venerdì 9 giugno 2017

Il circolo di Proletari comunisti di Taranto invita a boicottare queste elezioni, a non votare


1 - I lavoratori, i precari, le masse popolari alle elezioni non contano nulla.


Partiti, liste, candidati, hanno tutti un solo interesse, quello di occupare incarichi e poltrone, o quello di ottenere comunque favori, vantaggi e privilegi, ove non occupassero le poltrone importanti. Quelli tra di loro che sono ispirati da buone intenzioni, non hanno comunque alcuna possibilità di tradurle in fatti concreti.

Gli stessi candidati si smarcano dai partiti, a Taranto cambiano i nomi di liste per tentare di nascondere il loro collegamento con la politica dei partiti nazionali e si travestono da “rappresentanti della gente”.


Proletari comunisti lavora perchè la politica sia realmente nelle mani degli operai, dei precari, dei disoccupati, delle masse popolari, ma questo è possibile solo se ci si organizza e si lotta sia a difesa delle condizioni di vita e di lavoro, sia per i diritti negati, a Taranto come in tutt'Italia, dallo Stato e dal governo dei padroni.

La lotta e l'organizzazione fanno riscoprire alle masse i loro interessi collettivi, il valore della solidarietà, dell'unità, il superamento delle divisioni e le influenze dell'ideologia delle classi dominanti seminate a piene mani dal sistema, dai mezzi di comunicazione, ecc

Senza unità e organizzazione per lottare non c'è la possibilità di far crescere la coscienza collettiva e individuare gli obiettivi e i mezzi per cambiare radicalmente la propria condizione e l'intera società.

Per fare questo, il voto è inutile, non esiste il “voto utile”, non esiste il “voto amico” e il “voto di scambio” è una forma di prostituzione.

La lotta non è sufficiente, anche se è la base di tutto, perchè per ottenere risultati delle proprie lotte e per cambiare la propria vita e l'intera società, è necessario avere una forza organizzata, capace nel tempo di rovesciare i governi, abbattere lo Stato del capitale, cambiare il sistema e realizzare questo cammino anche nei luoghi di lavoro e di vita, come parte di un movimento nazionale e internazionale.

E' facile comprendere come tutto questo non abbia niente a che fare con le elezioni e che il diritto di scelta in una società divisa in classi è una pura finzione, è un'illusione individuale che nasconde la subordinazione.



2 - I limiti delle amministrazioni comunali



In queste elezioni, per di più, la disputa è limitata a quello che può realmente fare un'amministrazione comunale. Essa non può rimuovere le cause della mancanza di lavoro, dell'insufficienza dei soldi per vivere, dell'impossibilità di assicurare un futuro ai propri figli, di fronteggiare i problemi di salute, case, servizi sociali, ecc.

Questi problemi sono originati dal regime capitalista in cui viviamo e le amministrazioni comunali amministrano le briciole e scaricano sulle masse le politiche antioperaie e antipopolari del governo dei padroni di turno.

In una città come Taranto, il problema principale è l'Ilva che rappresenta la più grande concentrazione operaia, non solo della nostra città ma dell'intero paese. Liberare la fabbrica dalle mani dei padroni, che è l'unica condizione per difendere lavoro e salute, non può essere fatto da un'amministrazione comunale che conta in questo conflitto molto poco.

Lo stesso vale per la grande base militare della Marina - una base di guerra al servizio della NATO e degli Usa, di occupazione del nostro territorio che ha contribuito al disastro ambientale; lo stesso vale per le altre industrie presenti nel territorio ENI, CEMENTIR, ecc; come per il problema delle condizioni indegne degli immigrati che fuggono da guerra e miseria che i nostri governi hanno originato e che sono messi in luoghi di segregazione come l'Hotspot.

Sono problemi su cui i poteri delle amministrazioni comunali sono assai limitati o seguono le imposizioni dei governi.

Senza affrontare questi problemi la città non si può cambiare nell'interesse della classe operaia, dei giovani, delle masse popolari. E quindi, se la lotta sul nostro territorio non ha un carattere generale e nazionale non può portare a risultati significativi né immediati, né futuri.



Tutte queste sono ragioni per non cadere nelle illusioni e nel ricatto del voto. Non votare, ma per organizzarsi e lottare per respingere la politica elettorale attuale che è tutta sporca, al di là delle stesse intenzioni di alcuni candidati e per affermare la politica proletaria in cui le masse sono protagoniste in prima persona e in maniera collettiva delle loro lotte e del loro destino.



3 - A Taranto i candidati che ci presentano sono in generale persone che non hanno fatto nulla nell'interesse delle masse in questa città,


perchè già parte e sostenitori delle disastrose amministrazioni degli ultimi anni, da Cito alla Di Bello a Stefàno che, anche con le dovute differenze di onestà e decoro personale, hanno aggravato i problemi che già pesavano sulle masse, e nulla o poco hanno fatto per il lavoro vero, la salute, il miglioramento dei quartieri e delle condizioni di vita in città;

i cosiddetti “volti nuovi” o sono perfetti sconosciuti e se li conosci li eviti, tanta è la loro fame di interessi personali, o non sono stati a fianco delle lotte effettive dei lavoratori e delle masse da cui pretendono il voto; o infine anche quelli che talvolta lo sono stati non hanno volontà, programmi e strumenti radicali per andare controcorrente e affrontare nei limiti dei poteri delle amministrazioni questioni urgenti, quali lavoro, bonifiche, raccolta differenziata, risanamento dei quartieri popolari, delle scuole, gestione degli asili, cimitero e di tutti gli appalti comunali.



E' per tutte queste ragioni che invitiamo a boicottare Melucci, imprenditore - cioè padrone – al porto - candidato del partito di governo a livello nazionale e regionale e parlamentari locali (Pelillo e soci); Baldassari, direttrice del carcere - espressione dei partiti del centro destra che tanto male con la Di Bello hanno fatto in questa città e che ora si travestono; il fasciorazzista,Cito, inquinato dai fatti giudiziari, a caccia eterna di poltrone e vitalizi, che imbroglia la gente con il figlio candidato che poi non farà il sindaco e trucchetti vari; Bitetti che è stato l'uomo di punta di poteri e di clientele delle ultime amministrazioni non solo comunali ma anche provinciali; Brandimarte che raccoglie pezzi dell'amministrazione Stefano.

E' inutile spendere parole per banali e presuntuosi cacciatori di poltrone e di sottogoverni, quali Lessa, Romandini...



Non dobbiamo nè possiamo considerare il Movimento 5 Stelle e il suo candidato un'alternativa.

Lo stiamo vedendo a livello nazionale dove il populismo di Grillo ne fa un uomo e un partito pronto a tutte le manovre pur di arrivare al governo e rappresentare non un'alternativa ma un'alternanza nello stesso sistema. Il populismo è una delle forme con cui la borghesia cerca di deviare le masse dalle lotte e dalla organizzazione reale per il cambiamento sociale e politico, intorno a personaggi ambigui e di stampo reazionario e potenzialmente dittatoriali.

Dove i grillini hanno conquistato le amministrazioni, da Torino a Roma ecc, è cambiato nulla di sostanziale né nella gestione del potere, né nel miglioramento delle condizioni di vita delle masse.



Per quanto riguarda gli altri due candidati, Fornaro che giustamente conduce la sua battaglia ambientalista nell'opinione pubblica e in tribunale nei confronti del disastro ambientale; il giudice Sebastio che ha avuto un ruolo positivo nel maxi processo in corso contro Riva e i suoi complici,

la loro scelta di partecipare al rito truccato delle elezioni dell'amministrazione comunale non può essere in grado, né serve alla realizzazione degli obiettivi su cui si battono, peraltro assai timidamente.

A Fornaro diciamo che la lotta e non il voto, la lotta unitaria tra operai e masse popolari - e non la contrapposizione tra operai e masse alimentata dalla posizione 'chiudiamo l'ILVA' per illusorie alternative occupazionali e di sviluppo basate sempre sul profitto, sullo sfruttamento dei lavoratori, sull'uso capitalistico dell'ambiente e del territorio - è l'unico “rimedio” alla fabbrica capitalista della morte e del disastro ambientale che passa ora grazie al governo PD da Riva ai padroni indiani.

A Sebastio diciamo che contrastare pubblicamente, ora che non è più magistrato in carica, quello che sta avvenendo al processo Ilva, il cambio di clima apportato dalla nuova Procura impegnata a contribuire a realizzare i piani del governo con assai discutibili patteggiamenti con i padroni responsabili del disastro ILVA, i loro complici, i commissari ILVA, è un terreno di lotta molto più serio che questa grottesca e impotente campagna elettorale. Servire la causa della giustizia e della città - via già di per sé piena di illusioni senza mettere in discussione il sistema - richiede la continuità della lotta sul terreno della giustizia negata, su cui si può dare un contributo effettivo ai lavoratori e alle masse della città.



Al di là di quello che si dirà dopo, il dato reale di queste elezioni è la lotta tra il voto e il non voto, la vera protesta, la vera scelta è il NON VOTO nelle sue diverse forme, astensionismo, voto nullo, scheda bianca.

Perchè non votando si esprime una protesta e una opposizione contro il sistema, il governo in generale e contro i padroni e i responsabili del disastro che c'è in questa città.

Non votando si dice che la propria coscienza non si fa comprare dalle promesse, dalle clientele, dalla mentalità ristretta della risoluzione di piccoli problemi, mentre siamo oppressi e schiacciati dal peso anche nella nostra vita quotidiana e familiare dei grandi problemi creati da questo sistema e da questa classe dominante.

Il Non voto è un chiaro NO a tutti coloro che vogliono che diciamo SI, votando chiunque e qualunque. Anche se siamo assolutamente consapevoli che il Non voto si deve trasformare in una forza reale, autorganizzata, di classe e di massa che scenda in campo per il reale cambiamento, la trasformazione rivoluzionaria del potere e della società.



L'unica soluzione è la rivoluzione”.

Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”





circolo proletari comunisti – Taranto

sede c/o Via rintone 22 Taranto




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