Ok del Cdm al decreto salva-Ilva,
no del gip a dissequestro area a caldo
Monti: Il provvedimento del governo dà forza all'Aia del 26 ottobre: ha durata 6 anni anziché 2. Monti: dalla chiusura di Taranto danni per 8 miliardi.
Sì del Consiglio dei Mministri al decreto salva-Ilva, che conferisce "all'Aia lo status di legge e obbliga l'azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento". Ma no al dissequestro dell'impianto, nonostante l'allarme occupazione lanciato dall'azienda nei giorni scorsi. Il gip Patrizia Todisco ha respinto con un'ordinanza l'istanza di dissequestro degli impianti dell'area a caldo del siderurgico presentata la scorsa settimana alla Procura di Taranto dal presidente Bruno Ferrante e l'avvocato del gruppo Marco De Luca, mentre a Roma il Cdm ha varato il con cui il governo "mira a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dell'occupazione presso lo stabilimento di Taranto, nel pieno rispetto delle fondamentali esigenze di tutela della salute e dell'ambiente, imponendo lo scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle autorità amministrative competenti". Lo riferisce la nota di Palazzo Chigi. Il premier Mario Monti: "Qualcuno l'ha chiamato 'decreto salva-Ilva' ma io parlerei di decreto 'salva ambiente, salute e lavoro'.NO DEL GIP AL DISSEQUESTRO DEGLI IMPIANTI - No dunque alla piena disponibilità dei reparti, nonostante le parole dell'ex prefetto che aveva motivato l'istanza dicendo che "se il sequestro preventivo dovesse permanere, pur a fronte del mutato quadro autorizzatorio, l'ovvia
OK AL DECRETO SALVA-ILVA - Nel frattempo a Roma, dalla riunione fiume del Consiglio dei ministri, iniziata dopo le 10.30, con più di un'ora e mezzo di ritardo rispetto all'orario indicato nella convocazione, è arrivato il via libera al decreto legge sull'Ilva per consentire la ripresa della produzione nello stabilimento di Taranto e "conciliare la tutela dell'occupazione e dell'ambiente e il rispetto della magistratura", come ha auspicato il premier Mario Monti ieri al tavolo con le parti sociali, l'azienda e gli enti locali. La giornata decisiva per il futuro del colosso è iniziata con la tragica notizia del ritrovamento del corpo di Francesco Zaccaria, l'operaio di 29 anni disperso durante la tromba d'aria che due giorni fa si è abbattuta sull'impianto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto al Prefetto di Taranto di rappresentare la sua commossa partecipazione al dolore della famiglia e la solidale vicinanza ai lavoratori dell'Ilva". Sulla sua morte del giovane la procura ha aperto un'inchiesta.
I PUNTI DEL PROVVEDIMENTO - Il Cdm stabilisce che la società "abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'Aia. L'Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni dell'autorizzazione ambientale". I provvedimenti "di sequestro e confisca dell'autorità giudiziaria non impediscono all'azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell'autorizzazione".
Le bozze del decreto sono state continuamente limate e ritoccate nel corso del Consiglio. Il decreto varato oggi dal Consiglio dei ministri "stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell'AIA", sei anni dunque e non due come ipotizzato ieri.
Importante era evitare lo scontro frontale con la magistratura. La durata della vigenza del provvedimento è stata modellata sul periodo di efficacia dell'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata per i prossimi sei anni. Confermata, invece, l'introduzione di una 'figura di garanzia', una 'figura terza' che possa dare fiducia a tutte le parti coinvolte: non un commissario ma piuttosto un 'garante' che vigili sull'applicazione rigorosa ed efficace delle prescirzioni Aia.
La strada del decreto è stata intrapresa per evitare - ha detto Monti - "un impatto negativo sull'economia stimato in otto miliardi di euro annui". Il provvedimento potrebbe salvare così i 12mila dipendenti di Taranto e i lavoratori dell'indotto pugliese. Ma anche Genova, che "può continuare a vivere ancora per una settimana - ha avvertito il presidente Bruno Ferrante - o Novi Ligure, autonomo ancora per due settimane, o Racconigi, che ha lavoro ancora per tre.
L'obiettivo è quello di permettere alla fabbrica di rialzarsi, anche se il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, intervenendo ieri sera a Servizio Pubblico, ha fatto anche intendere che il governo sarebbe stato pronto a prendere in mano la situazione nel caso in cui la famiglia Riva non voglia o non possa far fronte alle prescrizioni. "Sappiamo - aveva spiegato - che per essere risanato quel sito deve continuare ad essere gestito industrialmente. I Riva hanno detto che sono ponti a farlo. Il piano degli interventi prevede parchi minerari, altoforni, batterie delle cokerie. Se non fai questo, è la nostra posizione, non puoi continuare a gestire gli impianti. Se non sono in grado dobbiamo farci carico noi con un intervento che consenta di garantire la continuità produttiva ed il risanamento".
"E' stato detto che questo è in conflitto con la magistratura - aveva voluto sottolineare il ministro, che ha ribadito la propria estraneità al rilascio della vecchia Aia - ma questo è falso, perché stiamo applicando puntualmente la legge". La legge, aveva assicurato Clini, viene applicata "assumendo come contenuti del processo che abbiamo avviato gli stessi obiettivi, e gran parte delle stesse misure, indicate dal gip a luglio".
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