mercoledì 28 febbraio 2018

Notizie, di stamattina, sull'infortunio di ieri all'Ilva

Da un operaio del reparto Ome-Mua, dove lavora Antonio Losavio, aggiornamenti dell’infortunio di ieri pomeriggio all’Ilva:

“E' stato posto sotto sequestro il tornio, il mandrino dove Antonio è rimasto impigliato con la mano e anche i due quadri elettrici dove c'è l'alimentatore del tornio e il pulsante per fermarlo. Sembrerebbe che Antonio non rischia di perdere la mano o alcune dita, e che nell'infortunio si siano strappati tendini e nervi ma si sarebbero potuti "ricucire" . Stamattina vari colleghi del reparto di Antonio sono andati nel luogo dell'infortunio, discussioni sulle condizioni in cui si è costretto a lavorare.  
Nessun sindacalista finora si è visto”.

Lo Slai cobas nell’augurare ad Antonio Losavio che effettivamente possa recuperare in pieno la mano, denuncia come siano le condizioni di rischio costante in cui gli operai devono lavorare a provocare questo nuovo infortunio.
Dalle “ordinarie” condizioni di insicurezza (in questo caso sembrerebbe che la causa iniziale sia stata la pedana in legno su cui l’operaio sarebbe scivolato impregnata di umido e olio – ma poi neanche è scattato subito il blocco del tornio), alle grandi, gli operai lavorano come in una “roullette russa”.
E, ancora di più nella situazione attuale di “passaggio” la direzione commissariale dell’Ilva non spende soldi, non fa interventi per la manutenzione ordinaria.
Mentre a Roma si rinvia tutto a dopo elezioni, gli operai prima, durante e dopo continuano a rischiare gravi invalidità o addirittura la vita.
Questo non può essere! E siccome il sindacato manca all’Ilva, sono gli operai che devono, prima che succeda un infortunio, imporre la manutenzione.

SLAI COBAS per il sindacato di classe – Ilva

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