L’esercito presidierà le strade di Taranto. Secondo quanto annunciato ieri a Bari dal Ministro Alfano, 50 soldati pattuglieranno le vie della città ionica “per fronteggiare l’emergenza criminalità”. Curioso che, subito dopo, il Ministro abbia ritenuto opportuno precisare che è riscontrabile “un calo dei reati del 4,7% rispetto al 2014. Sono diminuiti del 20,5% gli omicidi, del 6% le rapine, del 3,2 i furti”.
Di quale “emergenza”, quindi, stiamo parlando? Taranto è una città endemicamente violenta, fuori controllo, in preda delle bande criminali, come viene rappresentata, anche in queste ore, ad ogni livello? Sembra proprio di no, statistiche alla mano. Esiste dunque una differenza notevole tra i dati reali, anche con riferimento a quelli citati ieri dallo stesso Alfano, e la percezione del fenomeno. Non è certo una novità: intorno alla parola “sicurezza” da tempo a Taranto come altrove, si giocano campagne (e carriere) politiche e mediatiche
Viceversa, stando alla condizioni materiali nelle quali vive una buona parte delle e degli abitanti di questo territorio, bisogna attentamente analizzare il tema della “marginalità nei quartieri” (non solo) periferici, stando attenti ad un rischio perennemente in agguato: scambiare i sintomi (le forme di vita e le condotte bollate come marginali) con le causa (rapido impoverimento dei ceti medi, disoccupazioni strutturale nei ceti subalterni, assenza di forme ancorché minime di welfare, ecc).
Rovistando fino in fondo nei molteplici significati legati all’annunciata presenza dei militari per le vie della città, una sorta di perversa coerenza, nelle logiche del Governo, è forse rintracciabile. Stiamo parlando, in fin dei conti, di una città nei fatti commissariata, rispetto alla quale la nota sequenza di decreti in tema di continuità produttiva del siderurgico inquinante ha di fatto sottratto alla città la possibilità di decidere sui temi fondamentali della propria esistenza. In questa direzione, l’invio dell’esercito è un’operazione speculare, che sembra rispondere alle stesse logiche dei nove decreti governativi: dare l’impressione di un ritorno dello Stato che possa essere in qualche modo risolutivo delle problematiche strutturali del territorio. Nei fatti, come sappiamo, sia la decretazione emergenziale che l’annunciato invio dei soldati per le vie della città nulla hanno a che fare con la
(La Ringhiera)
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