Trivelle, in campo il vescovo di Taranto
Santoro: «Sarebbe un'altra aggressione»
«Gli equilibri dell'ecosistema dei mari, Ionio e
Adriatico, sono estremamente fragili, e sono prospicienti territori che
con fatica tentano di porre riparo ai danni che sono derivati da una
discutibile e unilaterale gestione delle risorse. Le ferite della nostra
terra sono già molte e non devono aumentare». Sono alcune delle ragioni
che hanno spinto l'arcivescovo di Taranto Filippo Santoro, presidente
della Commissione Episcopale della Cei per i problemi sociali e il
lavoro, la giustizia, la pace e la custodia del Creato, a prendere
posizione sul referendum del 17 aprile che riguarda le trivellazioni e
ad esprimere «in termini personali, ragionevole fondamento al Sì».
Il presule evidenzia l'importanza di dibattere la tematica «nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell'enciclica Laudato sì di papa Francesco». Le piattaforme petrolifere «al largo delle coste dell'Adriatico e dello Ionio - aggiunge Santoro - sono un'ulteriore aggressione a una realtà già fragile e vanno a intaccare la vocazione legata al mare, al turismo, alla pesca, all'agricoltura e all'artigianato di un territorio già ferito. La tecnologia non può non tenere conto delle conseguenze di un suo abuso che non contempli le possibili ripercussioni».
Il presule evidenzia l'importanza di dibattere la tematica «nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell'enciclica Laudato sì di papa Francesco». Le piattaforme petrolifere «al largo delle coste dell'Adriatico e dello Ionio - aggiunge Santoro - sono un'ulteriore aggressione a una realtà già fragile e vanno a intaccare la vocazione legata al mare, al turismo, alla pesca, all'agricoltura e all'artigianato di un territorio già ferito. La tecnologia non può non tenere conto delle conseguenze di un suo abuso che non contempli le possibili ripercussioni».
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