“La richiesta di chiarimenti della Corte Europea per i Diritti
dell’Uomo al Governo italiano è un risultato importante per contrastare
la grave mancanza di tutela e il quadro di inquietante assenza di
protezione del minore che abbiamo riscontrato nel centro di Taranto“.
Lo affermano in una nota i legali dell’Agsi (Associazione per gli Studi
Giuridici sull’Immigrazione), che presentarono ricorso alla Corte
europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo negli interessi di 14
ragazzi minorenni, provenienti dal Bangladesh, Costa d’Avorio, Gambia,
Ghana, Guinea, Mali, Senegal.(leggi l’articolo http://www.corriereditaranto.it/2018/01/09/cedu-accoglie-ricorsi-cittadini-sudanesi-trasferiti-ventimiglia-ad-hotspot-taranto/)
I minori, secondo la denuncia dell’associazione, sarebbero stati “trattenuti di fatto nell’hotspot di Taranto nel luglio 2017 senza una comunicazione scritta in situazione promiscuità con persone
adulte, sotto un’unica tenda circondata da alte reti metalliche presidiate da soldati dell’Esercito italiano, privati della possibilità di contatti con l’esterno, senza aver ricevuto alcuna informazione sulla possibilità e gli effetti di una eventuale presentazione di richiesta di protezione internazionale né dal personale di polizia, né dall’associazione che si occupa delle mediazione culturale, né dal personale dell’UNHCR“.
(leggi tutte le notizie sui migranti a Taranto http://www.corriereditaranto.it/?s=migranti)
Il 19 gennaio 2018 la Cedu ha risposto, ritenendo ammissibili i ricorsi presentati ed invitando il Governo italiano a fornire chiarimenti entro il 14 maggio 2018 in relazione ai fatti e alle violazioni contestate dai ricorrenti. “Da un lato – conclude l’Agsi – è stata denunciata la violazione della libertà personale perché i ricorrenti sono risultati trattenuti in maniera illegittima negli hotspot in assenza di un qualsiasi provvedimento scritto e formalmente comunicato, senza poter accedere ad alcuna forma di difesa e privati di ogni strumento di comunicazione con l’esterno“.
I minori, secondo la denuncia dell’associazione, sarebbero stati “trattenuti di fatto nell’hotspot di Taranto nel luglio 2017 senza una comunicazione scritta in situazione promiscuità con persone
adulte, sotto un’unica tenda circondata da alte reti metalliche presidiate da soldati dell’Esercito italiano, privati della possibilità di contatti con l’esterno, senza aver ricevuto alcuna informazione sulla possibilità e gli effetti di una eventuale presentazione di richiesta di protezione internazionale né dal personale di polizia, né dall’associazione che si occupa delle mediazione culturale, né dal personale dell’UNHCR“.
(leggi tutte le notizie sui migranti a Taranto http://www.corriereditaranto.it/?s=migranti)
Il 19 gennaio 2018 la Cedu ha risposto, ritenendo ammissibili i ricorsi presentati ed invitando il Governo italiano a fornire chiarimenti entro il 14 maggio 2018 in relazione ai fatti e alle violazioni contestate dai ricorrenti. “Da un lato – conclude l’Agsi – è stata denunciata la violazione della libertà personale perché i ricorrenti sono risultati trattenuti in maniera illegittima negli hotspot in assenza di un qualsiasi provvedimento scritto e formalmente comunicato, senza poter accedere ad alcuna forma di difesa e privati di ogni strumento di comunicazione con l’esterno“.
Nessun commento:
Posta un commento