venerdì 27 maggio 2022

Ad Acciaierie d'Italia "proroga" di una situazione grave - ma a quando la continuità della lotta, unica strada perchè si affermino i bisogni e gli interessi degli operai al lavoro, salario, alla salute e sicurezza?

E' ufficiale, la fase conclusiva dell'acquisizione di Acciaierie d'Italia è, per ora, rinviata al 2023, almeno all'estate. Il motivo è che le condizioni poste da ArcelorMittal non si sono realizzate, in primis l'inevitabile mancato dissequestro degli impianti dell’area a caldo, per la non attuazione di tutte le prescrizioni del Piano Ambientale 2017. Su questo l'azienda dice che sarebbero in via di attuazione il 90% delle prescrizioni, ma sono gli operai  i sindacati che per prima lo smentiscono, e poi se fosse vero non ci vorrebbe ancora un anno per completare il restante 10%.

E mentre con questa proroga la situazione degli operai resta come adesso, vale a dire: i 1600 operai in cigs in Ilva AS restano fuori dalla fabbrica (neanche impegnati nelle bonifiche dell'area industriale e con rinvii da parte della Regione anche rispetto al loro impiego in Lavori di Pubblica Utilità); i 3500 operai di Acciaierie d'Italia continuano ad essere posti in cassintegrazione, secondo le esigenze dell'azienda; la Morselli, senza che il governo la smentisca, dice che si arriverà ad una produzione di 5,7 milioni di tonnellate - fatti, evidentemente con meno operai e in una situazione in cui i rischi aumentano, tra mancata manutenzione sia ordinaria che straordinaria degli impianti, peggioramento delle tutele anche individuali di sicurezza, ecc.

Intanto, avvengono cambi nel Cda di Acciaierie d’Italia holding non chiari, non spiegati. Ultime dimissioni sono quelle dell'ing. Carlo Mapelli, consigliere di nomina Invitalia, che veniva presentato come uno dei massimi esperti di siderurgia e tecnico di processi siderurgici. Questa come le altre due precedenti dimissioni (in un anno sono andati via altri 2 del Consiglio di Amministrazione), sembra che sia frutto di divergenze tecniche, gestionali, ma più precisamente per Mapelli di "ferri corti" con la Morselli,di cui "disapprovava largamente la gestionedell'azienda".

Al suo posto una, Tiziana De Luca, anonima dirigente dell'Ufficio IV del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che sicuramente non è esperta di siderurgia, ma probabilmente è esperta di soldi e di taglio dei costi del lavoro (operai e sicurezza?).

Su tutto questo Fiom, Fim, Uilm (questi ultimi due impegnati in questi giorni nei loro congressi) e l'Usb si lamentano, chiedono che lo Stato intervenga - quello stesso Stato che ora è parte interessata a salvaguardare e aumentare i profitti e tagliare i costi -; ma nel giro di appena 3 settimane dallo sciopero e contestazione forte alla Morselli del 6 maggio, si sono già dimenticati di aver promesso continuità della lotta, a partire dalle assemblee e una manifestazione nazionale a Roma.
 

OCCORRE INVECE SUBITO RIPRENDERE LA STRADA DELLA LOTTA OPERAIA!

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