TARANTO
- «Le dichiarazione di Ferrante le definirei quasi terroristiche. Una
minaccia neppure tanto velata ai custodi giudiziari e alla Procura». Lo
dice Francesco Rizzo, coordinatore dell'Usb Ilva (Unione sindacale di
base) in relazione alla lettera inviata dal presidente del Siderurgico,
Bruno Ferrante, alla Procura e ai custodi giudiziari, nella quale si fa
presente che «la fermata, non in sicurezza, di tutti gli impianti
dell’area a caldo», porterebbe come conseguenza «gravi rischi di
incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti». Secondo Rizzo
sono affermazioni prive di fondamento. «Si sentono autorizzati a
minacciare tutti. È una tattica che usano da mesi per far desistere i
custodi - osserva il coordinatore dell'Usb - dal tentativo di
spegnimento degli impianti. Vorrei capire a cosa si riferisce Ferrante.
Dove ci potrebbe essere l'incidente rilevante? Hanno i tempi e i modi
per evitare non l'incidente rilevante ma anche l'incidente più piccolo
in funzione del fatto che si devono fermare».
Fermeremo noi l'azienda. «Io credo che l'azienda si
fermi molto prima del 14 dicembre, ma perché la fermano i lavoratori
questa volta». Lo dice Rizzo, commentando l'annuncio dell'azienda che
fermerà l'area a caldo il 14 dicembre prossimo per l'esaurimento delle
materie primi nei parchi minerali. «Non siamo per la chiusura – aggiunge
- ma non possiamo restare inermi davanti a un atteggiamento di questo
tipo. Dichiareremo lo stato di agitazione, fatto in maniera seria, e
fisserò una data per una grande manifestazione, se necessario anche da
fare a Roma». Rizzo invita anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano,
a farsi promotore di «iniziative importanti e a non limitarsi a
scrivere lettere al premier Monti che non portano da nessuna parte. Il
sindaco, ad esempio, potrebbe chiamare a raccolta la città e fare una
grande manifestazione allo stadio». L'Usb farà «ricorso all'Inps per la
cassa integrazione perchè non c’è motivo – osserva Rizzo – di aprire
questa procedura e lo dimostreremo con documenti alla mano». Infine
Rizzo dichiara di essere stato contattato oggi da colleghi
dell'Acciaieria che protestavano perchè, «nonostante le due denunce che
abbiamo presentato, sono ancora costretti a lavorare senza aspirazione e
quindi inalano tutti i fumi cancerogeni della produzione».
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