ma bensì: ‘Come posso aiutarvi?'...".

“...Nelle nostre riunioni, oltre che dei casi clinicamente interessanti, dobbiamo parlare anche dei problemi del nostro tempo, dei rapporti fra la medicina e lo Stato, dei doveri del medico verso la società, del nesso fra professione ed economia generale. È ora che riconosciamo che i nostri problemi non sono soltanto di natura tecnica e scientifica, ma anche economica e sociale...".

“...Nell’organizzazione sanitaria, così come in tutte le altre, compresa la Chiesa e la magistratura, il valore dei dirigenti si commisura sulla loro capacità di fronteggiare i problemi di ordine generale. Ben più che di medici insigni e di illustri chirurghi oggi abbiamo bisogno di uomini socialmente preparati, che sappiano veder lontano...".

“...Dobbiamo considerarci i più qualificati tutori della salute dei nostri simili, e pertanto tocca a noi presentare al governo un programma organico, per far sì che la medicina sia la servizio della collettività. Qualunque sia la conseguenza, nell’ambito particolaristico, non ha grande importanza.
Si tratta, a pensarci bene, di un sacrificio apparente. Ci immoleremo sull’altare della pubblica sanità: ma accadrà a noi come alla favolosa Fenice, che rinasceva dalle proprie ceneri...".

“...Con la socializzazione della medicina:
Primo: la salute diventa una faccenda di interesse generale come il servizio postale, l’esercito, la marina, la giustizia, la scuola.
Secondo: chi paga è lo Stato.
Terzo: il servizio sanitario è alla portata di tutti, a seconda del bisogno, e non del reddito; niente più carità, ma giustizia; la carità umilia chi la fa, corrompe chi la riceve.
Quarto: i medici-lavoratori diventano dei funzionari statali, con stipendi e pensioni.
Quinto: l’organizzazione dei medici-lavoratori sarà autonoma, e i dirigenti verranno eletti democraticamente...".

“Venticinque anni fa poteva essere preso come un insulto l’appellativo di socialista. Oggi è ridicolo non essere socialista".

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