Il coronavirus ricorda l'epidemia della spagnola esplosa in piena guerra mondiale imperialista 1915/18 - Guerra e epidemia fanno parte del contesto mondiale in cui matura e si sviluppa la grande Rivoluzione d'Ottobre del 1917 in Russia. La Rivoluzione ebbe in Lenin il capo indiscusso teorico-politico-organizzativo. Ma i giorni cruciali di essa mostrarono ai proletari di tutto il mondo la figura indimenticabile del giovane Sverdlov che prese materialmente, alla testa degli operai armati. il cosiddetto Palazzo d'inverno. Un tragico caso volle che Sverdlov morisse di spagnola presa nel corso di un suo viaggio internazionale, uno dei primi dopo la vittoria dell'Ottobre.
Lenin il 18 marzo 1919 tenne il discorso in memoria di I. M. Sverdlov alla seduta straordinaria del comitato esecutivo centrale (CEC) di tutta la Russia.
Pravda, n. 60, 20 marzo 1919
Compagni, in questo giorno in cui gli operai di tutto il mondo celebrano l’eroica sollevazione della Comune di Parigi e la sua tragica fine, noi dobbiamo dare sepoltura a Iakov Mikhailovic Sverdlov. Il compagno Sverdlov, nel corso della nostra rivoluzione, delle sue vittorie, ha avuto modo di esprimere più completamente e pienamente di qualunque altro i tratti più importanti ed essenziali della rivoluzione proletaria, e proprio in questo, assai più che nella devozione senza limiti alla causa rivoluzionaria, sta il suo valore quale capo della rivoluzione proletaria.
Compagni, agli occhi di coloro che giudicano superficialmente, agli occhi di molti nemici della nostra rivoluzione o di coloro che oggi ancora esitano tra la rivoluzione e i suoi avversari, la caratteristica più evidente della nostra rivoluzione è l’energia, la spietata fermezza con cui si è fatta giustizia degli sfruttatori e dei nemici del popolo lavoratore. Non c’è dubbio che senza questa caratteristica, senza la violenza rivoluzionaria, il proletariato non avrebbe potuto vincere.
Ma è altrettanto indubbio che la violenza rivoluzionaria è stata un procedimento necessario e legittimo soltanto in determinati momenti della rivoluzione, soltanto in certe condizioni particolari, mentre l’organizzazione delle masse proletarie, l’organizzazione dei lavoratori è stata e resta una caratteristica assai più profonda, assai più costante di questa rivoluzione e la condizione delle sue vittorie.
Ed è in questa organizzazione di milioni di lavoratori che va cercata la migliore condizione della rivoluzione, l’origine più profonda delle sue vittorie.
Questa caratteristica della rivoluzione proletaria ha formato anche un uomo come Sverdlov, che è stato prima di tutto e più di tutto un organizzatore.
Compagni, noi russi, soprattutto nei tempi duri per i rivoluzionari, nei tempi della lunga, dura e talvolta tormentosa preparazione della rivoluzione, soffrivamo soprattutto della separazione fra la teoria, i principi, il programma, da una parte e il lavoro pratico dall’altra; soffrivamo nella maggioranza dei casi e del tempo di doverci immergere oltre misura in una teoria staccata dall’azione immediata.
La storia del movimento rivoluzionario russo ha conosciuto per molti decenni il martirio di uomini devoti alla rivoluzione, ma che non avevano la possibilità di trovare un’applicazione pratica ai loro ideali rivoluzionari. La rivoluzione proletaria, sotto questo aspetto, ha dato per la prima volta agli uomini isolati di un tempo, agli eroi della lotta rivoluzionaria, un vero terreno, una vera base, delle vere condizioni di lavoro, un vero uditorio e un vero esercito proletario, nei quali questi capi hanno potuto rivelarsi. Sotto questo aspetto si distinguono particolarmente proprio quei capi che, come organizzatori pratici, hanno saputo conquistarsi un posto eminente come quello che aveva conquistato e che occupava a buon diritto Sverdlov.
Se diamo uno sguardo alla vita di questo capo della rivoluzione proletaria, vediamo subito che il suo magnifico talento di organizzatore si è formato nel corso di una lunga lotta, che egli ha forgiato ciascuna delle sue magnifiche qualità di grande rivoluzionario attraversando le prove di diverse epoche nelle condizioni più dure dell’attività rivoluzionaria.
Nel primo periodo della sua attività, ancora giovinetto e appena dotato di una precisa coscienza politica, egli si diede subito interamente alla rivoluzione. In quell’epoca, all’inizio del XX secolo, il compagno Sverdlov era per noi il tipo più perfetto del rivoluzionario di professione, dell’uomo che aveva rotto completamente con la famiglia, con le comodità e le abitudini della vecchia società borghese, dell’uomo che si era consacrato pienamente e con abnegazione alla rivoluzione e che per lunghi anni, per decenni, era passato dalla prigione alla deportazione e dalla deportazione alla prigione, forgiando in sé le qualità che hanno temprato i rivoluzionari per tutta la vita.
Ma questo rivoluzionario di professione non si è mai staccato dalle masse, neppure per un momento. Se le condizioni dello zarismo lo condannavano, come tutti i rivoluzionari d’allora, a una azione soprattutto clandestina, illegale, anche in quest’attività il compagno Sverdlov marciava sempre spalla a spalla, mano nella mano, con gli operai di avanguardia che proprio dall’inizio del XX secolo avevano incominciato a sostituire la precedente generazione di rivoluzionari di origine intellettuale.
Precisamente in questo periodo gli operai più avanzati si mettevano al lavoro a decine e a centinaia e acquisivano quella tempra alla lotta rivoluzionaria senza la quale, come senza il più stretto legame con le masse, in Russia non vi sarebbe potuta essere rivoluzione proletaria coronata da successo. Proprio questo lungo cammino di lavoro illegale caratterizza quest’uomo che, partecipando costantemente alla lotta, non staccandosi mai dalle masse, non lasciò mai la Russia, lavorò sempre con i migliori operai e, nonostante il distacco dalla vita al quale le persecuzioni condannavano i rivoluzionari, seppe formarsi non soltanto quale dirigente amato dagli operai, non soltanto quale dirigente che conosceva largamente e profondamente la pratica, ma anche quale organizzatore dei proletari d’avanguardia. Se alcuni pensano - di solito così pensano i nostri avversari o la gente tentennante - che questa facoltà del rivoluzionario di professione di darsi interamente al lavoro illegale, stacchi il rivoluzionario dalle masse, l’esempio dell’attività rivoluzionaria di Sverdlov ci mostra quanto sia profondamente errata questa opinione e quanto invece proprio la dedizione completa alla causa rivoluzionaria, che ha contrassegnato la vita di coloro che hanno conosciuto molte prigioni e i più lontani luoghi di deportazione della Siberia, abbia contribuito a formare tali dirigenti, il fiore del nostro proletariato. Se poi la dedizione alla causa si univa alla capacità di comprendere gli uomini, di avviare il lavoro organizzativo, essa forgiava grandi organizzatori. Attraverso i circoli illegali, attraverso il lavoro rivoluzionario clandestino, attraverso il partito illegale che nessuno ha incarnato né espresso con tanta pienezza quanto Sverdlov, attraverso questa scuola pratica, e solo per questa via, Sverdlov è riuscito a giungere al posto di prima personalità nella prima repubblica socialista sovietica, al posto di primo organizzatore delle grandi masse proletarie.
Compagni, tutti coloro che, come me, hanno avuto occasione di lavorare ogni giorno col compagno Sverdlov, si sono resi chiaramente conto che solo l’eccezionale talento organizzativo di quest’uomo ha potuto darci ciò di cui finora siamo stati fieri, e fieri a buon diritto. Egli ci ha assicurato la possibilità di un lavoro concorde, efficace e veramente organizzato, di un lavoro degno delle masse proletarie organizzate e rispondente alle esigenze della rivoluzione proletaria. Senza questo lavoro organizzato e coerente non avremmo ottenuto nessun successo, non avremmo superato nessuna delle innumerevoli difficoltà, nessuna delle dure prove che abbiamo sostenuto e che dovremo ancora sostenere.
In questa lotta rovente che è la rivoluzione, se nel posto particolare che ogni rivoluzionario occupa il lavoro di un gruppo già ristretto si perde in discussioni, ha grande importanza una forte, incontestata autorità morale acquisita nella lotta, autorità che, naturalmente, non trae la sua forza da una morale astratta, ma dalla morale del combattente rivoluzionario, dalla morale delle masse rivoluzionarie organizzate.
Se per più di un anno siamo riusciti a sopportare le enormi difficoltà che si abbattevano su un ristretto gruppo d’indomabili rivoluzionari, se i gruppi dirigenti sono riusciti a risolvere così rapidamente, fermamente, unanimemente i problemi più difficili, è solo perché un posto eminente fra loro era occupato da un organizzatore d’eccezione e di talento come Iakov Mikhailovic. Egli solo è riuscito a conoscere - cosa sorprendente - tutti i quadri dirigenti del movimento proletario; egli solo ha saputo in molti anni di lotta, della quale qui posso parlare solo assai brevemente, sviluppare in sé lo straordinario senso pratico, l’eccezionale talento organizzativo, ha saputo raggiungere l’incontestata autorità grazie alla quale Iakov Mikhailovic, da solo, ha diretto personalmente le più importanti branche di lavoro del Comitato esecutivo centrale di tutta la Russia, lavoro che avrebbe richiesto tutto un gruppo di uomini. Egli solo è riuscito a conquistare una posizione che gli permetteva, in moltissime questioni pratiche d’organizzazione, di grande rilievo e importanza, di dire una sola parola perché senza alcuna discussione, senza votazioni formali, il problema fosse senza contestazioni risolto una volta per tutte e ognuno fosse pienamente convinto che era stato risolto sulla base di una tale conoscenza pratica e di un tale senso organizzativo, che non soltanto centinaia e migliaia di operai di avanguardia, ma anche le masse avrebbero considerato questa soluzione come definitiva.
La storia ha mostrato da tempo che nel corso della lotta le grandi rivoluzioni portano avanti grandi uomini e sviluppano talenti che prima sembravano impossibili. Nessuno avrebbe creduto che dalla scuola del circolo illegale e del lavoro clandestino, dalla scuola del piccolo partito perseguitato e della prigione di Turukhansk, potesse uscire un organizzatore che si è conquistato un’autorità assolutamente incontestabile, l’organizzatore di tutto il potere sovietico in Russia, colui che, fornito di particolari cognizioni, ha organizzato il lavoro del partito il quale ha creato questi soviet e ha tradotto in realtà, nella pratica, il potere sovietico che ora, attraverso difficoltà, sofferenze e sangue, sta compiendo il suo cammino verso tutti i popoli, nei paesi di tutto il mondo.
Non potremo mai sostituire quest’uomo che ha saputo formarsi un talento d’organizzatore così eccezionale, se per sostituire intendiamo la possibilità di trovare un uomo, un compagno che disponga di tali capacità. Nessuno fra coloro che hanno conosciuto da vicino Iakov Mikhailovic, che hanno seguito il suo costante lavoro, può dubitare che, in questo senso, Iakov Mikhailovic è insostituibile. Il lavoro che egli ha compiuto da solo nel campo dell’organizzazione, della scelta dei quadri, della loro destinazione a posti di responsabilità in tutti i vari settori, questo lavoro noi saremo in grado di compierlo soltanto se affideremo ciascuna delle grandi branche di lavoro che il compagno Sverdlov dirigeva da solo, a un gruppo di uomini che, seguendo il suo cammino, sappiano avvicinarsi a ciò che compiva un uomo solo.
Ma la rivoluzione proletaria è forte proprio perché ha sorgenti profonde. Sappiamo che al posto degli uomini che avevano consacrato e donato con abnegazione la loro vita alla lotta, la rivoluzione fa sorgere intere schiere di altri uomini, forse meno esperti, meno istruiti e meno preparati all’inizio del loro cammino, ma strettamente legati alle masse e capaci di mettere al posto dei grandi talenti scomparsi, gruppi di uomini che continueranno la loro opera, seguiranno il loro cammino e porteranno a compimento ciò che essi hanno iniziato. Di questo siamo profondamente convinti: la rivoluzione proletaria in Russia e in tutto il mondo farà sorgere gruppi sempre più numerosi di uomini, farà sorgere vasti strati di proletari, di contadini lavoratori, che ci porteranno quella conoscenza pratica della vita, quel talento organizzativo collettivo, se non individuale, senza il quale l’esercito di milioni di proletari non può giungere alla vittoria.
Il compagno I.M. Sverdlov resterà nella nostra memoria non soltanto come eterno simbolo della dedizione di un rivoluzionario alla nostra causa, non soltanto come modello di sintesi fra lucidità e capacità pratiche, di completo legame con le masse e di capacità di dirigerle. Il suo ricordo sarà per noi anche la garanzia che masse sempre più larghe di proletari, ispirandosi a questo esempio, andranno sempre avanti, verso la vittoria definitiva della rivoluzione comunista mondiale.
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