L’A.N.P.I. dice no a “via Almirante
In merito alla delibera della Giunta del Comune di Monteiasi n. 46 del reg. del 9/06/2021 di denominare una via pubblica a G. Almirante, l’A.N.P.I. Provinciale Taranto esprime le seguenti valutazioni che sottopone all’attenzione sia della giunta comunale sia a tutti i cittadini del Comune di Monteiasi, oltre che all’opinione pubblica democratica e antifascista.
Giorgio Almirante è definito nella suddetta delibera di Giunta “Politico italiano”, definizione alquanto generica perché G. Almirante prima ancora di essere “politico italiano” è stato anche altro. Egli, infatti, a Il Tevere, giornale diretto da Telesio Interlandi, quando entrarono in vigore le leggi razziali nel 1938 partecipò attivamente alla campagna del quotidiano di Interlandi. Il 5 agosto 1938 usciva il primo numero de La difesa della razza, diretta da Interlandi. Almirante, segretario di redazione della rivista, vi pubblicò il suo primo articolo, contro l’imperatore romano Caracalla accusato di avere danneggiato la razza romana consentendo la cittadinanza ai provinciali e favorendo di fatto il meticciato. Considerava gli ebrei “non italiani”. Uno dei suoi articoli più citati venne pubblicato il 5 maggio del 1942. “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti”, scriveva Almirante, “altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei”. Per Almirante “non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue”.
Nel settembre del 1943 il ministro della Cultura popolare nel governo della Repubblica sociale italiana (RSI), Mezzasoma, assunse Almirante il quel ministero del quale diventerà capogabinetto nel maggio del 1944. Risale a quel periodo e al suo incarico di capogabinetto l’affaire che lo coinvolgerà anni dopo: nel 1971 Almirante fu accusato di aver partecipato alla stesura di un bando del ministero della Difesa nazionale della RSI con il quale si annunciava la pena di morte ai renitenti alla leva. Almirante in qualità di capogabinetto aveva trasmesso il bando alle prefetture. Nell’estate del 1971 alcuni storici dell’Università di Pisa rinvennero negli archivi del comune di Massa Marittima la copia anastatica di questo manifesto, a firma di Giorgio Almirante, che riportava, tra le altre, quanto segue: “gli sbandati e gli appartenenti alle bande dovranno presentarsi a tutti i posti militari e di Polizia Italiani e Germanici entro le ore 24 del 25 maggio. Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena”.
Nel giugno del 1974 vennero rinvenute negli Archivi di Stato e prodotte in giudizio inequivocabili prove documentali attestanti la veridicità del documento. Almirante fu arruolato nella Brigata Nera “ministeriale” che operò in Val d’Ossola, dal settembre del 1944 al gennaio del 1945. Nell’estate del 1946, dopo il referendum istituzionale, l’amnistia promulgata dal guardasigilli Palmiro Togliatti aprì le porte delle carceri a migliaia di fascisti e tra questi Almirante. Partecipò nel 1946 alla fondazione del MSI, di cui nel 1947 divenne segretario. Nel 1947 venne deferito alla Commissione Provinciale della Questura di Roma per il confino quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche. Fu accusato di apologia del fascismo e il 4 novembre 1947 gli fu inflitta una condanna di 12 mesi di confino.
Nel 1947 venne condannato per collaborazionismo con le truppe naziste. Il 5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste, Almirante venne denunciato dalla Questura per “Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato”. Il 16 giugno 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto, Vincenzo De Franco, chiese alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione” e “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”. L’autorizzazione venne concessa il 3 luglio 1974 dalla Camera dei deputati. Il segretario missino durante il congresso del suo partito fece chiaro riferimento ai regimi di Salazar, Papadopoulos e Franco. Nel giugno 1972 l’allora Procuratore generale di Milano, Luigi Bianchi D’Espinosa, chiese alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere nei confronti di Almirante per tentata ricostituzione del Partito fascista. Da quanto detto, prove inoppugnabili e documentate, dedicare una strada pubblica a Giorgio Almirante vuol dire celebrarlo e celebrare il fascismo. L’intitolazione di una via è un momento importante, indica alle nuove generazioni un modello di vita. È intollerabile che si pensi di indicare il modello di un persecutore antisemita e di un “fucilatore di italiani”.
Le vie e le piazze di una città, piccola o grande che sia, devono rappresentare scelte e valori di persone che hanno pensato e vissuto per il bene pubblico, che hanno cercato di costruire un paese che fonda le sue basi sulla diversità, sul dialogo autentico e onesto, sulla pace e sul rispetto e non di persone che hanno inneggiato alla violenza come strumento di governo. La nostra Costituzione, non dimentichiamolo mai, è nata per sancire valori di democrazia e antifascismo. Essa ha segnato una netta linea di separazione tra i disvalori promulgati dal fascismo e da esponenti politici, quali Almirante, e i valori antifascisti e democratici portati avanti dalle persone che hanno liberato il nostro paese e dagli eroi “comuni” che ogni giorno lavorano per il bene di tutti. In nome della nostra Costituzione e facendo appello a tutte le forze democratiche e antifasciste, il Comitato provinciale A.N.P.I. Taranto invita il comune di Monteiasi a ritirare la delibera di Giunta del 9/06/2021 e di non denominare la strada indicata a G. Almirante, una figura che direttamente rievoca ed esalta i metodi fascisti.
Riccardo Pagano
Presidente provinciale A.N.P.I. Taranto
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