martedì 13 settembre 2022

Appalto Acciaierie d'Italia pronto a fermare l'attività - ma gli interessi di padroni e operai sono differenti


Il presidente della sezione metalmeccanica e navalmeccanica di Confindustria Taranto e il presidente dell’indotto ex Ilva nei giorni scorsi hanno dichiarato: “Per sostenere Acciaierie d’Italia l’indotto si è proteso ad allungare i termini dei pagamenti. Ad oggi, però, i nostri sforzi non vengono premiati e non vediamo alcuna prospettiva. Mancano le commesse in quanto lo stabilimento va via via spegnendosi. Di questo passo tutte le aziende presto potrebbero fermarsi... Non abbiamo più la possibilità di pagare gli stipendi ai nostri dipendenti... Il governo garantisca la liquidità necessaria ad Acciaierie d’Italia e nello stesso tempo metta dei limiti sulle spese di approvvigionamento energetico all’intera filiera industriale“. 

Ora hanno chiesto un incontro con le segreterie dei sindacati confederali per chiedere, come sempre, che i lavoratori dell'appalto li appoggino nelle loro iniziative di protesta. 

MA GLI OPERAI NON POSSONO DARE IL LORO "SANGUE" PER I PADRONI!

L'altra volta che lo fecero ebbero ppoi il "ben servito": le ditte abbero i soldi dall'ex Ilva e gli operai invece si videro tolte le giornate in cui erano scesi in lotta al fianco dei loro padroni.

Una parte delle Ditte non esitano poi a scaricare subito sui lavoratori i loro problemi economici, non pagando gli stipendi, sospendendo il lavoro, mettendo in cassintegrazione; così come quasi tutte le ditte continuano a fare accordi peggiorativi: vogliono più lavoro ma meno diritti e salario ai lavoratori.

Poi quando stanno in crisi, chiamano i lavoratori al loro fianco. Così non funziona...

Gli operai dell'appalto devono sì scendere in lotta ma sui loro interessi: garanzia del lavoro e dello stipendio, contratto unico metalmeccanico con la clausola sociale, sicurezza, difesa della salute.

Nessun commento:

Posta un commento