Ilva, ‘Ambiente Svenduto’: bagarre in aula sul ruolo del dott. Forastiere. Tutta colpa della Regione…
L’udienza di ieri del processo ‘Ambiente Svenduto’ sul presunto
disastro ambientale provocato dall’Ilva, nell’aula bunker della Procura
situata nel quartiere Paolo VI, dinanzi alla Corte d’Assise di Taranto
presieduta dal giudice Stefania D’Errico, e del giudice a latere Fulvia
Misserini, è stata alquanto movimentata.
Il calendario, come già riportato in questi giorni, prevedeva per l’udienza di ieri, domani e venerdì, l’audizione dei medici epidemiologi che redassero la perizia epidemiologica disposta dal gip Todisco nell’ambito dell’incidente probatorio. Il documento di 282 pagine depositato il 1 marzo del 2012 fu redatto dal professore Annibale Biggeri, docente ordinario all’università di Firenze e direttore del
Centro per lo studio e la prevenzione oncologica, dalla dott.ssa Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia dell’azienda ospedaliera universitaria ‘Federico II’ di Napoli, e dal dottor Francesco Forastiere, direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Asl di Roma.
Protagonista dell’udienza di ieri, come già riportato in un altro articolo del nostro giornale, il dottor Francesco Forastiere, direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Asl di Roma. Senza entrare nel merito della deposizione del perito epidemiologico che ha relazionato per oltre due ore sui dati della perizia sulla quale si basa, insieme alla perizia chimica, l’intero processo sul presunto disastro ambientale prodotto dall’Ilva, alla quale dedicheremo un altro articolo, ecco quello che è accaduto nell’udienza di ieri.
Ad un certo punto però, quando il pm dell’accusa Mariano Buccoliero ha avanzato una domanda sullo “Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla morbosità e mortalità della popolazione residente a Taranto”, commissionato nel 2014 dalla Regione Puglia ad un’équipe di ricercatori guidata proprio dall’epidemiologo Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, i legali della difesa hanno avanzato una serie di eccezioni, scatenando un duro confronto con lo stesso pm e il giudice D’Errico. La lite è scoppiata allorquando il pm Buccoliero ha chiesto al dott. Forastiere se esista o meno un dato che certifichi la possibilità di una connessione tra l’aumento del pm10 dovuto ad un aumento produzione Ilva e conseguenti effetti sanitari sui lavoratori e i cittadini di Taranto. Di cui si parla nello studio realizzato per la Regione Puglia. Che altro non è che un aggiornamento dello studio di coorte realizzato per la Procura di Taranto dagli esperti epidemiologi, fermo al 2010.
A quel punto i legali della difesa hanno eccepito che il pm stesse interrogando il dott. Forastiere non in qualità di perito ma di tecnico-consulente, su uno studio non a conoscenza dei legali della difesa e della stessa Corte d’Assise. Il collegio difensivo ha inoltre eccepito come ci si trovasse di fronte “ad una situazione di gravità inaudita“, in quanto due parti civili del dibattimento in corso, come la Regione Puglia e la Asl di Taranto, “che hanno peraltro presentato richieste di risarcimento danni milionarie all’Ilva“, abbiano commissionato e finanziato questa ricerca affidando un nuovo incarico al perito Forastiere (con la perizia epidemiologica ancora in corso in quanto si è ancora nel recinto del dibattimento), il quale ha accettato l’incarico (i legali della difesa hanno anche evidenziato lo stanziamento di fondi per 8 milioni di euro e 5 milioni di euro per la ricerca sugli argomenti in questione, ed una delibera di pagamento nei confronti del dotto. Forastiere già avvenuta, pari ad 80mila euro, per aggiornare lo studio di coorte residenziale già condotto per Taranto.
Dopo di ciò i legali della difesa hanno “chiesto il termine a difesa per il controesame del perito“, in quanto avrebbero dovuto prendere visione dello studio prima di effettuare il controesame. I pm dell’accusa hanno risposto alle rimostranza della difesa, che la ricerca in questione non rientra nel capitolo della prova testimoniale, e che si sarebbe potuto tranquillamente procedere all’interrogatorio del teste sull’incidente probatorio. Dopo una serie di sospensioni del dibattimento da parte della Corte d’Assise, che nell’ordinanza in cui ha stabilito che si esprimerà sull’istanza di ricusazione del dott. Forastiere il prossimo 20 marzo ha parlato di un “comportamento difensivo faticatorio” da parte dei legali della difesa, si è stabilito di procedere al contro esame del dott. Forastiere concedendo alla difesa altre 24 ore di tempo per la lettura dello studio realizzato da quest’ultimo per la Regione Puglia.
Infine, i legali della difesa hanno informato la Corte d’Assise che nella giornata di venerdì 23 febbraio, nella quale è prevista la terza udienza settimanale del processo ‘Ambiente Svenduto’, saranno assenti in quanto aderiranno all’astensione dalle udienza proclamata dall’Organismo Congressuale Forense a livello nazionale.
Il calendario, come già riportato in questi giorni, prevedeva per l’udienza di ieri, domani e venerdì, l’audizione dei medici epidemiologi che redassero la perizia epidemiologica disposta dal gip Todisco nell’ambito dell’incidente probatorio. Il documento di 282 pagine depositato il 1 marzo del 2012 fu redatto dal professore Annibale Biggeri, docente ordinario all’università di Firenze e direttore del
Centro per lo studio e la prevenzione oncologica, dalla dott.ssa Maria Triassi, direttrice di struttura complessa dell’area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed epidemiologia dell’azienda ospedaliera universitaria ‘Federico II’ di Napoli, e dal dottor Francesco Forastiere, direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Asl di Roma.
Protagonista dell’udienza di ieri, come già riportato in un altro articolo del nostro giornale, il dottor Francesco Forastiere, direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Asl di Roma. Senza entrare nel merito della deposizione del perito epidemiologico che ha relazionato per oltre due ore sui dati della perizia sulla quale si basa, insieme alla perizia chimica, l’intero processo sul presunto disastro ambientale prodotto dall’Ilva, alla quale dedicheremo un altro articolo, ecco quello che è accaduto nell’udienza di ieri.
Ad un certo punto però, quando il pm dell’accusa Mariano Buccoliero ha avanzato una domanda sullo “Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla morbosità e mortalità della popolazione residente a Taranto”, commissionato nel 2014 dalla Regione Puglia ad un’équipe di ricercatori guidata proprio dall’epidemiologo Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, i legali della difesa hanno avanzato una serie di eccezioni, scatenando un duro confronto con lo stesso pm e il giudice D’Errico. La lite è scoppiata allorquando il pm Buccoliero ha chiesto al dott. Forastiere se esista o meno un dato che certifichi la possibilità di una connessione tra l’aumento del pm10 dovuto ad un aumento produzione Ilva e conseguenti effetti sanitari sui lavoratori e i cittadini di Taranto. Di cui si parla nello studio realizzato per la Regione Puglia. Che altro non è che un aggiornamento dello studio di coorte realizzato per la Procura di Taranto dagli esperti epidemiologi, fermo al 2010.
A quel punto i legali della difesa hanno eccepito che il pm stesse interrogando il dott. Forastiere non in qualità di perito ma di tecnico-consulente, su uno studio non a conoscenza dei legali della difesa e della stessa Corte d’Assise. Il collegio difensivo ha inoltre eccepito come ci si trovasse di fronte “ad una situazione di gravità inaudita“, in quanto due parti civili del dibattimento in corso, come la Regione Puglia e la Asl di Taranto, “che hanno peraltro presentato richieste di risarcimento danni milionarie all’Ilva“, abbiano commissionato e finanziato questa ricerca affidando un nuovo incarico al perito Forastiere (con la perizia epidemiologica ancora in corso in quanto si è ancora nel recinto del dibattimento), il quale ha accettato l’incarico (i legali della difesa hanno anche evidenziato lo stanziamento di fondi per 8 milioni di euro e 5 milioni di euro per la ricerca sugli argomenti in questione, ed una delibera di pagamento nei confronti del dotto. Forastiere già avvenuta, pari ad 80mila euro, per aggiornare lo studio di coorte residenziale già condotto per Taranto.
Dopo di ciò i legali della difesa hanno “chiesto il termine a difesa per il controesame del perito“, in quanto avrebbero dovuto prendere visione dello studio prima di effettuare il controesame. I pm dell’accusa hanno risposto alle rimostranza della difesa, che la ricerca in questione non rientra nel capitolo della prova testimoniale, e che si sarebbe potuto tranquillamente procedere all’interrogatorio del teste sull’incidente probatorio. Dopo una serie di sospensioni del dibattimento da parte della Corte d’Assise, che nell’ordinanza in cui ha stabilito che si esprimerà sull’istanza di ricusazione del dott. Forastiere il prossimo 20 marzo ha parlato di un “comportamento difensivo faticatorio” da parte dei legali della difesa, si è stabilito di procedere al contro esame del dott. Forastiere concedendo alla difesa altre 24 ore di tempo per la lettura dello studio realizzato da quest’ultimo per la Regione Puglia.
Infine, i legali della difesa hanno informato la Corte d’Assise che nella giornata di venerdì 23 febbraio, nella quale è prevista la terza udienza settimanale del processo ‘Ambiente Svenduto’, saranno assenti in quanto aderiranno all’astensione dalle udienza proclamata dall’Organismo Congressuale Forense a livello nazionale.
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