Ieri d'avanti alla Direzione ex Ilva (oggi Acciaierie d'Italia) si è tenuta un'assemblea degli operai in cassintegrazione dell'Ilva AS e di ArcelorMittal - prima si era tenuta quella dei cassintegrati alle Ditte appalto - con una partecipazione di circa 150 lavoratori, chiaramente molti delegati dei sindacati confederali.
A questa partecipazione bassa - ma niente affatto sorprendente - i sindacalisti intervenuti hanno risposto cercando di alzare il livello dei toni dei loro discorsi (ma solo i toni, alcune parole, non fatti e proposte). Riportiamo alcune sintesi e poi diciamo qualcosa.
Tutti i tre i sindacati si sono lamentati degli incontri romani, l'ultimo in particolare, in cui il governo non ha detto nulla, non si è fatto nessun passo avanti sul piano industriale e ambientale, sui problemi di manutenzione (che recentemente hanno causato gravi incidenti - ndr). Pure sulla illegittimità della cassintegrazione-covid che ha ridotto di quasi il 50% i salari, nulla di fatto - per l'Inps è "tutto regolare"; come sul rivedere i numeri della cig, sull'uso arbitrario della cig nei fari reparti, mentre anche nulla sull'integrazione salariale.
Non ci sarebbero soldi per i lavoratori, è passato il rinnovo di altre 13 settimane di cig - hanno detto - quando il governo mette centinaia di milioni per la nuova società Acciaierie d'Italia e il mercato dell'acciaio ora "tira" e fa fare utili. A Taranto sono ripartiti Acciaieria 1 e Afo 4 ma a questo non corrisponde un rientro di operai dalla cassintegrazione.
Nello stesso tempo questa denuncia è stata un'ammissione dell'autogol di Fiom, Fim, Uilm (chiaramente giustificato come inevitabile - ndr) di aver anch'essi dato tempo e credibilità al governo, aspettando prima la definizione dell'entrata di Invitalia, poi la sentenza del Consiglio di Stato, poi, poi..., e oggi si lamentano di stare ancora al punto di partenza, di essere stati lasciati soli, che tutti li hanno abbandonati (ieri anche i mass media li hanno ignorati...), dichiarando come una novità che "il governo non può risolvere i problemi", che "noi abbiamo sperato che venisse lo Stato, ma oggi la situazione è peggiorata..."
Ma da questa denuncia si partorisce ancora un topolino: la consegna di un altro documento alla Prefettura nel corso dello sciopero e presidio alla Prefettura di martedì 20, per chiedere qual'è il ruolo di Invitala, e il rientro dei cassintegrati, in particolare al Laf e Pla2 dove ci sarebbero commesse, il pagamento del 3% della Ral in luogo del premio di risultato del 2019/2020 (previsto dall'accordo del 6.9.2018 e mai dato - accordo che la Morselli nell'incontro romano del 8 luglio ha dichiarato "scaduto"). Un ennesimo documento che la Prefettura al massimo girerà al governo.
Un altro argomento comune è stata la critica e presa di distanza (questa giusta) circa le "soluzioni" delle Istituzioni locali, Sindaco Melucci, Emiliano, circa l'"Accordo di programma" a "scatola chiusa" - che al massimo è un elenco di intenzioni di lavori alternativi, ma senza per ora alcuna copertura finanziaria - l'Accordo a Genova - è stato detto - non ha occupato un solo lavoratore, "a Taranto non si riesce a trovare soluzione per 200 persone di Isola verde, figurarsi se devono trovarle per noi..."; mentre sul fronte delle bonifiche già previste, su 300 lavoratori che dovevano rientrare dalla cig di Ilva AS sono rientrati solo 70, messi a tagliare l'erba...
Infine "alte affermazioni e impegni" niente affatto credibili: "il 20 luglio cominciamo poi faremo altre iniziative...", "dopo il 20 nulla toglie di tornare al 2012..."; "Io anche stamattina sono venuto pronto a tutto... ma voi siete pochi... pensavamo che oggi venissero migliaia di lavoratori e potevamo fare tutto...", "Nel 2012 si bloccava tutto...", massima partecipazione il 20, basta con social, telefonini...".
A parlare forte non si spende niente, poi la colpa sarà ancora solo degli operai che non partecipano... Mentre gli unici accenni autocritici sono stati che "il sindacato ha commesso anche errori... noi dovevamo reagire..."
DICIAMO QUALCOSA NOI - RIVOLGENDOCI AGLI OPERAI
1) I sindacati confederali non hanno nessun titolo a lamentarsi della scarsa partecipazione degli operai, della serie: prima scavano loro la fossa e poi si lamentano: quanti scioperi negli ultimi due anni sono stati annunciati e poi annullati? Da quanti mesi non si sono fatte assemblee dei lavoratori nè in fabbrica nè fuori? Chi ha alimentato un clima di attesa, delega al governo, fiducia su positivi cambiamenti con l'entrata dello Stato?
3) Agli operai diciamo: è vero che la situazione di partecipazione, il clima anche da parte dei lavoratori non è affatto buono, ma continuare a lamentarsi a che serve? Può cambiare la situzione se un nucleo di operai più coscienti, più combattivi comincia indipendentemente da dove è iscritto, dà l'esempio, parte con iniziative di lotta adeguate ai numeri ma possibilissime; si organizza non sui social ma incontrandosi.
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