Pubblichiamo l'ultima parte della storia della Rivoluzione d'Ottobre. Dalla “Storia della Rivoluzione russa”, scritta sotto la direzione di Stalin.
- 3° parte -
L'insurrezione popolare armata
Una volta decisa l'insurrezione, il Comitato centrale organizzò in tutti i quartieri degli stati maggiori clandestini incaricati di prepararla. Di ogni stato maggiore facevano parte il dirigente dell'organizzazione militare, il capo della guardia rossa e il presidente del Soviet di quartiere se questo era bolscevico.
Gli stati maggiori verificavano lo stato organizzativo e dell'addestramento della Guardia rossa del quartiere, decidevano gli edifici e i punti strategici da occupare durante l'insurrezione, reclutavano i comandanti dei distaccamenti rivoluzionari.
Comizi e assemblee si tenevano in tutte le unità della guarnigione e nelle diverse fabbriche e officine. L'entusiasmo degli operai e dei soldati era così grande che sarebbe bastata una semplice parola perchè tutti questi uomini incominciassero ad erigere barricate e a combattere anche se disarmati. Lo stesso entusiasmo regnava in tutta la città: tutte le fabbriche, le officine, le caserme in cui si tennero assemblee o comici videro una considerevole affluenza di lavoratori e lavoratrici.
Tutti gli agitatori bolscevichi erano stati mandati nei quartieri. La loro opera era richiesta dovunque e diverse volte al giorno essi prendevano la parola nei comizi e nella assemblee.
I menscevichi e i socialisti rivoluzionari perdevano le loro ultime roccaforti.
Non ci fu nemmeno una fabbrica che non formò il suo distaccamento di Guardie Rosse. Anche le operaie facevano parte dei distaccamenti. Alla fabbrica di strumenti e di attrezzature chirurgiche dell'esercito venne organizzato un distaccamento di infermiere e il loro esempio venne seguito da altre fabbriche.
Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre Lenin ricevette allo Smolny decine e decine di operai e di soldati. I delegati del Comitato di fabbrica della Putilov e del Soviet del quartiere Porta di Narva ricevettero personalmente da Lenin delle precise indicazioni sul modo in cui dovevano organizzare rapidamente e completamente la presa del potere nel loro quartiere.
Poco dopo l'arrivo di Lenin, i motociclisti fermi davanti alla scalinata dello Smolny corsero sui loro mezzi per portare in tutti i quartieri e i sobborghi della capitale i messaggi che annunciavano l'inizio
dell'insurrezione.
Ben presto si udì il segnale dell'assalto: una marea di uomini straripando dalle porte e dalle vie di accesso al palazzo, si lanciò contro l'edificio.
Il rombo dei cannoni della fortezza Pietro e Paolo era cessato. Nell'aria risuonava coprendo il crepitio secco e continuo dei fucili e delle mitragliatrici, un lungo grido di vittoria. Guardie Rosse, marinai e soldati superavano di slancio le barricate, cadevano, si rialzavano immediatamente, investivano come un'onda impetuosa le entrate, i portici, le scale del Palazzo d'Inverno.
Alle due del mattino il Palazzo d'inverno era preso. L'ultima cittadella del governo borghese era caduta.
Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, il comitato militare rivoluzionario del Soviet di Pietrogrado, dopo aver rovesciato il governo della borghesia, consegnava il potere al II Congresso dei Soviet di Russia.
Le decisioni del potere sovietico
Il 26 ottobre alle 3,10 del mattino, dopo una breve interruzione, il congresso dei Soviet riprese le riunioni: venne annunciata la conquista del Palazzo d'inverno.
I ministri, membri del governo provvisorio che si erano nascosti a palazzo insieme al “dittatore” Kiskin erano stati arrestati dalle Guardie rosse e dai soldati. Il Governo provvisorio che in breve tempo si era conquistato l'odio delle masse popolari, non esisteva più.
Il congresso dei Soviet ascoltò le notizie sulle nuove vittorie della grande rivoluzione proletaria, sul passaggio di nuovi contingenti di truppe dalla parte del popolo insorto.
Il Congresso adottò, quindi, l'appello redatto da Lenin “Agli operai, soldati e contadini”:
“Il 2° Congresso dei Soviet dei deputati operai e soldati di Russia ha aperto i suoi lavori. Vi è rappresentata l'immensa maggioranza dei Soviet. A questo Congresso assistono anche numerose delegazioni del Soviet contadini. I pieni poteri del Comitato centrale sono ormai finiti.
Forte della volontà dell'immensa maggioranza degli operai, dei soldati e dei contadini, forte dell'insurrezione vittoriosa degli operai e della guarnigione di Pietrogrado, il congresso assume il potere.
Il Governo provvisorio è deposto. La maggior parte dei suoi membri è stata arrestata...
Il Congresso decide che nelle province tutto il potere passi ai Soviet dei deputati operai, soldati e contadini che devono assicurare l'ordine rivoluzionario”.
Da quel momento il potere dei grandi proprietari fondiari e della borghesia era abolito per sempre: le grandi masse del popolo lavoratore erano chiamate a governarsi.
La seconda e ultima riunione del 2° Congresso dei Soviet si aprì alle 21 del 26 ottobre. Nel corso di questa seduta vennero adottate decisioni di grandissima portata storica: la prima fu relativa all'abolizione della pena di morte. Dopo il Congresso passò all'esame della dichiarazione riguardante le questioni principali: quelle della pace e della terra. Oratore era Vladimir Ilic Lenin.
Il decreto sulla pace venne adottato dal Congresso dei Soviet sotto forma di un “Messaggio ai popoli e ai governi di tutti i Paesi in guerra”. Il Messaggio iniziava con queste parole: “Il governo operaio e contadino creato dalla rivoluzione del 24-25 ottobre e che si basa sui soviet dei deputati operai, soldati e contadini, propone a tutti i popoli in guerra e al loro governo di intavolare senza indugio i negoziati per una pace giusta, democratica... il governo intende una pace immediata senza annessioni (cioè senza usurpazioni di terre altrui, senza annessioni violente di popoli stranieri), né indennità.
Il presidente passò all'esame del secondo punto all'ordine del giorno:la questione della terra. Lenin, salutato da un uragano di applausi, salì nuovamente alla tribuna del Congresso.
“La proprietà signorile della terra è immediatamente abolita, senza alcun indennità di riscatto. Le proprietà signorili così come tutte le terre degli appannaggi, dei conventi e della Chiesa, con tutte le loro scorte, vive e morte, le dipendenze e tutto il materiale, passano ai Comitati agrari e al Soviet dei deputati contadini di distretto sino a quando non si terrà l'Assemblea costituente”.
La maggior parte dei contadini aspettava da tempo l'espropriazione dei grandi proprietari fondiari. Questo compito che la rivoluzione democratico-borghese si era dimostrata incapace di adempiere, è stato risolto dal decreto sulla terra.
L'ultimo punto all'ordine del giorno del Congresso era la questione della struttura del potere. Su questo punto il Congresso adottò un decreto relativo alla formazione del Governo operaio e contadino: il Consiglio dei commissari del popolo.
“Il Congresso dei Soviet dei deputati operai, soldati e contadini di Russia decide di:
formare per amministrare il paese fino alla convocazione dell'Assemblea costituente, un governo provvisorio operaio e contadino che si chiamerà Consiglio dei commissari del popolo;
il controllo sulle attività dei Commissari del popolo e il diritto di destituirli appartiene al Congresso dei Soviet dei deputati operai, contadini e soldati di Russia e al suo comitato esecutivo centrale”
Vladimir Ilic Lenin venne confermato presidente del Consiglio dei commissari del popolo.
Il 27 ottobre alle 5,15 del mattino, il 2° Congresso dei Soviet chiuse i suoi lavori tra entusiastiche acclamazioni: “Viva la rivoluzione! Viva il socialismo!” - e al canto dell'Internazionale.
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