Domani il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presenzierà alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2017/2018. Dopo 11 anni (dalla visita dell’allora Presidente Napolitano), torna un Capo dello Stato italiano a Taranto

La periferia tarantina si presta ad accogliere la massima carica istituzionale dello Stato italiano, Sergio Mattarella, dopo aver vissuto il degrado e l’onta di una serie di vili atti vandalici all’interno delle mura della più solenne istituzione statale dei giorni d’oggi, la scuola pubblica. Quell’istituzione che dovrebbe forgiare i cittadini del domani al rispetto della legalità e delle istituzioni ma che, dall’altro canto, dovrebbe offrire prospettive tangibili di riscatto e di benessere, da perseguire con l’impegno e lo studio, che spesso sono disattese. Quell’istituzione dissacrata e svuotata del suo potere simbolico a più riprese. Ci riferiamo, in generale, agli affanni ed alle problematiche in cui versa la pubblica istruzione italiana e, nello specifico, agli innumerevoli furti ed atti vandalici che hanno interessato la scuola secondaria di primo grado Luigi Pirandello al rione Paolo VI. L’ultimo, in ordine cronologico, quello avvenuto nella notte fra il 22 ed il 23 aprile 2017. Notevole fu lo
sdegno, immediata la reazione delle istituzioni. Ed è da lì, dall’Istituto comprensivo Giovanni Falcone, del quale fa parte il plesso scolastico della Pirandello, che lo Stato ha deciso di ripartire. La cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2017/2018, alla presenza del Capo dello Stato e del ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, sarà trasmessa in diretta sulla rete ammiraglia della Rai per lanciare, sotto forma di input digitali dal tubo catodico, il messaggio, chiaro e tangibile, ad ogni angolo dell’impero. Lo Stato ha vinto, la tranquillità è ristabilita

Sogni di benessere propinati, a più riprese, in riva allo Ionio. Taranto, da secoli “porto quiete” di passaggio, periferia lungo le rotte che da Roma conducono verso l’Oriente, crocevia per Papi (in primis lo stesso San Pietro, primo vescovo di Roma), Re, condottieri cartaginesi alla ricerca di prosperità nelle Puglie, dittatori, mercanti, santi, gente di mare, garibaldini, briganti e, spesso, predoni e pirati. Taranto e le sue contraddizioni, ritoccate con un maquillage taumaturgico per la solenne cerimonia richiede, andranno in onda su Rai 1. 

Il motivo predominante di queste visite istituzionali in terra ionica sono correlate agli interessi dello Stato in una città, Taranto, a notevole presenza, in passato come oggi, di insediamenti industriali statali (Ieri l’Italsider, oggi l’Ilva, senza dimenticare la raffineria Eni) e importanti basi militari come la base navale Nato a Chiapparo. A dimostrazione del fatto che Taranto, come ieri, più di ieri, rappresenta un importante e strategico asset economico e militare nella geopolitica nazionale.
Un territorio che lo Stato sta provando a recuperare, in termini di credibilità, visto il serpeggiare del senso di sfiducia nelle istituzioni da parte della popolazione tarantina (ed il notevole astensionismo registrato alle urne in occasione delle elezioni comunali del giugno scorso ne sono una dimostrazione). Va però sottolineato che quel senso di sfiducia e di rassegnazione è certamente figlio di politiche nazionali orbe nei confronti delle problematiche del territorio, tese solo a perseguire gli interessi economici e politici di Roma. Il risvolto della medaglia è rappresentato da una città che non ha saputo emanciparsi dalle aziende statali e, da periferia assistenzialista dell’impero, ha risentito negli ultimi decenni delle crisi economiche nazionali.
Ed è lo stesso senso di responsabilità che ha indotto l’attuale Presidente della Repubblica italiana a non voler annullare la sua visita a Taranto, nonostante i timori iniziali di eventuali contestazioni. La visita di domani giunge infatti in concomitanza con il periodo nel quale il Governo sta redigendo un’ulteriore procedura di AIA per i nuovi acquirenti dell’Ilva di Taranto; autorizzazione integrata ambientale che sarà approvata, con decreto, entro la fine di settembre.
In questo momento cruciale per la città, che prova ad uscire da una decennale fase di dissesto finanziario, aggravato dalla concomitante emergenza ambientale e sanitaria e dalle perplessità che affollano l’animo dei tarantini in riferimento alla nuova procedura di AIA ed all’attendibilità del piano industriale dei nuovi acquirenti dell’Ilva, l’abbraccio della città alla prima carica dello Stato non sarà enfatico come fu in passato. .
Taranto è certamente mutata in questi decenni, acquisendo una maggiore coscienza ambientale e, si spera, civica. A tal proposito, siamo convinti che la città darà dimostrazione di civiltà, di garbo istituzionale e di maturità. Siamo convinti che la cittadinanza accoglierà la massima carica dello Stato con senso di responsabilità e rispetto nei confronti delle istituzioni, nonostante abbia le sue valide ragioni per recriminare.
Ci aspettiamo, tuttavia, un maggiore orgoglio ed una più accentuata coscienza identitaria in primis nei  rappresentanti delle istituzioni locali. Ciò al fine che prevalga maturità e che essa possa fondarsi sulla fiducia nelle proprie risorse e su di un approccio fiero nei confronti delle cariche istituzionali che metta al bando ogni possibile forma di sudditanza. Nella speranza che non vengano compiuti gli errori del passato e che gli interessi della comunità non vengano immolati sull’altare degli interessi strategici nazionali.
Taranto non è Roma, e, in quanto periferia, deve sottostare agli interessi di una nazione che ha la necessità e l’impellenza di ripartire e di tornare ad essere competitiva. Taranto, come sempre ha fatto dall’unità d’Italia ad oggi, ha dimostrato la sua fedeltà ed il suo senso del dovere e merita rispetto; lo stesso rispetto che avrà il Presidente Mattarella, ne siamo certi, in visita a Taranto.
L’assordante silenzio composto e fiero dei tarantini, il loro distacco legittimato dalla richiesta di equità, deve rappresentare un monito per i dicasteri romani. I figli di Taranto non chiedono, non pretendono. Si aspettano solo che lo Stato faccia riscoprire in loro l’amore per le istituzioni. E ciò potrà accadere solo quando lo Stato avrà dimostrato di tutelare i cittadini di Taranto, non negoziando al ribasso la loro salute.