giovedì 16 aprile 2020

Coronavirus - I lavoratori precari degli appalti comunali vengono già licenziati o rischiano nei prossimi mesi di esserlo

Negli appalti comunali in scadenza, alcune Ditte stanno procedendo al licenziamento degli operai, vedi ditta per il verde in Arsenale, nonostante che il Dpcm "Cura Italia" sospende per due mesi ogni licenziamento individuale e collettivo per motivi oggettivi.

L'Amministrazione comunale, molto impegnata e celere nel controllo verso la popolazione di Taranto del rispetto delle misure di sicurezza, dello "stare tutti a casa" (cosa necessaria), non è altrettanto impegnata a tutelare la continuità del lavoro dei lavoratori degli appalti.

Si approssimano altre scadenze di contratti di appalto, in primis quello degli asili (pulizia e ausiliariato) con più di 80 lavoratrici, e quello del decoro urbano con 21 lavoratori (ex Pasquinelli) - contratti che scadono il 30 giugno. 
Che succederà per questi lavoratori? Tenuto conto che a tutt'oggi non c'è affatto certezza sui tempi della ripresa dei servizi, e che le prospettive future: gara per nuovo appalto per gli asili e passaggio alla selezione della differenziata per gli ex pasquinelli, sono bloccate. 

Tutto questo tra l'altro in una situazione generale in cui non c'è alcuna possibilità di interloquire col Comune, nè per telefono nè on line. 

MA I LAVORATORI NON POSSONO PAGARE DUE VOLTE, PER IL RISCHIO SALUTE E IL RISCHIO LAVORO. 
Lo Slai cobas pone in maniera tassativa: 
- Nessuna lavoratrice, lavoratore deve essere in questo periodo licenziato
- tutti i lavoratori devono rientrare al lavoro, appena possibile, e nella massima sicurezza

Lo Slai cobas attenderà fino alla prima settimana di maggio, di avere riscontri dall'Amministrazione comunale a queste assolute necessità di tutela dei lavoratori. 
Senza garanzie e certezze di lavoro, lo Slai cobas chiamerà i lavoratori ad "uscire di casa", e ad andare al Comune - rispettando per loro e per gli altri tutte le misure di sicurezza.

Ribadiamo, inoltre, l'altrettanta necessità di difesa del salario dei lavoratori:

1) In merito alla corresponsione della FIS (Fondo di integrazione salariale)

Lo Slai cobas chiede che siano le Ditte appaltatrici ad anticipare il FIS.
Questo è assolutamente essenziale per non scaricare sulle lavoratrici e lavoratori i danni dei tempi, tuttora incerti, dell'erogazione da parte dell'Inpso banche.
Questo è previsto dalla normativa INPS sul FIS che dice: .
"Le prestazioni sono autorizzate con pagamento a conguaglio da parte del datore di lavoro, a partire dal mese successivo a quello in cui è intervenuta l’autorizzazione... Il pagamento diretto della prestazione può essere autorizzato esclusivamente nel caso di serie e documentate difficoltà finanziarie dell’impresa"
Nello stesso tempo il Dpcm "Cura Italia", su questo all'art. 19 comma 5 scrive: "Il predetto trattamento su istanza del datore di lavoro può essere concesso con la modalità di pagamento diretto della prestazione da parte dell’INPS".  
MA, APPUNTO, PUO' NON DEVE!


2) In merito al pagamento al 100%.

Lo Slai cobas sc, al fine di non penalizzare ulteriormente i lavoratori e le lavoratrici occupati negli appalti comunali sospesi dal lavoro a causa delle misure coronavirus, e tenendo conto che in generale i loro salari sono molto bassi, per cui l'indennità di Fis o di Cigd coprendo l'80% aggraverebbe la loro condizione già misera.

CHIEDE che il Comune, quale Ente appaltante, provveda a garantire l'integrazione del 20%, affinchè i lavoratori possano non perdere nulla della precedente retribuzione.

Questo è legittimamente possibile in quanto a suo tempo, all'avvio degli appalti in corso, L'Amministrazione comunale ha già stabilito nel bilancio il totale dell'importo dovuto per il costo del lavoro per l'intera durata dell'appalto.
Pertanto, destinare una quota parte dell’importo dovuto per l’erogazione del servizio al pagamento dell'integrazione del 20% non costituisce un aggravio per il Comune.

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