mercoledì 11 maggio 2022

Non deve passare! Draghi con l'appoggio della destra dà 150 milioni delle bonifiche a Mittal per la produzione

Il governo quando era fuori da Acciaierie d'Italia faceva accordi a favore di Mittal, oggi che è dentro agisce direttamente contro gli operai e la popolazione di Taranto.

Anche questa volta, come a febbraio, questa osceno furto alla salute non deve passare!

Gli operai in primis non lo devono permettere, ponendo la cancellazione di questo articolo el decreto come punto della lotta.

Ma occorre anche lottare perchè questo governo Draghi apertamente dalla parte dei padroni, che spende miliardi per la guerra e toglie soldi per la salute, la sicurezza, il lavoro (con i lavori per le bonifiche potevano rientrare in abbrica i 1600 operai in cig in Ilva AS) , il salario deve andare via - ma non con i giochi dei partiti della maggioranza e del parlamento, ma con la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari.

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"Vanno alla decarbonizzazione dell'ex Ilva di Taranto 150 milioni di fondi inizialmente destinati alle bonifiche delle aree inquinate, esterne ed interne alla fabbrica, da parte di Ilva in amministrazione straordinaria. Il trasferimento di fondi è stato votato nelle commissioni Attività produttive e Finanze del Senato nell'ambito del Dl Energia.

A favore, invece, Lega e Forza Italia. Astenuti Fratelli d'Italia e a Italia Viva. Scoppia un nuovo caso come a febbraio scorso. Allora, col Dl Milleproroghe, si tentò analoga operazione prevedendo di destinare alla decarbonizzazione dell’acciaio 575 milioni prelevandoli dal patrimonio destinato per le bonifiche, quest'ultimo rappresentato dal miliardo che i Riva, già proprietari e gestori dell'acciaieria, anni addietro hanno fatto rientrare in Italia.

I 575 milioni non andarono però alla decarbonizzazione, perchè un ampio schieramento di maggioranza affossò l'articolo 21 del Milleproroghe. Si misero insieme Pd, M5S, Forza Italia e Italia Viva. Si aggregò al no anche Fratelli d'Italia mentre la Lega disse sì allo spostamento dei fondi. A marzo, col Dl Energia, la questione si è ripresentata anche perché il premier Mario Draghi, che già non aveva preso affatto bene lo scivolone del Governo a febbraio, ha detto che l'Ilva, a fronte della crisi provocata dalla guerra in Ucraina, andava messa nelle condizioni di produrre.

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