Ieri 8 marzo, l'MFPR, con le lavoratrici e le disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe, ha messo su una bella manifestazione a Taranto. Si è sfilato per le vie della città inneggiando slogan contro questo governo maschilista e padronale, il fatto stesso che eravamo accerchiate da polizia, carabienieri e digos la dice lunga.
Durante il corteo, da buone comuniste abbiamo cantato "Bella ciao".
Erano presenti le fascie più sfruttate delle lavoratrici, quelle che sono costrette a lavorare "con il giogo dei buoi". Ovviamente in questo giorno abbiamo messo in risalto soprattutto le condizioni di lavoro della donna che ancora non raggiunge il giusto ruolo libero e paritario.
Per il MFPR l'8 marzo non è un punto di arrivo, ma l'inizio della costruzione di un percorso che va verso un grande sciopero delle donne dovunque, ma aggiungerei che va anche oltre, perchè penso che bisogna superare il momento vertenziale e ambire a costruire tante "cellule", che messe insieme possano attaccare il sistema capitalistico.
Noi il giorno prima, il 7 marzo, siamo state alla Fca Sata di Melfi, una delle situazioni industriali più emblematiche dello sfruttamento delle lavoratrici, dove le pause sono inesistenti e i controlli oppressivi persino per fare la pipì...
Sfruttamento che ampiamente abbiamo potuto constatare anche in altri ambiti come tra le braccianti, che ho potuto seguire personalmente, le lavoratrici delle coop, le lavoratrici delle scuole e asili, ecc. Il clichè è sempre lo stesso, orari indefiniti, ritmi frenetici, salari ridotti, molestie fino a raggiungere ad abusi sessuali, ragazze madri licenziate perchè colpevoli di volere un figlio.
Alla Sata alcune operaie tempo fa hanno intrapreso una battaglia, con una raccolta vasta di firme, per chiedere una tuta blu; cosa che può sembrare una banalità, ma è di un'importanza fondamentale per una donna che indossando un indumento bianco subiva una situazione imbarazzante, nel periodo del ciclo mestruale.
Questa mobilitazione, purtroppo, ha portato sì all'ottenimento di un cambiamento della tuta, ma di colore grigio chiara, perchè il padrone con tutte le armi a disposizione non si può permettere una sconfitta.
Questa è la FiatSata di Melfi, la grande fabbrica che si dice all'avanguardia non è altro che l'ennesimo contenitore dove il capitale vuole dei soggetti automatizzati e svuotati della loro dignità, sotto ricatto salariale, per il suo profitto.
Ma anche qui, prima o poi ci sarà lo sciopero delle donne.
Concetta
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